Un nuovo modello di relazioni contrattuali lungo tutta la filiera e tante fondamentali innovazioni di processo, come l’agricoltura di precisione, la ricerca e l’accesso a politiche di gestione del rischio, ma sempre in un’ottica di sostenibilità complessiva. È questa l’unica risposta possibile alla crisi del settore dei seminativi, e del grano duro in particolare, per Patrizia Marcellini, coordinatrice del Settore Grandi colture e servizi dell’Alleanza cooperative agroalimentari.
Lo ha affermato all’apertura dei Durum Days di Foggia (leggi qui l'articolo sulle previsioni su produzione e mercato diffuse nella stessa manifestazione), sostenendo che «in tale prospettiva è importante per la parte agricola innovarsi, cioè attrezzarsi per produrre impiegando sempre meno chimica e acqua, tutelare la biodiversità, creare le condizioni affinché con la semplice lettura del QR code sul pacco di pasta se ne possa conoscere tutta la storia. Ormai sono in atto tanti processi sociali che vogliono un ambiente migliore e considerano i fitofarmaci come prodotti da eliminare completamente, movimenti di opinioni più o meno fondate ma che non torneranno comunque indietro. A essi può rispondere positivamente l’agricoltura smart, che tende la mano alla società civile, si apre alla conoscenza e al confronto, offre tecniche di precisione, tracciabilità totale, salute, tutela della biodiversità e dell’ambiente e chiede in cambio il riconoscimento del proprio lavoro».
Un tema, la sostenibilità, centrale anche nella tavola rotonda “L’agricoltura (smart?) del futuro: le sfide ambientali e il ruolo dell’innovazione” moderata da Angelo Frascarelli, docente dell’Università di Perugia.
Mercuri: «La cooperazione lavora per la sostenibilità»
«Per molto tempo gli agricoltori hanno puntato su una qualità generica, astratta. Adesso, invece, si sta facendo strada un concetto nuovo di qualità, come sinonimo di sostenibilità economica, ambientale, persino sociale, perché tale la richiede il consumatore – ha sostenuto Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza cooperative italiane agroalimentari –.
La qualità di un prodotto corrisponde oggi alle caratteristiche che il consumatore vuole trovare in esso, confermate da una tracciabilità che sia garanzia non solo della sua provenienza ma anche del rispetto della salute dei consumatori. Nell’ambito dell’agricoltura digitale si stanno compiendo importanti passi in avanti in tale direzione, come quello avviato dalla cooperazione in materia di tracciabilità della filiera attraverso la blockchain. Inoltre la cooperazione sta lavorando alla realizzazione della filiera del grano duro a residuo zero. E sostiene la necessità di fare ricorso alla polizza parametrica: in un mercato sempre più globale, le polizze assicurative non possono più limitarsi a coprire i danni al patrimonio, ma devono garantire le aziende anche in relazione all’eventuale perdita di reddito. La sfida a cui oggi le imprese sono chiamate a rispondere è lavorare rispettando l’ambiente e la salute dei consumatori e far conoscere a questi ciò che mettono nel piatto in termini di provenienza, composizione e salubrità».
Passarini: «Riequilibrare la distribuzione del valore»
Le aziende cerealicole, ha poi ricordato Gian Michele Passarini della giunta nazionale della Cia-Agricoltori italiani, «hanno compreso da tempo l’importanza della sostenibilità ambientale e dell’innovazione, ma non sempre queste si conciliano con la sostenibilità economica. Le sfide ambientali non devono spaventare gli agricoltori, tuttavia questi non possono solo subire imposizioni ideologiche green che non portano grandi benefici all’ambiente ma solo aggravi di burocrazia. L’obiettivo, perciò, pur nella prospettiva di un forte impegno degli agricoltori nella sostenibilità ambientale, è ribilanciare la loro posizione nella distribuzione del valore».
Brazzabeni (Assosementi): «Varietà più resistenti a stress climatici»
Proteggere la pasta italiana grazie alla selezione di varietà più resistenti agli stress climatici e capaci di garantire contenuti proteici sempre più elevati, per ridurre la dipendenza dalle importazioni. Sono questi i risultati che promette di raggiungere l’innovazione vegetale per tutelare il frumento duro, secondo quanto espresso da Franco Brazzabeni, presidente della sezione Cereali a paglia di Assosementi.
«Il frumento, pilastro dell’alimentazione umana, è minacciato dai cambiamenti climatici: nel 2018 le alte temperature e la siccità sono state fra le principali cause del sensibile calo delle produzioni. Per rispondere alla necessità di produzioni stabili ed elevate e al tempo stesso soddisfare le richieste di sostenibilità e tracciabilità da parte dei consumatori diventa fondamentale investire nell’innovazione vegetale, mettendo a disposizione del mercato varietà sempre più resistenti a patogeni e quindi richiedenti meno interventi chimici, cioè altamente performanti in condizioni ambientali non ottimali. Il completamento della sequenza del genoma del frumento apre scenari importanti, soprattutto a fronte dei progressi che permetterebbero di garantire, in tempi rapidi e costi contenuti, le “New Breeding Techniques”».
Dagli anni ’70 la ricerca ha consentito di aumentare notevolmente le rese, fino a raggiungere un incremento di 19,9 kg/ha per anno, e di rispondere alle esigenze dei trasformatori. Oggi, ha aggiunto Brazzabeni, il settore sementiero italiano è al lavoro per mettere a disposizione varietà dall’elevato contenuto proteico – una peculiarità che al momento è caratteristica dei grani di importazione – a supporto di filiere del made in Italy finalizzate alla produzione di pasta di qualità che non debbano più dipendere dall’estero. «Il sostegno all’innovazione vegetale deve passare però dalla difesa del seme certificato, uno strumento che incide solo per il 2% sui costi totali di produzione e offre in cambio, oltre alla garanzia di purezza e germinabilità, anche il sostegno agli investimenti messi in campo dalle industrie sementiere. Per questo Assosementi ritiene fondamentale che la prossima Pac preveda che il sostegno accoppiato già previsto per il frumento duro sia condizionato all’impiego di seme certificato».
Capobianco: «Meno emissioni, più rispetto dell’ambiente»
È difficile conciliare la sostenibilità economica e quella ambientale per i durogranicoltori, ma occorre provare a unirle, ha commentato Tullio Capobianco, titolare della Capobianco srl di Foggia, concessionaria di macchine per l’agricoltura.
«Oggi le tecniche di lavorazione tradizionale dei terreni non sono più tollerate. Perciò, insieme con il Crea e il Concer, stiamo lavorando a un progetto che mette a confronto diverse tecniche di semina: minima lavorazione, lavorazione combinata e semina su sodo. Minori emissioni significano un maggior rispetto dell’ambiente. Inquinare meno, compattare meno: Foggia può dare molto in tale direzione, tenendo conto delle condizioni del territorio».
Claudio Campagna (Syngenta): «Sei impegni per la crescita sostenibile della produzione agricola»
L’agricoltore è sempre naturalmente volto alla sostenibilità economica, ambientale e sociale, ha sottolineato Claudio Campagna, Marketing Manager Cereals & Rice, Syngenta Italia, «e noi lo accompagniamo con il Good Growth Plan, che consiste in sei impegni che Syngenta ha sottoscritto a sostegno della crescita sostenibile della produzione agricola e dello sviluppo delle comunità rurali, fissando obiettivi ambiziosi da conseguire entro il 2020. Questi obiettivi sono rendere le colture più efficienti, preservare i terreni agricoli, favorire lo sviluppo della biodiversità, rendere più forti i piccoli agricoltori, contribuire alla sicurezza delle persone, prendersi cura di ogni singolo. Per raggiungere questi obiettivi, gli agricoltori stanno collaborando con gli esperti di Syngenta per condividere il know-how e sperimentare nuove soluzioni in oltre 1.400 aziende agricole di riferimento, su 22 colture e in 41 Paesi».