In un contesto macroeconomico non semplice, il gruppo Sdf chiude con il sorriso il bilancio 2018.
I risultati presentati questa mattina nell'head quarter di Treviglio (Bg) dall'amministratore delegato Lodovico Bussolati sono tutti caratterizzati dal segno più.
SDF ha chiuso 2018 con una crescita sia del fatturato che della redditività, «nonostante l’impatto negativo - ha rimarcato Bussolati - causato dalla crisi economica che ha interessato il mercato turco da agosto 2018».
L’esercizio 2018 si è chiuso con un fatturato di 1.373 milioni di euro, del 3,6% superiore rispetto al 2017. L’EBITDA di gruppo è stato del 9% pari a 123 milioni di euro, rispetto a 105 milioni di euro pari al 8% del 2017. L’utile netto consolidato ha raggiunto nel 2018 i 42 milioni di euro rispetto ai 26 milioni dell’anno precedente.
Molto bene in Europa
Il risultato riporta il Gruppo ai livelli storici massimi di redditività. «Ciò è stato possibile - ha sottolineato Bussolati - grazie all’ottima performance sul mercato europeo che ha più che compensato il calo dei mercati extra-europei, in particolare di quello turco».
Nel mercato europeo, infatti, Sdf ha conseguito ottimi risultati con una crescita del 12% del fatturato rispetto all’anno precedente.
«Dopo due piani industriali quinquennali 'straordinari' (2010-2014 e 2015-2019, ndr) - ha sottolineato Bussolati - stiamo raccogliendo i frutti degli investimenti fatti negli ultimi anni nel lancio di nuovi prodotti, in particolare nella fascia dell’alta potenza e nella nuova gamma degli specialistici».
La crisi turca
La Turchia ha registrato un forte ridimensionamento del fatturato, dai 105 milioni di euro del 2017 ai 48 milioni di euro del 2018, dovuto alla grave crisi economica che ha comportato una riduzione del mercato dei trattori del 34%. Ciò nonostante la quota di mercato del gruppo è cresciuta di un punto percentuale rispetto al 2017.
A fronte di un calo del mercato del 10%, la Cina ha confermato nel 2018 i livelli di fatturato 2017 ed è stata inoltre completata la seconda fase degli investimenti previsti nell’ampliamento della gamma prodotto e nella nuova linea produttiva dedicata alle macchine da raccolta.
Il comparto mietitrebbie ha leggermente incrementato il risultato 2017 sia in termini di fatturato che di redditività mentre per le vendemmiatrici Grégoire prodotte in Francia il 2018 è stato un altro anno record sia a livello di fatturato che di risultato, grazie all’ottimo recepimento della nuova gamma prodotto da parte del mercato.
Ricerca e nuovo piano strategico
Le spese in Ricerca e Sviluppo e gli investimenti sul prodotto sono stati nel 2018 pari a 61 milioni di euro. Tra gli altri investimenti più significativi dell’anno vale la pena citare 10 milioni di euro per le nuove linee produttive dello stabilimento di Bandirma in Turchia e 10 milioni di euro per il rinnovamento dello stabilimento e per il nuovo Centro Clienti SAME inaugurati lo scorso novembre a Treviglio.
«Ora - ha chiosato Bussolati - abbiamo una gamma di prodotto completa e all'avanguardia, stabilimenti nuovi ed efficienti e realizziamo in casa quasi tutti i componenti delle nostre macchine. Prepariamo con fiducia il nuovo piano industriale (2020-2024, ndr) del quale per ovvie ragioni vi dirò poco così in anticipo, ma che sarà concentrato sulla parte commerciale e di vendita».
2019 ancora da scoprire
«Il 2018 è stato per noi – ha concluso Bussolati – un anno significativo sotto molti aspetti. Siamo stati infatti in grado di conseguire un incremento del fatturato nonostante le difficoltà che si sono verificate in alcuni mercati extra-europei. Ciò è stato possibile in virtù della crescita avvenuta in Europa dove i nuovi prodotti, realizzati grazie agli investimenti straordinari degli ultimi anni, hanno ottenuto il gradimento del mercato sia per quanto riguarda i trattori che per le macchine da raccolta. Per quanto riguarda il 2019 vediamo ancora un Europa positiva, Italia compresa, mentre preoccupano le turbolenze economiche mondiali, che creano incertezze, tagliano gli ottimismi e complicano i business plan e le programmazioni industriali».