In Italia le superfici coltivate a grano duro nella campagna 2018-2019 sono diminuite (1,20 milioni di ettari, -6,5%) e la produzione è in leggero calo (circa 4,0 milioni di tonnellate) rispetto alla campagna precedente. Sul mercato mondiale l’attuale campagna sarà la terza consecutiva con abbondante disponibilità a livello globale, grazie anche alla disponibilità di stock rivenienti dalla campagna precedente, per cui i prezzi continueranno ad attestarsi su livelli bassi. Sono le indicazioni di massima per gli scenari futuri italiani e mondiali del grano duro, emerse dalla quarta edizione dei Durum Days, l’evento internazionale che ha visto riunita a Foggia tutta la filiera del grano duro e della pasta.
Durum Days: grano duro in Italia, condizioni della coltura e previsioni di produzione
In Italia, ha comunicato Pasquale De Vita, primo ricercatore del Crea-Centro di ricerca cerealicoltura e colture industriali di Foggia, si assiste a un ulteriore calo delle superfici coltivate a frumento duro rispetto alla campagna 2017-2018.
«Le intenzioni di semina a grano duro per la campagna 2018-19, secondo l’Istat, ammontavano a 1,25 milioni di ettari con un decremento del 2,1% rispetto alla campagna precedente. Successivamente la stima è stata rivista al ribasso per una superficie 2019 pari a circa 1,20 milioni di ettari (-6,5%) rispetto al 2018 (elaborazione Crea). È particolarmente significativo il calo delle superfici al Nord e al Centro, mentre tengono il Sud e le Isole. Al Nord si ha una riduzione della superficie con valori che oscillano tra -10% (Istat) e -25% (Crea) rispetto al 2018. Al Centro la riduzione percentuale è stata più contenuta, fra -8% (Istat) e -15% (Crea). Al Sud e nelle Isole la superficie segna invece un leggero aumento secondo l’indagine Istat (+0,1%) e una lieve riduzione secondo Crea (-1,3%)».
L’andamento climatico anomalo, caratterizzato da forti piogge, grandinate ed escursioni termiche soprattutto nelle ultime settimane, ha compromesso le rese al Nord e in parte anche nel Centro Italia, non invece, almeno finora, al Sud e nelle Isole. «Fino a metà maggio la situazione è stata favorevole alla coltura anche dal punto di vista fitosanitario. Le piogge di maggio potrebbero però favorire la diffusione di patologie, in particolare dove non sono state adottate strategie di difesa».
Le rese medie previste sono in lieve aumento rispetto al 2018 (3,4 t/ha, secondo stime Crea), ha evidenziato De Vita, per la migliore condizione del frumento nei due principali areali cerealicoli nazionali, il Tavoliere foggiano e la Sicilia.
«Analizzando le macroaree italiane, si osserva che le rese previste sono in diminuzione al Nord e in misura minore al Centro, mentre sono in leggero aumento rispetto a quelle del 2018 al Sud e nelle Isole. La stima Crea è di circa 3,4 t/ha su scala nazionale, ma molto dipenderà da come chiuderà la campagna anche per quanto riguarda l’aspetto fitosanitario. Secondo queste stime la produzione italiana di grano duro nel 2019 ammonterebbe a circa 4,0 milioni di tonnellate, con un leggero calo rispetto alla campagna precedente (4,3 milioni t)».
Notevole incremento della superficie coltivata a grano duro biologico
De Vita ha concluso segnalando il notevole incremento della superficie coltivata a grano duro biologico nel 2016 (+45%). «Per il 2018 la superficie dovrebbe stabilizzarsi intorno a questi valori anche se è possibile un leggero incremento (elaborazioni Crea da varie fonti). Continuano a crescere anche le superfici destinate ai contratti di coltivazione. Si assiste invece a un calo dell’impiego di semente certificata, pari a -12% rispetto al 2018. Tengono le varietà impegnate nelle filiere».
Mercato mondiale, previsioni per la campagna commerciale 2019-2020
La campagna 2018-2019 è la terza consecutiva con abbondante disponibilità a livello globale, ha rilevato Filippo Bertuzzi, senior consultant di Areté.
«Essa è caratterizzata da diversi fattori: aumento dell’indice stock finali/utilizzi in tutte le principali aree, in particolare in Canada + Usa (per il quinto anno consecutivo); prezzi mondiali a livelli storicamente bassi e con ridotti “spread” rispetto al grano tenero; effetto di supporto di quest’ultimo ai prezzi evitando ulteriori possibili cali; spread in miglioramento da inizio 2019».
Guardando più avanti, ha aggiunto Bertuzzi, si stima un calo della produzione mondiale di grano duro, che per la campagna commerciale 2019-2020 vivrà una contrazione complessiva del 9%, con picchi di cali produttivi di -32% negli Usa, -27% in Nord Africa, -11% in Canada e -10% in Europa.
«In Europa il calo delle superfici, unito a quello degli stock iniziali, farà aumentare sensibilmente il fabbisogno di importazioni, che per la campagna entrante sono previste in rialzo del 71%. Le esportazioni di grano provenienti dal Nord America di conseguenza sono previste in forte rialzo e raggiungeranno una quota pari al 68% del totale export. In particolare l’export di grano canadese, Paese tra i principali produttori ed esportatori, registrerà nella prossima campagna un aumento stimabile del 10%».