L’88% degli italiani è disposto a pagare di più per il cibo sostenibile che non inquina, prodotto con logica da economia circolare, l’83% lo farebbe per avere prodotti tracciabili e il 73% per acquistare una specialità proveniente da un determinato territorio. E’ quanto emerge dal primo Rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani nel post Covid presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione.
Tracciabilità valore economico
«Si mangia quello che si conosce - afferma Massimiliano Valerii, direttore generale Censis -. L’81% degli italiani cerca informazioni sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti che acquista, il 79% verifica gli ingredienti e le altre informazioni sulle etichette mentre l’83% è disposto a spendere di più per avere trasparenza sulla provenienza e le caratteristiche produttive. Trasparenza delle informazioni e tracciabilità sono due elementi fondamentali».
«Dalla transizione ecologica a quella digitale, siamo consapevoli del ruolo e della responsabilità che ogni agricoltore ha davanti a sé per soddisfare la domanda di trasparenza, qualità e legame con territorio che viene dalla società italiana. La tracciabilità si traduce in valore economico», incalza il presidente di Coldiretti Ettore Prandini.
Agromeccanici Cai, pronti a sostenere percorso di tracciabilità
«Sul tema della tracciabilità le imprese agro-meccaniche, che svolgono il 98% dell’attività di raccolta dei cereali e oltre il 70% delle operazioni in campo in Italia, possono giocare un ruolo centrale per informare in maniera certificata e digitale le catene di approvvigionamento e i consumatori». Lo afferma il presidente della Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani, Gianni Dalla Bernardina.
«Siamo disponibili - conclude - a collaborare per accompagnare il sistema agricolo verso una transazione digitale al con con l’agricoltura italiana».