Mentre ci si avvicina alla scadenza elettorale del 4 marzo, Dino Scanavino incassa la sua vittoria politica con la conferma alla presidenza nazionale della Cia - Agricoltori italiani per i prossimi quattro anni.
Alla settima Assemblea elettiva della Professionale agricola, all'Auditorium della Tecnica di Roma, Scanavino ripercorre i punti chiave del primo mandato e guarda avanti citando insolitamente Marinetti e il suo manifesto futurista: «Abbiate fiducia nel progresso perché il progresso è movimento». Prima di indicare di delegati e ai politici schierati (i ministri Maurizio Martina e Giuliano Poletti, gli assessori regionali all'agricoltura di Puglia, Leonardo Di Gioia, Lombardia, Gianni Fava, e Sicilia, Edy Bandiera) le richieste-chiave della Confederazione.
Partendo dall'innovazione. «Bisogna garantire la sostenibilità sia ambientale che economica delle imprese agricole - sostiene Scanavino -. E’ necessario innovare per un futuro sostenibile, come recita lo slogan dell’Assemblea. Chiediamo al prossimo governo di garantire più finanziamenti prima di tutto sull’innovazione tecnica, che per il settore primario significa digitalizzazione, automazione e Ict-Information and Communications Technology; risparmio idrico e riciclo di risorse per ridurre le emissioni; ricerca sulle biotecnologie e sulla nuova frontiera della cisgenetica».
Innovazione che deve andare avanti di pari passo con la semplificazione. «All’agricoltura -continua Scanavino - occorre in primis una modernizzazione amministrativa, con l’attuazione di un Codice Unico dell’Agricoltura per costruire effettivi percorsi di de-legiferazione e semplificazione burocratica. Non solo, il settore necessita di una semplificazione del sistema dei pagamenti con una radicale e urgente riforma dell’intero sistema Agea e del sistema assicurativo con modelli di gestione più innovativa, polizze libere e flessibili che partano dal singolo rischio fino al rischio aziendale, adeguate ai bisogni delle diverse aziende e delle realtà territoriali».
La Cia chiede poi al mondo politico di impegnarsi per avviare un processo di revisione della fiscalità agricola al fine di creare un sistema virtuoso in grado di premiare, assicurando agevolazioni tributarie, le imprese che creano realmente valore.
Ma il vero nodo rimane Bruxelles e l'Europa. «Gran parte delle decisioni - conclude Scanavino - si prendono in ambito comunitario, per cui è necessario che chi governa l’agricoltura italiana trascorra più tempo a Bruxelles che a Roma. E su questo fronte, due sono i capitoli aperti: i negoziati di libero scambio e la Pac post 2020. La Cia è favorevole agli accordi commerciali per aumentare l’accesso ai mercati con la riduzione delle barriere doganali. Appare chiaro, però, che le trattative bilaterali devono sempre garantire il principio di reciprocità, la tutela dei prodotti sensibili e la clausola di salvaguardia. Quanto alla nuova Pac, il primo grande obiettivo è quello di mantenere il budget complessivo dedicato al settore agricolo, nonostante i timori per la Brexit. Bisogna, poi, riformare il sistema dei pagamenti diretti accrescendo il sostegno all’innovazione, al mercato, all’organizzazione di filiera; migliorare le politiche di gestione del rischio e di stabilizzazione del reddito e rendere i Piani di sviluppo rurale più flessibili. Un’elasticità che serve anche su greening e inverdimento».