«Occorrono infrastrutture adeguate e diffuse per connettere e far comunicare le persone e per trasportare persone e merci, ma nel Sud mancano. Se addirittura, come mi ha riferito un agricoltore a Tuttofood, in alcune zone della Calabria un semplice cellulare non riesce a prendere la linea, significa che i problemi esistono e sono veramente gravi! Perciò, tenendo conto delle attuali gravi carenze, come mi ha dimostrato la difficoltà di raggiungere Matera, a me del dibattito Tav sì-Tav no non importa niente: se il ministro Danilo Toninelli prende i soldi della Tav e li mette sulle infrastrutture al Sud, chi se ne frega della Tav! E piuttosto che fare il ponte sullo stretto di Messina, mi preme che l’autostrada Palermo-Catania sia messa a posto e funzioni bene».
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Moderne infrastrutture per far circolare merci e turisti
È stato un Gian Marco Centinaio assolutamente propositivo, e non in linea con le posizioni ufficiali della Lega, il ministro che si è presentato a Matera per l’edizione meridionale di “Grow!”, l’innovativo laboratorio di riflessione sulle politiche che influenzano il futuro del settore agroalimentare ideato da Agrinsieme (coordinamento fra Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari), centrato sull’analisi del divario esistente fra il Sud e il resto d’Italia sulle infrastrutture materiali (viarie, ferroviarie, portuali, aeroportuali, idriche, ecc.) e immateriali (digitali).
Prima “sorpreso” di essere stato prescelto per partecipare all’Action Tank (serbatoio di azione) di Agrinsieme (infatti, ha chiesto, «non sarebbe stato più opportuno invitare il ministro delle Infrastrutture?»), poi motivato dal presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari, Giorgio Mercuri, «per il nostro totale apprezzamento della sua attenzione particolare al legame fra agricoltura e turismo. E da ciò deriva la consapevolezza comune, sua e nostra, dell’importanza di moderne infrastrutture per far circolare merci e turisti».
Dossier più veloci e nuovi mercati
«L’agroalimentare italiano esporta oggi per un valore di 42 miliardi di euro, al quale contribuisce molto, malgrado le inefficienze infrastrutturali, la parte relativa al Mezzogiorno – ha poi affermato Centinaio –. Tuttavia l’Italia può fare molto di più e raggiungere i 60 miliardi di euro della Germania e persino gli 80 dei Paesi Bassi. I punti di forza dell’agroalimentare italiano sono la qualità, riconosciuta su tutti i mercati, e la rigorosità dei controlli, che permette a chi importa di stare tranquillo.
Ma ci sono anche i punti deboli: in primo luogo sui mercati esteri ci si presenta non con una sola voce, come fanno i nostri concorrenti, ma in tanti e in ordine sparso, tutti pronti a farsi concorrenza, ma così si è destinati a perdere. Poi in Cina un ministro dell’Agricoltura non si presentava da 10 anni, così mi hanno riferito importanti interlocutori. Io invece ci sono andato, là e altrove, mi sono impegnato a sollecitare lo sblocco delle vendite verso la Cina anche delle arance bionde via aereo, ho cominciato a velocizzare diversi dossier, come quello sui kiwi con il Giappone e quelli sulle pere e sulle mele con la Cina, ad aprire nuovi mercati, come India, Vietnam e altri, a riprendere contatti con la Russia. Il mio obiettivo dichiarato è accompagnare le imprese italiane in giro per il mondo».
L’enoturismo, alternativa al turismo balneare
Non si può andare lontani, però, senza adeguate infrastrutture fisiche e digitali, e nel Mezzogiorno il problema delle infrastrutture sta diventando cronico, ha ammonito Centinaio. «Stiamo lavorando benissimo sulle vie dell’enoturismo, migliorando le nostre posizioni a livello mondiale. È una forma diversa di turismo che propone le aree rurali piuttosto che il mare e le città d’arte.
E l’enoturismo è destinato a crescere perché offre un’alternativa seria al turismo balneare italiano che soffre la concorrenza delle spiagge di Tunisia, Egitto e Mar Rosso, sulle cui infrastrutture i rispettivi Stati stanno effettuando cospicui investimenti. Ecco perché sostengo che i soldi della Tav e del ponte sullo stretto debbano andare dove c’è bisogno di infrastrutture veramente utili. Per non deludere i giovani agricoltori meridionali e offrire loro una prospettiva seria di lavoro e reddito, che gli renda inutile andare via dai campi a cercare lavoro altrove. I nostri produttori meridionali non possono impiegare il triplo del tempo rispetto agli spagnoli per portare le merci in giro per l’Italia e ancora di più per portarle sui mercati esteri».