In Puglia e in Basilicata quella del grano duro e dell’orzo sarà un’annata certamente da ricordare per le rese, spesso ottime se non proprio eccellenti, grazie alle piogge primaverili, soprattutto di maggio, meno tuttavia per la qualità, molto variabile in funzione della tecnica colturale e dell’andamento climatico.
Anche se sul versante adriatico del Tavoliere dauno la mietitrebbiatura è quasi ultimata e sulle colline del Potentino è appena iniziata, le valutazioni degli agricoltori sono concordi: l’annata è di certo soddisfacente, tranne che per i prezzi del libero mercato, troppo bassi rispetto ai costi sopportati.
«Le rese del grano duro nel Foggiano sono elevate, ma non dappertutto: quelle medie sono di 40-50 q/ha, ma in molti areali scendono a 30-35 q e in altri toccano punte di 60-70 q – riferisce Marcello Martino, produttore e agronomo responsabile della conduzione di diverse aziende cerealicole, per una superficie totale di alcune migliaia di ettari –.
È una variabilità che dipende da più fattori: tipo di terreno, varietà, tecnica colturale, andamento climatico. La qualità è generalmente buona: il peso specifico è mediamente superiore a 80, con punte di 86-87, mentre le proteine medie si attestano intorno al 12,5-13%, oscillando fra il 10% e il 15%. Buoni risultati che, tuttavia, non sono premiati dai prezzi di mercato. 23 €/q per il grano duro fino è un prezzo troppo basso! Prima della mietitrebbiatura era pari a 24-25 €/q, poi chi detiene le redini commerciali del grano duro lo ha diminuito. Questo sul libero mercato, ma anche una buona parte del grano duro coltivato con i contratti di filiera non sarà pagato molto di più, poiché non ha raggiunto la percentuale minima di proteine per avere diritto alle maggiorazioni di prezzo pattuite».
Anche per Donato Luciani, vicepresidente della Cooperativa agricola fra coltivatori di Apricena (Fg), che comprende oltre 3.000 soci cerealicoltori, produce ogni anno circa 450.000 q di grano duro e 100.000 q di orzo e partecipa all’accordo di filiera “Dedicato” con il Pastificio Granoro, «le rese sono piuttosto soddisfacenti: per l’orzo 60-65 q/ha, per il grano duro più di 40 q/ha con peso specifico oltre 80. Complice il bel tempo delle ultime settimane, abbiamo insilato prodotto asciutto. Il grano duro presenta una variabilità delle proteine molto alta, dall’11% al 14-15%.
La differenza l’ha fatta la partecipazione o meno all’accordo di filiera, che ha letteralmente cambiato il modo di fare agricoltura: chi continua a fare grano duro da ammasso non adotta un’efficiente tecnica colturale, chi invece fa grano duro in filiera ha eseguito almeno 3-4 azotature e 1-2 trattamenti fungicidi fogliari, garantendosi rese e proteine più elevate. La genetica è importante, la varietà influisce, ma ciò che fa la differenza è la tecnica colturale. E oggi chi fa filiera lavora con passione, dedica al grano duro tutto il tempo necessario, realizza ottimi risultati produttivi e viene ripagato con un prezzo garantito».
Nella pianura prospiciente il Subappennino dauno e sulle colline più basse, informa
Franchino Zannella, cerealicoltore di Candela (Fg), «sono stati raggiunti in media 50-70 q/ha di orzo per uso zootecnico e 35-50 q/ha di grano duro, ma qualcuno ad Ascoli Satriano ha raccolto 65 q/ha da grano duro seminato su sodo. Le rese più alte le ha fatte chi ha coltivato le varietà più produttive, ha dato azoto più di una volta e nei tempi giusti e ha effettuato il trattamento fungicida contro le malattie delle foglie. Per il grano duro il peso specifico va su 80 e oltre, le proteine sono un po’ basse, ma chi ha lavorato in filiera ha raggiunto almeno il 13-14%. Temo però che alcuni in filiera non riceveranno il prezzo minimo garantito!».
Sulle colline potentine la mietitrebbiatura è appena partita, osserva Rocco Antonio Mancuso, presidente della Cooperativa agricola “La Generale” di Genzano di Lucania (Pz): «Le rese si preannunciano alte, effetto positivo delle piogge di primavera. Ma le proteine sembrano scarse, poiché le piogge qua e là hanno dilavato l’azoto pur somministrato nei tempi giusti».