Crescono le compravendite nel mercato fondiario per il secondo anno di fila, ma le quotazioni restano stabili. Il prezzo medio si è attestato poco sotto i 20mila euro per ettaro, lo 0,1% in meno rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dall’indagine 2016 sul mercato fondiario curata dalle postazioni regionali del Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia del Crea.
Le flessioni dei prezzi dei terreni sono più marcate nella montagna interna, in pianura, nel Nord est e nel Centro Italia. In controtendenza i valori della collina e, in qualche misura del Nord ovest e delle Isole dove i prezzi medi tendono al rialzo.
I dati Istat indicano anche che le compravendite di terreni agricoli sono aumentate del 9% nel 2016. Si tratta del secondo anno di crescita dopo 8 anni di continue riduzioni che hanno fatto scendere le compravendite a circa il 60% di quanto si registrava dieci anni fa.
“Siamo sempre in presenza di un mercato fondiario abbastanza immobile - sottolinea Antonio Oliva, direttore della Federazione della Proprietà Fondiaria - anche se ci sono alcuni segnali di ripresa delle compravendite, soprattutto per quanto riguarda le piccole superfici, e di apprezzamento di valore per i terreni nelle zone di pregio, ad esempio di superficie investite a vigneto inTrentino o in Franciacorta”.
In particolare, secondo il rapporto del Crea, gli scambi sono cresciuti dell’11% nelle regioni del Nord ovest (11%) e del 10% nel Sud (10%)in linea con l’incremento dei mutui per l’acquisto di immobili rurali che secondo Banca d’Italia hanno raggiunto nel 2016 i 491 milioni di euro (+14% rispetto al 2015).
Si tratta di numeri ancora lontani rispetto al periodo pre-crisi (circa 700mila euro), ma già quasi doppi rispetto ai minimi del periodo 2012-2014 (in media 280mila euro all’anno). Le quotazioni aumentano come sempre per i terreni vitati delle zone collinari grazie ai favorevoli andamenti del mercato vitivinicolo.
“Visti i valori elevati di acquisto dei terreni – aggiunge Oliva - le aziende agricole si orientano di più verso l’affitto che resta ancora oggi lo strumento più valido per l’allargamento delle aziende agricole che vogliono essere più competitive. I dati Istat degli ultimi anni dicono anche che l’affitto è in forte crescita e ha raggiunto quasi il 42% della Sau totale secondo i dati Ist del 2013 gli ultimi disponibili. In alcune regioni la superficie in affitto è addirittura superiore a quella della proprietà diretto-coltivatrice come la Lombardia dove i terreni in locazione sono il 65%”.
L’indagine del Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia del Crea sul mercato degli affitti in agricoltura nel 2016 segnala infatti una crescita della domanda per terreni da condurre in affitto soprattutto da parte dei giovani imprenditori incentivati dal premio di primo insediamento offerto dai Programmi di Sviluppo Rurale, mentre rispetto al passato si attenua l’interesse da parte dei contoterzisti.
Nelle regioni del Nord la domanda di affitti è superiore all’offerta soprattutto nei terreni dedicati a colture di pregio che registrano anche un moderato incremento dei canoni medi. Nelle regioni del Mezzogiorno la tendenza è inversa quindi con una richiesta di affitti inferiore all’offerta.
In attesa di dati più l’Istat nel 2013 registrava una superficie condotta in affitto di quasi 6 milioni di ettari (il 42% della Sau totale), di cui circa 1 milione di ettari in uso gratuito, evidenziando un incremento del 70% rispetto al 2000.