Pratiche sleali: no news, in questo caso non sono good news.
La partita della pratiche sleali difficilmente si concluderà entro il 2018. Molto probabilmente sarà giocata in un altro campo da gioco. E, soprattutto con un altro arbitro, visto che la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea dal 1 gennaio 2019, non sarà più dell'Austria, ma passerà alla Romania.
Poiché pare che fra i principali detrattori della proposta in itinere ci sia proprio Vienna.
«Abbiamo fatto passi avanti, ma non ancora sufficienti nei negoziati con il Consiglio e la Commissione europea per poter raggiungere un compromesso il più ambizioso possibile sulla direttiva Ue che metterà fine alle pratiche sleali nella catena alimentare in Europa. Di fronte alle resistenze della presidenza austriaca dell’Ue, ho scritto una lettera ai rappresentanti dei 27 Stati membri nel Comitato speciale agricoltura (Csa) per chiedere il loro sostegno».
Blocco del Nord Europa
Lo annuncia Paolo De Castro, negoziatore per il Parlamento europeo sul provvedimento, al termine del quarto trilogo di trattative conclusosi la scorsa notte. «Stiamo ancora combattendo contro i giganti della grande distribuzione che fanno blocco dietro i Paesi del
Nord Europa per limitare l'ambito d'applicazione della normativa», ha riconosciuto De Castro, primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo (ComAgri), «da parte nostra continuiamo le trattative, forti della convinzione che le aziende agricole, agroalimentari e le cooperative, indipendentemente dalla loro dimensione economica, devono essere protette dalle pratiche commerciali sleali. Se un'azione è sleale, lo è per tutti».
Altro trilogo il 12 dicembre
«Per realizzare il nostro obiettivo - ha spiegato il negoziatore del Parlamento - ho ricordato nella lettera che solo il 5 dicembre scorso una pluralità di partner si sono espressi a sostegno della nostra proposta e di un’estensione significativa dell’ambito di applicazione della futura Direttiva. Sinceramente non capiamo i motivi che portino la Presidenza austriaca a proporre una soglia di compromesso che va troppo poco al di là dei 50 milioni di fatturato proposti dalla Commissione, oltre i quali nessun operatore sarebbe più protetto». «Non possiamo accettare la proposta austriaca e chiediamo quindi - conclude De Castro - di sostenere una posizione ben più ambiziosa, per consentire un accordo politico in occasione dell’ultimo trilogo, il 12 dicembre. In caso contrario, saremmo comunque pronti a riaprire i negoziati nel nuovo anno, con la nuova presidenza rumena del Consiglio».
«Le norme devono valere per tutte le imprese»
A De Castro arriva il sostegno di Alleanza delle Cooperative. «Le norme di tutela a favore delle imprese agroalimentari contenute nella Direttiva sulle pratiche sleali in discussione in ambito comunitario devono essere applicate a tutte le aziende che operano nella filiera, indipendentemente dalle loro dimensioni. Se una pratica è considerata sleale, lo è infatti a prescindere dalle dimensioni dei soggetti coinvolti, sia di quelli che la applicano che di quelli che la subiscano».
Lo sostiene Davide Vernocchi, Coordinatore Ortofrutta Alleanza cooperative agroalimentari, dopo il quarto incontro di trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue per l’approvazione del testo della Direttiva sulle pratiche sleali che intende riequilibrare i
rapporti di forza tra mondo della produzione e distribuzione in tutti i paesi europei. «Apprezziamo il lavoro svolto dal primo vice presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue De Castro nel difendere l’ambito di applicazione delle nuove norme rispetto alla posizione contraria del Consiglio», aggiunge Vernocchi. «Ci auguriamo che nel nuovo incontro previsto del 12 dicembre a Strasburgo si possa arrivare all’approvazione finale di una direttiva fortemente auspicata da tutte le imprese che operano nella filiera e che vanno tutelate nella loro interezza, nessuna esclusa. Una volta infatti considerata censurabile una o più pratica sleale, questa deve essere vietata in maniera indistinta, indipendentemente da quanto sia grande o piccola l’impresa che la subisce».