Il Ministero per le politiche agricole ha quindi rotto gli indugi e con un decreto direttoriale del 7 luglio ha ridistribuito i fondi a disposizione delle varie misure dell’Ocm vino utilizzando anche le somme destinate alla promozione, che erano in contestazione per le note vicende di opposizione ai decreti ministeriali di approvazione delle graduatorie.
In definitiva nella lunga e complessa guerra tra Mipaaf e operatori, piena di carte bollate e di ben 13 ricorsi pendenti davanti al Tar del Lazio, l’Italia vinicola ha perso la possibilità di investire circa 27 milioni nella promozione all’estero dei propri vini di qualità In effetti gli investimenti sarebbero stati almeno il doppio tenuto conto che la somma persa riguarda solo il contributo comunitario che arriva al 50% degli investimenti programmati. In particolare il Ministero ha deciso di ritenere i 13,266 milioni di euro quale una “economia della misura promozione” stabilendo quindi la loro redistribuzione tra le altre misure del programma Ocm del settore vitivinicolo. Detti fondi, quindi, escono definitivamente dalle disponibilità della “promozione” e sommandosi ai fondi regionali, anch’essi stanziati per la medesima misura, ma inutilizzati a livello regionale per 13,4 milioni di euro riferiti a Puglia, Sardegna, Lazio, Campania, Molise e Basilicata, portano a 26,8 milioni di euro su 103,9 milioni di euro dell’intero plafond previsto dal Pns, l’ammontare delle somme rese “inutilizzabili” da parte degli operatori per sostenere la promozione delle produzioni vinicole italiane nel mondo. Si tratta di oltre il 26 % delle risorse stanziate a suo tempo.
La via più semplice
Il Ministero ha scelto quindi la strada più semplice e meno dannosa per l’Amministrazione destinando le risorse in contestazione per la promozione ad altre misure come investimenti e ristrutturazione vigneti, soprattutto nelle regioni che avevano maggiori richieste d’intervento che sarebbero rimaste, diversamente, inevase.
Alcuni addetti ai lavori avevano peraltro già pronosticato tale soluzione sin dai primi ricorsi dello scorso mese di luglio e settembre 2016 ritenendo che era l’unico mezzo per non restituire a Bruxelles le somme non spese. E così è stato anche se ciò è avvenuto sul filo di lana in quanto la nuova assegnazione ministeriale costringerà le Regioni a impegnare immediatamente le nuove somme, e gli operatori a realizzare le relative azioni entro i termini previsti dalla regolamentazione comunitaria e cioè entro ottobre 2017.
Qui la Tabella del confronto dei fondi prima e dopo la nuova ripartizione.