Serviranno almeno 30 anni all'Unione europea per raggiungere la neutralità climatica. E questo a patto che si mettano in pratica tutta una serie di azioni di mitigazione dell'impatto sull'ambiente delle attività umane. Agricoltura compresa. Le cose da fare sono contenute all'interno del Green Deal, e, per quanto riguarda in particolare il settore primario e l'agroalimentare, nella strategia A farm to fork. Le più "difficili" da mettere in pratica sono la riduzione del 50% dell'utilizzo degli agrofarmaci e del 20% dei fertilizzanti entro il 2030. Inoltre, sempre entro il 2030, il 25% della Sau del Vecchio continente dovrà essere coltivata con metodo biologico.
Obiettivi difficili da centrare con l'attuale sistema di produzione agricola e che genererebbe un calo della produzione e un aumento dei prezzi, con un notevole impatto negativo sul commercio mondiale. Ma tutto può cambiare con l'agricoltura smart. Un sistema di produzione primaria basato sulla tecnologia e la conoscenza che ci faccia uscire dalla logica dei prezzi bassi, creando prodotti di qualità. Questo il messaggio lanciato durante il convegno La nuova stagione dell'agricoltura europea svoltosi nell'ambito del Food & science festival di Mantova e promosso da Syngenta.
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Vanelli (Syngenta): siamo all'alba di una nuova stagione
«Dopo un periodo difficile siamo davvero all'alba di una stagione che può accelerare il processo di innovazione dell'agricoltura, anzi una vera e propria rivoluzione grazie alla nuova Pac e alla strategia Farm to Fork – ha detto l'amministratore delegato di Syngenta Italia Riccardo Vanelli – un'agricoltura che vogliamo contribuire a essere più forte, più competitiva e sostenibile. Un processo che riguarda tutti, noi come operatori del settore ma anche come consumatori».
Vanelli ha precisato che per dare attuazione a questa spinta verso l'innovazione bisogna prendere spunto dalle best practice che già esistono nel settore.
Dorfmann: distribuire i costi della transizione su tutta la filiera
«In Europa si discute molto di agricoltura e di sostenibilità – ha precisato l'eurodeputato Herbert Dorfmann – e considero giusti i principi della strategia Farm to fork, ma i costi della transizione ecologica non possono essere scaricati sugli agricoltori. Serve una nuova consapevolezza dei consumatori che devono essere disposti a pagare di più per prodotti di alta qualità. E anche gdo e industrie di trasformazione dovrebbero assumersi più responsabilità sulla distribuzione dei costi. Servono soluzioni nuove – ha aggiunto Dorfmann – piante resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici, quindi penso alle new breeding tecnique. Penso alla catena dei fertilizzanti, con la valorizzazione dei liquami. Nella nuova Pac che voteremo a novembre c'è un'importante dotazione per gli eco schemi. Le sfide sono tante ma con il lavoro di tutti potremo vincerle».
Patuanelli: l'agricoltura si apra all'innovazione
«Oggi la grande sfida dell'agricoltura è produrre di più e meglio garantendo la catena del valore lungo la filiera – ha detto nel suo messaggio il ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli – transizione ecologica e innovazione tecnologica sono gli strumenti per vincerla. Bisogna fare squadra tra tutti gli attori economici per garantire più competitività alle aziende agricole. Un mondo tradizionalmente conservatore deve aprirsi all'innovazione – ha fatto notare il ministro –. Siamo al momento di fare scelte concrete ed efficaci: abbiamo a disposizione oltre 50 miliardi di Pac e 8 di Pnrr. Molti giovani si avvicinano all'agricoltura perché percepiscono il potenziale del cambiamento. Formazione e competenze sono la chiave per il cambiamento».
Frascarelli: rivoluzione in dieci anni
«L'agricoltura italiana è condannata a creare valore – ha detto il presidente di Ismea Angelo Frascarelli – non dobbiamo essere contrari alla strategia Farm to fork, anzi, è una grande opportunità per il settore primario del nostro Paese. Non dobbiamo più pensare a un'agricoltura industriale, ma generare reddito con la qualità e la distintività».
Frascarelli ha poi presentato i dati più significativi di un recente report Usda che prevede da qui al 2030 un calo della produzione dal 7 al 12% negli Stati Ue se venisse applicata la strategia Farm to fork, oltre a un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari del 17%. Ma secondo il presidente di Ismea da qui a dieci anni cambierà tutto quindi queste previsioni sono sbagliate. Genetica, con le Nbt, innovazione tecnologica e nuove conoscenze rivoluzioneranno il modo di fare agricoltura.
Tre casi virtuosi di un nuovo modello di agricoltura
Da 15 anni Cascina pulita si occupa della raccolta e della gestione dei rifiuti provenienti da circa 40mila aziende agricole del Nord e Centro Italia. A seconda della tipologia, i materiali vengono destinati alle filiere del recupero per essere valorizzati al meglio. L'azienda fornisce alle imprese agricole dei contenitori per la raccolta dei rifiuti e una volta l'anno passa a ritirarli. Dopo la selezione i rifiuti vengono lavati e sminuzzati. Le scaglie ottenute servono per realizzare tubi per l'irrigazione. Cascina pulita collabora con Syngenta per rendere più sostenibile l'agricoltura e aderisce al progetto Zero scarti di Confagricoltura.
Altro esempio di un nuovo modo di concepire l'agricoltura è Genagricola, l'azienda di proprietà delle Assicurazioni Generali, con 8.300 ettari di superficie in Italia, sparsi in sette regioni. Genagricola da anni ha destinato parte dei terreni a zone rinaturalizzate e dedicate al rispetto della biodiversità. Usa l'agricoltura di precisione per ridurre l'impiego dei mezzi tecnici e ha costruito 350 arnie. Inoltre, nella sede di Cà Corniani, concede in uso gratuito gli orti sociali, collabora con una cooperativa sociale che dà lavoro a ragazzi disabili
Alberto Piaggesi, global research director di Valagro, ha invece fatto notare come l'azienda di Atessa (Chieti), lavori per un'agricoltura più sostenibile già dal 1980, quando mise in commercio i primi biostimolanti. Tra questi il Megafol, che è un esempio di economia circolare, in quanto una parte degli elementi che lo compongono deriva da scarti di altre filiere produttive. Un altro esempio di innovazione e sostenibilità è il lavoro fatto con le alghe per la produzione dei biostimolati.
Cambio di mentalità
«La prima cosa da fare è cambiare la mentalità degli imprenditori agricoli – ha detto il direttore del Crea Stefano Vaccari – bisogna far capire l'importanza delle nuove tecnologie. E poi la genetica. Il futuro dell'agricoltura è il genome editing».
«Per diffondere l'agricoltura 4.0 c'è assoluta necessità di conoscenze di tipo tecnologico – ha rimarcato il pro rettore del Polo Territoriale di Cremona del Politecnico di Milano e referente del corso di laurea in Agriculture engineering Gianni Ferretti – servono quindi figure che sappiano di tecnologia ma anche di agricoltura».
«L'innovazione è la chiave della sostenibilità – ha ribadito l'assessore all'Agricoltura della Regione Lombardia Fabio Rolfi – ma va ricordato che l'agricoltura italiana è già tra le più sostenibili al mondo. E comunque sostenibilità e redditività devono andare di pari passo. Non bisogna cedere a tentazioni di semplificazioni politiche e ideologiche sulla sostenibilità».
«Siamo stati il primo sindacato a parlare di innovazione con gli Ogm e oggi sosteniamo le Nbt e le Tea – ha scandito il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – siamo sempre stati a favore della scienza applicata all'agricoltura. Oggi ci viene chiesto di produrre di più per sfamare sempre più persone, ma impattando meno. Per farlo serve un'agricoltura fatta da agricoltori professionali. Per essere competitivi sui mercati globali serve una strategia agricola a livello nazionale».