ll mercato fondiario italiano continua, per il quinto anno consecutivo, a rimanere in una situazione di stallo. Secondo quanto emerge dall’indagine annuale sul mercato fondiario condotta dal Centro di Politiche e bioeconomia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) infatti, nel 2016 l’attività di compravendita è stata piuttosto modesta e il livello medio dei prezzi dei terreni agricoli è rimasto quasi invariato, attestandosi poco sotto i 20.000 €/ha e con una variazione negativa rispetto al 2015 del -0,1%.
Le flessioni più importanti si sono registrate nella montagna interna e in pianura mentre a livello geografico sono le circoscrizioni del Nord est e del Centro Italia a registrare andamenti in ribasso. Valori medi in timido rialzo invece in collina, molto probabilmente legati all’interesse per i terreni vitati che continuano a trainare il mercato fondiario in varie zone di pregio, grazie anche ai favorevoli andamenti del mercato vitivinicolo. Confrontando l’andamento dei valori fondiari a prezzi correnti con quello dell’inflazione, il fatto che non si siano riscontrate variazioni importanti sul tasso di inflazione ha evitato l’ulteriore riduzione in termini reali del patrimonio fondiario contrariamente a quanto accaduto negli anni recenti. Considerando invece i dati Istat sull’attività notarile, nell’ultimo anno emerge un aumento importante sul numero di compravendite di terreni agricoli (+9%), con la crescita più rilevante nelle regioni del Nord ovest (11%) e del Sud (10%), caratterizzando quindi una positiva inversione di tendenza. Una probabile interpretazione del fenomeno potrebbe essere legata all’aumento di erogazioni di nuovi mutui per l’acquisto di immobili rurali che secondo Banca d’Italia hanno raggiunto nel 2016 un valore pari a 491 milioni di € (+14% rispetto al 2015), oltre che per i bassi tassi di interesse e le nuove aperture di credito del sistema bancario.
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