Fine delle quote latte, liberalizzazione. E come previsto la produzione si impenna, in tutta l’Unione europea.
L’Irlanda, per esempio, prevede un aumento della produzione pari al 50%. L’Austria punta sull’esportazione del latte, come Olanda e Germania che individuano le possibilità di accesso nei mercati emergenti. E, più in generale, le previsioni stimano circa del 13% l’incremento della produzione di latte vaccino a 10 anni per l’Europa dei 28.
Sono dati e tendenze emersi da una ricerca commissionata a Roberto Della Casa, dell’Università di Bologna, da Adm, l’associazione che rappresenta il settore della distribuzione moderna (Federdistribuzione, Ancc-Coop, Ancd-Conad). E resa pubblica in occasione di un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Roma.
Ha confermato il trend, all’incontro di Roma, Mario Guidi di Agrinsieme: «C’è più latte sul mercato in Europa e ce ne sarà sempre di più, con un aumento dell’11-13% nei prossimi dieci anni. Se coniughiamo questa situazione di mercato a quella della riduzione dei consumi, si comprende come la filiera lattiero-casearia sia davvero a rischio sopravvivenza».
La ricerca di Della Casa ha sottolineato anche che l’Italia, malgrado uno sviluppo degli allevamenti di maggiori dimensioni, è ancora deficitaria di latte. E ha bisogno di ricorrere all’importazione per colmare circa un sesto del fabbisogno, con un aumento delle provenienze da alcuni Paesi dell’Est Europa a scapito di fornitori classici come Germania e Francia. Inoltre: «La domanda è in calo, in Italia le vendite di latte nella gdo stanno diminuendo del 5-6% nel 2015, ma incide anche la riduzione della richiesta da parte di grandi Paesi come la Cina».
Questa coincidenza tra flessione della domanda e aumento della produzione, si dice ancora nella ricerca Adm, «sta determinando una generalizzata riduzione dei prezzi del latte crudo alla stalla: nei principali Paesi europei (Francia, Germania, ma anche Slovacchia e Repubblica Ceca) nel 2015 abbiamo assistito a cali intorno al 20%». In Italia in particolare, ha detto ancora Della Casa, il prezzo del latte crudo alla stalla nel 2015 è crollato del 14% rispetto al 2014; e il prezzo all’origine di grana padano e parmigiano è diminuito rispettivamente del 7,2 e del 6,1%.
Di qui un dibattito, all’incontro di Roma, su come difendere la redditività dei produttori italiani di latte. Qui Ettore Prandini, vice presidente Coldiretti, ha denunciato: «Fatto cento il valore finale del litro di latte, la quota per l’agricoltura è scesa dal 19 al 14%, quindi qualcuno deve averne tratto profitto».
Di segno prevedibilmente opposto l’intervento di Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte: l’industria di trasformazione italiana «è storicamente in posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti europei perchè il latte nazionale costa molto di più. Servono imprese competitive, con costi di produzione sostenibili».
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