Dopo cinque intensi anni presso l’Autorità distrettuale del Fiume Po il segretario generale Meuccio Berselli dal 14 luglio passa alla guida di AIPo (Agenzia Interregionale del Fiume Po). Con il nuovo incarico si occuperà principalmente di progettazione, realizzazione e manutenzione delle opere utili al Po ai suoi affluenti, ma anche di navigazione, contenimento alluvionale e altre importanti funzioni operative nell’intero bacino. Dall’incarico rivestito negli ultimi 5 anni, che comprendeva l’ideazione, la pianificazione e la programmazione delle infrastrutture nel medio lungo periodo, Berselli passerà a concentrarsi sulla non semplice fase esecutivo-realizzativa.
In attesa della nomina del nuovo segretario generale, presentata dal MiTE alla presidenza del Consiglio dei Ministri, abbiamo chiesto a Berselli di fare il punto sul suo mandato.
A cinque anni dall’inizio dell’incarico alla segreteria generale dell’Autorità Distrettuale del Fiume Po e in attesa di assumere la funzione di direttore generale di AIPo che riflessione può fare?
Sono stati anni molto stimolanti sia sotto il profilo professionale che sotto quello di crescita personale. Ogni iniziativa intrapresa dal primo giorno è stata sempre vista come un percorso per creare strumenti concreti e utili nel lungo periodo per indirizzare l’insieme delle politiche distrettuali verso una pianificazione di area vasta in grado di riportare valore al Po. Rispetto alle vecchie Autorità di bacino abbiamo assunto maggiori competenze e grazie all’ottenimento contestuale di autonomia economica gestionale e amministrativa abbiamo incrementato la dotazione organica che era sottodimensionata inserendo giovani preparati che hanno contribuito ad aumentare la reputazione dell’ente lavorando con impegno e continuità nei tre filoni primari che rappresentano le mission dell’Autorità distrettuale: la mitigazione del dissesto idrogeologico, il monitoraggio della scarsità idrica e gli equilibri che ne derivano e la qualità della risorsa acqua.
A suo parere oggi il Po rappresenta un confine o un ponte tra territori diversi?
Negli ultimi decenni soprattutto il Po è stato visto come un confine tra regioni diverse con particolarità territoriali differenti. Noi abbiamo cercato, anche rinnovando sostanzialmente la struttura interna e il modello organizzativo, di intercettare ogni potenziale occasione capace di legare le persone e i territori di province diverse in progetti comuni: abbiamo interpretato un po' il ruolo di cerniera per consolidare le stesse collaborazioni condivise. Il cammino è ancora lungo, ma la strada è tracciata.
Di cosa si ritiene più soddisfatto?
Le iniziative e gli obiettivi raggiunti sono molteplici e guardandomi indietro l’elenco è veramente lungo. Se devo citarne alcuni che ci hanno impegnato con costante lavoro quotidiano direi la nascita e lo sviluppo dell’Osservatorio sugli Utilizzi Idrici distrettuali che potrebbe avere un ruolo ancora più rilevante ma che ha contribuito a creare un minimo di strategia comune. L’ottenimento del riconoscimento di area MaB Unesco per gli oltre 80 comuni del tratto medio del Po, di cui abbiamo redatto la candidatura e sviluppato e coordinato il piano di azione promuovendone, di recente, innumerevoli progetti di sviluppo, conoscenza e fruibilità per la cittadinanza. Abbiamo approfondito con diversi progetti il tema degli inquinanti da plastiche che fino ad ora non avevano alcuna base documentale, sia storica che statistica, di analisi ufficiali. Abbiamo innovato i modelli di pianificazione per contrastare i possibili fenomeni alluvionali eseguendo un accurato monitoraggio di tutti gli argini del Po insieme a 13 università e al Cnr. Abbiamo coordinato la Consulta della Pesca per rendere omogenei i regolamenti e attivato un protocollo con le Prefetture e l’Arma dei Carabinieri per incrementare l’azione di contrasto al fenomeno illegale del bracconaggio ittico. Inoltre non tralascerei la nuova sede dell’Autorità sul ponte Nord di Parma, un ponte abbandonato che grazie al nostro interessamento potrebbe essere completamente rigenerato e diventare così il ponte delle Acque in cui il distretto stesso potrebbe trovare una collocazione ideale e suggestiva per la propria operatività quotidiana di area vasta, aperta alla comunità intera.
Tutte queste iniziative sono state efficacemente comunicate?
Certamente. Oggi più che mai se realizzi iniziative e non le comunichi rischi che nessuno possa beneficiare della conoscenza stessa dei tuoi progetti e quindi anche di un eventuale coinvolgimento personale. Abbiamo potenziato tutte le leve comunicative multimediali e di workshop itineranti all’insegna della trasparenza e della puntuale diffusione dei nostri contenuti. Mostrare ciò che si fa all’interno di un ente per le comunità esterne credo sia qualcosa di dovuto oggigiorno e in quest’ottica credo sia stato fatto un bel passo in avanti.
Il modello organizzativo rimane dunque l’aspetto fondamentale…
Per affrontare una competizione serve mettere a punto la squadra e avere le idee chiare sulla strategia. Poi il resto, con abnegazione e impegno, oltre che competenza provata, viene da sé. Aver avuto l’opportunità di organizzare e rendere operativo e più efficiente il distretto del fiume Po, il più esteso del paese, sotto il profilo della gestione idrologica e della pianificazione delle infrastrutture più necessarie per mitigare l’impatto dei mutamenti climatici, non può che rappresentare motivo di grande soddisfazione. I nuovi Distretti nati sulle ceneri delle vecchie Autorità di bacino hanno acquisito infatti, fin dalla loro nascita, maggiori competenze territoriali, ma il cammino per renderli incisivi sulle singole aree, dalla Valle d’Aosta alle Marche, è senza dubbio ancora da completare a livello normativo, di competenze e sfere di azione diretta, per poter coordinare ed equilibrare in modo finalmente proficuo e con le tempistiche più adeguate i singoli bacini idrografici regionali: sia quello del Grande Fiume che dei suoi importanti 141 affluenti.