Le raccolte di granella volgono al termine, come sarà la campagna di commercializzazione del mais italiano?
Su Terra e Vita Magazine, nella consueta analisi dei mercati Stefano Serra conferma anche questa settimana le stime su una produzione nazionale 2020 buona sia per le caratteristiche specifiche che per le rese, ma a dettare l’andamento di mercato è il contesto comunitario ed estero sempre ben “tenuto”.
Lievi aggiustamenti sui listini settimanali
Gli scambi “routinari” incidono per ora poco sulle quotazioni, tanto che le piazze Italiane registrano solo aggiustamenti nominali su Bologna (+1 €/t) e Milano (-1 €/t). Il mais “con caratteristiche” reso Nord quota così sui 176-180 €/t e il “generico” sui 173-176 €/t. Le coperture a termine in Europa sono poco vivaci: su Euronext il novembre quota 170 €/t (-1) e il gennaio 172 €/t (-1); lo “spot” Fob Bordeaux a 173 €/t (-2).
Le incognite da Oltreoceano
Più agitate le acque sui mercati internazionali: con generalizzato aumento dei prezzi anche per le sfavorevoli condizioni di semina in Brasile (siccità) ed il calo dello stato delle colture in Usa, ove la raccolta è al 8-10%, in lieve ritardo sul 2019, con rese/ha medio-basse. Sul Cbot ha pesato anche l’incertezza climatica nei prossimi mesi (fenomeno de La Niña) per le aree del Sudamerica.
Mancano due pedine importanti
Sulla rubrica Botta e Risposta di Terra e Vita, rispondendo al quesito di un produttore, Serra ricorda che a definire il quadro globale del mais mancano infatti ancora le “pedine” Usa e Mar Nero. Nel complesso il contesto in cui si muove il mais sulle nostre piazze resterà incerto ancora per alcune settimane e non potrà fare a meno di subire nei prossimi 3-6 mesi i riflessi dello scenario globale che si delineerà con l’arrivo dei raccolti Usa e ucraino.
Sul breve termine possiamo individuare alcuni fattori a sostegno come la perdurante domanda Asiatica e tenuta dei prezzi nonostante le fluttuazioni valutarie (non solo del cambio euro/dollaro). Per contro, entro poche settimane, si attende il riflesso depressivo dell’arrivo delle nuove produzioni di Usa e Mar Nero, che ogni anno pesano sulle quotazioni nel secondo trimestre di campagna.
Il riallineamento dell’Ucraina
Secondo semestre che gestirà anche la incognita Covid 19 e possibile calo della domanda e degli scambi mondiali. Sul brevissimo i prezzi dovrebbero restare tenuti grazie al rincaro che si è registrato sulle piazze dell’Ucraina che ha ridotto lo “spread” tra origine Europa (Francia) e Ucraina a solo 8 dollari (rispetto ai tradizionali 18), dando vitalità e respiro all’export comunitario e invertendo la tendenza ribassista sulle borse merci comunitarie... sul breve-medio termine lo scenario è atteso senza particolari tensioni.