Sessantaquattro operazioni che hanno permesso di immettere oltre 30 milioni di euro nel comparto vitivinicolo italiano. Oltre la metà delle aziende beneficiarie sono toscane, a cui seguono quelle trentine e lombarde. Molto attivi, tra gli istituti di credito, Monte dei Paschi di Siena e Credit Agricole. Questo il bilancio a nove mesi dalla nascita del pegno rotativo, introdotto con un emendamento al Decreto Cura Italia e attuato dal Decreto ministeriale del 23 luglio 2020 e operativo dal febbraio 2021.
Si tratta di una forma tecnica che accontenta le banche in quanto si può ritenere il credito “garantito” ai fini delle regole di Basilea e, quindi, accordargli condizioni migliori, sia le imprese agricole che possono lavorare il loro prodotto con tranquillità, senza l’assillo di risultare inadempienti.
«Quelli di cui abbiamo traccia sono i pegni telematici ovvero registrati sul Sian, attuati unicamente per i vini a denominazione di origine – spiega l’ex sottosegretario al Mipaaf Giuseppe L’Abbate, uno dei promotori del pegno rotativo –. È in fase di apertura, invece, la possibilità di attivare il pegno anche sull’olio extravergine d’oliva Dop e Igp, per il quale sle banche sono già pronte ad attivare le linee di credito. A questi occorre aggiungere le altre operazioni, dove si utilizza la modulistica cartacea allegata al Decreto di attuazione».
Il progetto credito
«In occasione del mio incarico da Sottosegretario alle Politiche Agricole nel Governo Conte II, ho avviato il “progetto credito” – continua L’Abbate – ossia una riforma del credito per punti qualificanti: garanzie, normative efficienti, rapporto banca–impresa, giovani, donne. Il primo step è stato l’accesso alla garanzia diretta del Fondo Pmi che ha consentito l’erogazione di oltre quattro miliardi di euro di finanziamenti Covid, la cui mancanza avrebbe causato al settore uno stato pregiudizievole per molte imprese».
L’Abbate sottolinea come sia bastato aprire il dialogo con le banche a fronte della loro intenzione, ragionata, di espandere gli impieghi (ovvero i prestiti) verso l’agricoltura. La nuova normativa, poi, ha risolto “ope legis” alcuni annosi problemi che caratterizzano il normale pegno su merci: lo spossessamento, il prezzo, la rotatività, la tenuta dei registri.
Pegno rotativo anche per i cereali
«Stiamo sperimentando l’applicabilità di alcuni di questi requisiti anche a prodotti non a denominazione, come i cereali oltre a vini e oli comuni – annuncia L’Abbate – su cui è necessario risolvere le questioni legate a prezzi e registri, entrambi utili per dare certezza economica e fattuale alla garanzia. Per i prezzi, si potrebbe far riferimento alla Borsa Merci Telematica Italiana che si è già occupata della promozione di finanziamenti per lo stoccaggio e commercializzazione dell’olio da parte delle Op e Aop».
«Il tutto senza contributi pubblici – ci tiene a rimarcare l’ex sottosegretario – tenendo fermo il principio che l’agricoltura chiede unicamente prodotti di finanziamento moderni e adeguati alle proprie esigenze, al pari degli altri settori dell’economia».
Il pegno rotativo è un esempio di quanto è stato fatto per facilitare l’accesso al credito delle aziende del settore primario, mentre la sua “evoluzione” indica che molto si può ancora fare con il contributo di tutti gli interessati. «Lo spirito è quello di chi conosce le potenzialità del credito – conclude L’Abbate – ampiamente dimostrate nella fase pandemica, e le vuole sfruttare appieno per coadiuvare tutti gli sforzi di innovazione e competitività dei nostri imprenditori agricoli».