L’agricoltura 4.0 divide i produttori: scettici, realistici, futuristici e sperimentatori

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Tavola rotonda al convegno 'Opportunità e vincoli nell'applicazione del 4.0 nella filiera agroalimentare italiana, organizzato da Nomisma e Crif. Da destra: Patrizio Bianchi, assessore alle politiche europee Regione Emilia Romagna, Alessio Bolognesi di FederUnacoma, Arnaldo Dossena, vicepresidente Clust-Er agrolimentare, Ilaria Vesentini de Il Sole 24 Ore, Paolo De Castro, parlamentare europeo
Indagine di Nomisma sull'impatto del digitale e dell'agricoltura 4.0: il 22% delle imprese ha fatto investimenti in tecnologie innovative. Pantini: «Siamo solo all'inizio di una nuova rivoluzione. Che è comunque inesorabile»

Il digitale, l'agricoltura 4.0 - che Nomisma definisce l'evoluzione, l'upgrade dell'agricoltura di precisione - divide e segmenta le imprese agricole italiane.

Lo evidenzia un'indagine ad hoc realizzata da Nomisma e Crif presentata oggi al convegno bolognese “Opportunità e vincoli nell’applicazione del 4.0 nella filiera agroalimentare italiana” che ha analizzato i vantaggi e i limiti dell’adozione del 4.0 nella filiera agroalimentare italiana e ha coinvolto 1.034 aziende agricole italiane e 55 contoterzisti. Con l'obiettivo di verificare sia la percezione e la conoscenza dell’innovazione e degli strumenti di agricoltura 4.0, sia gli investimenti effettuati dalle aziende in questo ambito.

Un percorso inarrestabile

Prima dei numeri la considerazione di fondo di Denis Pantini di Nomisma: «L'Italia è rimasta indietro per ritardi strutturali, frammentazione e popolazione anziana. E la rivoluzione digitale è ancora agli inizi. Quasi marginale. Ma è solamente una questione di tempo poiché il processo è inesorabile e lo sviluppo delle nuove tecnologie inarrestabile»

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Denis Pantini

Certo il livello di conoscenza può essere migliorato.

«Il 64% degli intervistati - evidenzia Pantini - ha sentito almeno una volta parlare di agricoltura 4.0 e il 90% di agricoltura di precisione, e più della metà del campione - il 52% - ha dichiarato di ritenersi abbastanza informato in relazione al tema. Internet si rivela il luogo più accessibile per reperire informazioni: il 31% degli intervistati è venuto a conoscenza della possibilità di introdurre questo strumento in azienda tramite web, il 13% alle fiere di settore, l’11% direttamente dal rivenditore dello strumento e della tecnologia, il 9% tramite rivista o giornale specializzato».

 

I quattro profili

L'indagine ha segmentato la platea degli imprenditori agricoli e dei contoterzisti.

«All’interno del campione il 42% degli intervistati rientra nella categoria dei “realisti” i quali appaiono curiosi e interessati al tema, ma non hanno le risorse e le competenze per potere investire in strumenti innovativi; al contempo - continua Pantini - il 27% fa parte dei "scettici" categoria che ritiene sovrastimati i vantaggi dell’innovazione e che si tratti soltanto di una questione legata a una moda temporanea. Il 18% - “i futuristi teorici” – pensa che l’innovazione sia essenziale per la crescita economica e sono disposti anche ad indebitarsi pur di introdurre un’innovazione. Infine la categoria degli “sperimentatori” – che rappresenta il 13% del campione –  i quali credono nell’innovazione e la applicano quotidianamente sperimentando investimenti in innovazione per migliorare la gestione aziendale».

Chi ha investito e dove

Negli ultimi 3 anni il 22% delle aziende ha investito in strumenti per l’agricoltura 4.0; la propensione all’investimento è maggiore nelle aziende con sede al Nord che operano nei settori dell’allevamento, cerealicolo e delle colture industriali aventi con una classe di fatturato di oltre 50.000 euro e un organico composto prevalentemente da Millennials (18-35 anni). Tra le principali motivazioni che hanno portato il 78% delle aziende italiane a non investire nelle tecnologie di agricoltura 4.0 vi sono il tema economico (35,8% dei casi), e le piccole dimensioni dell’azienda (31,9%). Per il 6,9% degli intervistati invece, non appaiono chiari i vantaggi derivanti dall’adozione di questi strumenti, mentre per il 6,4% non apporterebbero alcun beneficio utile all’azienda. Tra gli strumenti 4.0 più efficaci e che hanno portato maggiori benefici alle aziende vi sono: macchine operatrici a dosaggio variabile 33%, Trattrice con guida assistita o semi automatica e GPS integrato (27,5%), software di gestione aziendale e altri software 9%, centraline meteo 6,3%. Considerando il fronte degli investimenti le risorse utilizzate per l’acquisto della strumentazione derivano per il 69% dal loro capitale, per l’11% dal finanziamento dell’istituto di credito, per il 9% dal Finanziamento del PSR, per il 7% da leasing. Nella maggior parte dei casi (il 45%) le aziende hanno speso una cifra al di sotto di 5.000 Euro per strumenti come software, centraline, mappe e sensori; solo il 9% delle aziende ha investito una cifra superiore a 100.000 Euro. Considerando invece le parti hardware e le trattrici gli investimenti sono stati maggiori: l’8% delle aziende ha investito oltre 100.000 Euro, il 12% ha speso una cifra compresa tra 50.000 e 100.000 euro e il 20% tra 20.000 e 50.000 Euro. Solo il 15% ha investito meno di 5.000 Euro.

Tra i benefici portati dall’adozione di tecnologie 4.0 vi è al primo posto la riduzione delle quantità di fitofarmaci, concimi e acqua distribuiti per ettaro (31%), la riduzione dell’impatto ambientale e un miglioramento della qualità del prodotto (24%), seguita dall’abbattimento dei costi di produzione e dall’incremento delle rese per ettaro/capo (20%) e una riduzione dei tempi di lavoro (16%).

I casi aziendali

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Andrea Ceccantini

Il convegno bolognese ha proposto alcuni casi aziendali significativi di applicazione del 4.0 nella gestione dei processi. Fileni, carni biologiche, ha rivisto interamente la propria logistica sviluppando un simulatore ad hoc per tornare a garantire spedizioni on time. «L'investimento – sottolinea il direttore della logistica Andrea Ceccantini -

prima tecnologico e a seguire la re-ingegnerizzazione dell'intero processo di spedizione, ha portato al 45% del recupero di tempo lavoro, alla riduzione dell'indice di errore e al miglioramento della qualità.

Particolarmente significativa in campo agricola l'esperienza di Agrisfera, realtà di oltre 4mila ettari nel Ravennate (il 25% in regime bio) raccontata dal direttore Giovanni Giambi. «Abbiamo iniziato a ragionare in chiave agricoltura di precisione e poi agricoltura 4.0 già dal 2006 quando siamo partiti con la georeferenziazione e con la successiva mappatura completa degli appezzamenti; ulteriore investimento è stato condotto in strumenti di guida assistita con l'obiettivo di ridurre i costi e aumentare la produttività».

«Senza futuro chi dice... 'Ho sempre fatto così'»

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Giovanni Giambi

«Attraverso questo sistema di controllo si sono ridotti del 18% i margini di sovrapposizione con una riduzione dei costi che per la nostra realtà sfiora i 200mila all’anno».

Al di là del risparmio Giambi rimarca un concetto basilare: «Dobbiamo sconfiggere i sostenitori dell'"Ho sempre fatto così". Per questi non credo ci sia un futuro»

E sul fronte innovazione si spende anche Giampiero Calzolari, al vertice di Granarolo. ma al convegno in veste di presidente di  Agrofood, acceleratore bolognese per il business dell'agritech, che vuole essere un polo di innovazione aperta multiazienda (oltre a Granarolo, partecipano Eurovo, Ima, Conserve Italiana, Camst e Gellfy) a sostegno delle startup specializzate nei settori dell'healty food, packaging sostenibile, e l'agricoltura di precisione.

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Gianpiero Calzolari

«Si sente un gran parlare di agricoltura 4.0, di smart farming e di riforma Pac, ma presentare casi concreti – come in questo caso -  è meritevole perché fa realmente apprezzare il significato di queste tecnologie e i vantaggi competitivi in termini di costi e sostenibilità ambientale - ha ricordato Paolo De Castro, primo vicepresidente Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo. La discussione sulla riforma PAC post 2020 contiene un capitolo sull'agricoltura di precisione soprattutto a sostegno dei temi legati alla sostenibilità e che saranno sempre più importanti per il futuro»

L’agricoltura 4.0 divide i produttori: scettici, realistici, futuristici e sperimentatori - Ultima modifica: 2019-02-15T16:49:21+01:00 da Gianni Gnudi

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