Non è piaciuto al mondo agricolo il nuovo spot di Coop Italia, quello per intenderci del carrello e dello slogan dedicato alla spesa che può davvero cambiare il mondo.
Le reazioni sono state molteplici e abbastanza piccate.
Articolo pubblicato nella rubrica “L'intervista sopra le righe” di Terra e Vita 33
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«Siamo nell’ambito della manipolazione del consumatore – sottolinea Alfredo Lucchini, giovane imprenditore agricolo piacentino – un carrello pieno di pregiudizi sull’agricoltura».
«La pubblicità è ingannevole, offensiva e rappresenta una situazione irreale: la nostra agricoltura è da tempo attenta al rispetto della salute di consumatore e ambiente – sostiene Michele Barbetta di Confagricoltura Padova –».
Per poi arrivare all’attacco del presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini che nel corso dell’ultimo Forum internazionale di Cernobbio ha parlato di spot «vergognoso».
«Coop vuole essere un fattore di miglioramento»
Presidente Pedroni, pare proprio che l’ultima pubblicità della Coop non sia piaciuta al mondo agricolo. Cosa non ha funzionato? Non è che avete voluto parlare solo al vostro consumatore/socio?
«Il nostro spot è piaciuto a moltissime persone e ai nostri soci; abbiamo ricevuto davvero tante segnalazioni di gradimento e nessuno che l’abbia interpretato come uno spot contro gli agricoltori. È una favola e un’iperbole ma seria che parla del mondo e non solo dell’Italia. Le critiche sono venute da alcune associazioni agricole che hanno voluto vederci una cosa che non c’è: l’attacco al mondo agricolo italiano. Abbiamo sentito molti nostri fornitori di ortofrutta e di carni che invece hanno apprezzato lo spot perché dentro hanno riconosciuto l’impegno che insieme (noi e loro) pratichiamo da anni a favore di una buona agricoltura, con meno chimica, antibiotici e senza lavoro nero o caporalato. Se come credo c’è stato un equivoco la questione si risolverà presto; se invece da parte di qualche associazione agricola ci fosse l’idea che tutta l’agricoltura italiana non ha problemi penso che dovremmo fare una discussione ben più seria. Coop è stata e vuole essere un fattore di miglioramento di tutta la filiera agroalimentare, per questo abbiamo chiesto di migliorare gli allevamenti e di togliere gli antibiotici, di praticare tecniche moderne a basso o nullo uso di agrofarmaci, tra cui il glifosato. E molti agricoltori lo stanno facendo.»
Rinnovato sostegno all'ambiente
Qual è il reale significato della nuova campagna Coop? Un carrello della spesa può davvero cambiare società e ambiente?
«La nostra non è solo una campagna pubblicitaria, è un rinnovato impegno in favore dell’ambiente, del benessere delle persone e degli animali. Se guardate lo spot vedrete chiaramente l’invito rivolto a tutti di agire; scegliendo i prodotti si possono fare scelte di sostenibilità e responsabilità sociale che aiutano il cambiamento. Ovviamente i primi a prendere impegni siamo noi di Coop, ma solo se i consumatori e i fornitori faranno altrettanto si può avere l’ambizione di migliorare l’ambiente e dare risposte concrete ai giovani del movimento per il clima. Coop proseguirà in questo lavoro nei prossimi mesi; la nostra non è una scelta tattica, ma una convinzione di fondo su cui appoggeremo una strategia che coinvolge i nostri punti di vendita, il territorio, i nostri soci attivi.»
L’impegno anti-caporalato
«I dati 2018 del Ministero del Lavoro fanno registrare il perdurare di numerose irregolarità in ambito agricolo, in oltre il 54% delle ispezioni con un aumento del 4%.
Il progetto Buoni&Giusti Coop - continua Pedroni - compie 3 anni e ha coinvolto tutte le filiere agricole più critiche, toccando 832 fornitori e oltre 70mila aziende agricole. Abbiamo esteso i controlli anche a prodotti di lavorazione industriale come la passata di pomodoro. Chi compie irregolarità gravi o rifiuta i controlli viene espulso dal nostro circuito: sono 11 le aziende sospese. Chi compie irregolarità meno gravi viene invitato a correggerle rapidamente».
«Scelte ripagate»
Proviamo a dribblare le polemiche e a pensare positivo. Cosa sta facendo Coop per valorizzare i prodotti agricoli italiani? Terra e Vita è un giornale che parla agli agricoltori: cosa dire agli imprenditori del settore?
«Innanzitutto che l’agricoltura italiana ha grandi potenzialità se si lavora insieme a realizzare buoni prodotti, sostenibili e accessibili a tutte le famiglie. Per questo c’è bisogno di una forte collaborazione di filiera: è la strada su cui come Coop ci muoviamo da sempre.
In secondo luogo che le iniziative d’innovazione e miglioramento possono, debbono, prendere la strada della sostenibilità ambientale e sociale. Non c’è solo la via della chimica per aumentare la produzione, ma soprattutto quella dell’innovazione che consuma meno acqua, meno suolo, meno antibiotici, meno agrofarmaci. È la strada che fa apprezzare i buoni frutti della terra, freschi o lavorati, alle famiglie italiane e, ne sono convinto, anche ai compratori internazionali.
In terzo luogo, vorrei ricordare che i tanti agricoltori e fornitori che in passato hanno avuto fiducia nelle nostre scelte, anche quando potevano sembrare troppo coraggiose o in anticipo sui tempi, sono stati ripagati: pensate alle battaglie per ridurre i pesticidi cominciate a fine anni ’80, a quelle sul No ogm e alle galline allevate a terra dall’inizio del 2000, e anche a quelle più recenti sugli antibiotici negli allevamenti. Coop insieme a fornitori e agricoltori rappresenta una fetta importante del settore primario; una quota che quando innova trascina altre parti del settore agroalimentare. Il vantaggio reputazionale e anche economico di farlo per primi non è cosa da poco.»
Politiche di filiera
Si rafforzano le politiche di filiera con la gdo presente. Qual è il vostro atteggiamento e quali iniziative avete in questo ambito?
«Con i nostri prodotti a marchio Coop da sempre ci muoviamo nella logica di accordi di filiera con agricoltori e trasformatori. Sono oltre 500 i nostri fornitori di Prodotti a marchio Coop e con essi i rapporti sono quasi sempre duraturi, a volte anche per decenni; si tratta di piccole e medie imprese che sono cresciute anche grazie a questa stabilità di rapporto. Nella relazione con i fornitori il prezzo è importante, ma ancora più importante è la qualità e la sicurezza dei processi produttivi e dei prodotti. Non ci importa il prezzo delle uova se a fornirli è un allevatore che usa le gabbie e somministra gli antibiotici in modalità preventiva.»
Il dialogo con le professionali agricole
La (neo) principale catena distributiva italiana – Conad/Auchan – si è avvicinata sensibilmente alla principale professionale agricola – Coldiretti –. Qual è il vostro giudizio? Pensate di rapportarvi o stringere accordi con realtà sindacali del mondo agricolo?
«Con il mondo Coldiretti lavoriamo da sempre, collaboriamo nei fatti e qualche volte discutiamo animatamente. Loro, come le altre associazioni agricole, sono per noi un interlocutore importante, ma va sempre ricordato che la nostra principale missione è difendere i consumatori, informarli e oggi stimolarli verso scelte green. Non vedo contraddizioni nel cercare una sintesi tra questi due punti di vista e interessi, ma noi partiamo sempre dai nostri clienti e soci.
In generale ci interessano più i fatti concreti che gli accordi politici che la seconda o terza o quarta catena possono fare con altre associazioni.
Tra l’altro sono convinto che la leadership non sia solo un fatto di volumi, ma principalmente di innovazione e sostenibilità dell’offerta. La nostra ambizione è di rimanere il punto di riferimento principale per il mercato e per i consumatori ancora a lungo.»