Sull’Alta Murgia barese e sulle vicine colline materane numerosi agricoltori con le prossime semine non faranno entrare il grano duro in rotazione. Delusi da tre annate di basse rese e da prezzi non remunerativi stanno decidendo di non seminare grano duro e di optare per i cereali minori (orzo e avena) o le leguminose (lenticchia, cece, veccia e pisello proteico). È quanto dichiara Rino Nardulli, presidente della Cooperativa agricola Silvium Giovanni XXIII di Gravina in Puglia (Ba).
Grano duro, un’annata compromessa dalla siccità
L’annata appena conclusa è stata compromessa da una siccità estrema e continua, iniziata in autunno, proseguita quasi ininterrottamente sino alla fine di maggio e aggravata da temperature troppo elevate ad aprile.
«La siccità di quest’anno ha rappresentato il colpo di grazia. Abbiamo stoccato solo 90mila q di grano duro da macina, meno della metà rispetto al 2023, che comunque non era stata una buona annata. La qualità è buona, con peso specifico 79-80, proteine oltre il 12,50% e assenza di bianconatura, ma le rese medie sono state davvero basse, 10 q/ha e anche meno. In diverse aree hanno raggiunto appena 3-4 q/ha, parecchi agricoltori hanno preferito non mietitrebbiare visto che non avrebbero ricavato neanche il necessario per pagare il contoterzista. Solo nelle zone interne, con altitudine sui 400-450 m, le rese medie sono state di circa 20 q/ha».
Rese modeste o nulle e prezzi in continua discesa
Con rese modeste o nulle e prezzi in continua discesa, incapaci di offrire un minimo di reddito e, spesso, persino di fare recuperare i costi di produzione, si annunciano tempi difficili per gli agricoltori, osserva Nardulli.
«La disponibilità sul mercato mondiale di grosse quantità di grano duro, poiché l’annata è decorsa positivamente nei maggiori paesi produttori, e le continue massicce importazioni schiacciano verso il basso le quotazioni del grano duro nazionale e locale. L’ultima quotazione della borsa merci facente capo all’Associazione Meridionale Cerealisti di Altamura (Ba) è stata pari per il grano duro fino ad appena 320 €/t. Con questo prezzo anche chi ha raccolto 20 q/ha non rientrerà dalle spese, figuriamoci chi non ha raccolto nulla o quasi! Per molti sarà impossibile saldare i debiti contratti con le rivendite di mezzi tecnici agricoli per l’acquisto a credito di agrofarmaci, concimi e altro. Chi non è riuscito a saldare i conti per gli acquisti di mezzi tecnici per la scorsa annata, come può sperare di poter ancora comprare a credito il seme e quant’altro occorre per le prossime semine?».
Addio alle rotazioni tradizionali
Nardulli è consapevole di tali difficoltà e delinea le possibili prospettive. «Numerosi soci sono scoraggiati e sostengono che a novembre non semineranno più il grano duro. Sul territorio le rotazioni tradizionali sono o la biennale, grano duro-cereale minore (orzo o avena), seguita da grano duro-leguminosa (lenticchia, cece, favino o pisello proteico), o la triennale, grano duro-cereale minore-leguminosa. Parecchi adesso stanno pensando, per la prossima annata, di avviare o completare una rotazione biennale, costituita da cereale minore e leguminosa, poi vedremo... L’orzo e l’avena sono cereali più rustici, infatti hanno resistito meglio alla siccità e garantito rese più elevate, inoltre hanno prezzi più alti, perché l’offerta è abbastanza scarsa. Le leguminose hanno registrato quest’anno rese basse, per la siccità, ma non tanto disastrose come il grano duro, e poi anch’esse hanno prezzi di mercato più accettabili».