Secondo uno studio realizzato dal Censis per Confcooperative, “Donne al lavoro, la scelta di fare impresa”, risulta che le imprese femminili in Italia sono la nuova forza lavoro che traina l’uscita dalla crisi. A fronte di un tasso di occupazione che ancora diverge per quasi 20 punti percentuali rispetto agli uomini (66,9% di questi ultimi contro il 48,5% delle donne), emergono invece fenomeni che attestano una forte volontà di partecipazione e di inserimento da parte della componente femminile.
L’indagine del Censis relativa al periodo 2014-2016, dimostra, infatti, che su un totale di 6 milioni e 74mila aziende registrate, il 21,8% (1,32 mln) è guidato da donne. L’incremento in due anni è pari all’1,5%, esattamente il triplo rispetto alla crescita del sistema imprenditoriale generale che non è andata oltre lo 0,5%. E tra i comparti in cui l’imprenditorialità femminile si sta imponendo sempre più spicca l’agroalimentare.
In base ai dati relativi all’anno 2016, la componente femminile nel settore agroalimentare ha raggiunto un totale di circa 230mila imprese e un tasso di femminilizzazione pari al 28,7%.
La maggior parte delle 230mila imprese guidate da donne (214mila anno 2016) è dedita ad attività di coltivazione e produzione di prodotti animali, ed è proprio in questo settore dell’agroalimentare che si è concentrata la riduzione maggiore delle imprese nazionali, fenomeno, questo, collegato ad un più ampio processo di riorganizzazione dell’agricoltura in Italia in atto da diversi anni e che sta concentrando le attività e aumentando la dimensione d’impresa.
L’indagine del Censis evidenzia, inoltre, che il numero delle imprese femminili cresce, e in modo importante, anche nel comparto dell’industria alimentare, mettendo a segno un +4% e portando il dato complessivo a 14mila 745 organizzazioni. In questo settore, il tasso di femminilizzazione è passato dal 21,8% nel 2014 al 22,3% nel 2016. Da sottolineare che l’incremento generale del totale delle imprese alimentari nazionali nel 2016 si è fermato al 1,9%.
Buona parte di questa performance positiva può essere attribuita alle attività di produzione di pane, prodotti di pasticceria e freschi, dove il numero delle imprese rosa raggiunge le 7mila 553 unità, con un incremento del 7,3% rispetto ai due anni precedenti al periodo esaminato dal Censis. Il tasso di femminilizzazione in queste attività è del 26,4%.
Sebbene con basi produttive meno consistenti, una crescente presenza femminile si è registrata anche in altri settori, in particolare: il lattiero-caseario (con un incremento del 4,8% in due anni) e la lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi (con un incremento, nel medesimo periodo, del 9,0%). In entrambi i casi, la crescita del numero delle imprese in totale è molto più contenuta: del 2,1% nel primo aggregato e dello 0,6% nel secondo.
«Le donne hanno avuto il talento di trasformare fattori di svantaggio, tra pregiudizi e retaggi culturali, in elementi di competitività, riuscendo ad anticipare i fattori di novità del mercato – ha affermato Maurizio Gardini, presidente Confcooperative -. E nelle cooperative, fanno ancora meglio». Una cooperativa su tre è, infatti, guidata da donne, ed è donna anche il 58% degli occupati, mentre la governance femminile si attesta al 26%. «Le donne - conclude Gardini - hanno trovato nelle cooperative le imprese che più si prestano a essere ascensore sociale ed economico, perché sono quelle che coniugano meglio di altre vita e lavoro. La conciliazione resta il prerequisito per accrescere la presenza delle donne nelle imprese e nel mondo del lavoro».