Quote latte: era tutto sbagliato ma va tutto in archivio

Le proteste degli allevatori contro le quote latte a Bruxelles cinque anni fa.
A undici anni dal ricorso il dispositivo del Gip di Roma riconosce la totale inattendibilità e falsità della Banca Dati gestita da Agea e l’inefficacia dei controlli predisposti dalle Regioni. La mancata individuazione di precise responsabilità personali porta però all’archiviazione del procedimento dal punto di vista giuridico. Si apre però l’ennesimo terremoto politico: l’Assessore Friulano Stefano Zannier sospende la riscossione delle multe per le quote latte

Dopo undici anni si chiude l’ennesima vicenda giudiziaria riguardante il soppresso regime delle quote latte. Nel mentre si susseguono le ordinanze dei Tar e in particolare di quello del Lazio che cancellano i ricorsi presentati avverso le richieste di pagamento inviate agli allevatori morosi, oppure respingono i ricorsi stessi ricordando la precedente giurisprudenza in merito, arriva un’ordinanza del Gip del Tribunale di Roma che archivia un procedimento aperto contro ignoti per reati connessi alla gestione del regime delle quote latte.

Paola Di Nicola, magistrata e scrittrice

La Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale  di Roma Paola Di Nicola  nell’emettere  il 5 giugno 2019  il provvedimento di archiviazione ha però formulato alcune considerazioni, riportate nell’ordinanza stessa che, anche se ritenute dai media e dagli allevatori molto pesanti, non sono state ritenute tali da approfondire le indagini ed individuare fattispecie di reati ed eventuali soggetti che li hanno commessi.

La Sentenza

L’ Atto riguarda   un procedimento penale avviato nel 2008 contro ignoti per reati di abuso in atti di Ufficio, falso, omissione di atti di ufficio, associazione per delinquere e truffa;  nel documento del Gip si dice  che : “il procedimento ha visto una difficile e lunga attività investigativa e difensiva articolatasi in ben tre anni”. La premessa riguarda un tema importante e ben noto ai produttori italiani: le Quote latte. Nelle considerazioni viene citata la decisione della Corte  di Giustizia Europea, Quarta Sezione  (Sentenza  del 24 gennaio 2018 C-433/15 –   Commissione europea contro Repubblica Italiana),  che accoglieva il ricorso di Bruxelles sostenendo che: «il nostro Paese ha assunto  comportamenti negligenti e lacunosi  come   confermato dalla stessa Corte dei Conti Italiana e dalle commissioni di inchiesta governative e parlamentari».

Il GIP afferma: «I dati posti a fondamento delle quote latte in Italia sono non veritieri in quanto fondati su autodichiarazioni spesso false e su un sistema di calcolo errato». «Non è un errore, è un dato di realtà – afferma la giudice – rispetto al quale non si rintraccia, però, una centrale criminale con individuate responsabilità personali, ma diversi ambiti, tecnico-amministrativi, che hanno creato negli anni fortissimi ed occulti centri di potere tutti convergenti nel violare regole e controlli, con i sistemi più disparati, per fare arricchire alcuni produttori e allevatori a discapito degli altri, tanto da viziare gravemente il mercato».

Nell’ordinanza il Gip Paola Di Nicola del Tribunale di Roma, nota per la sua professionalità e profonda attenzione con cui tratta i procedimenti che le vengono affidati, ha ritenuto di formulare alcune considerazioni e valutazioni che non alterano comunque il merito della sua decisione ma che comunque sono desumibili dagli atti del procedimento in maniera oggettiva.

Un approfondimento giurisprudenziale che ora dà più forza al partito di coloro che ancora si oppongono al pagamento delle multe affidandosi alla giustizia amministrativa e ordinaria.

In Friuli multe sospese

Stefano Zannier

In Friuli l’ assessore regionale alle risorse agroalimentari Stefano Zannier dopo l’ordinanza di archiviazione del Gip del tribunale di Roma afferma: «A fronte delle nuove sentenze procederemo alla sospensione del recupero coattivo delle multe». “La Regione non procederà a fare alcun recupero di somme a fronte di sentenze che stabiliscano che quelle somme non sono dovute. La decisione in questo senso non spetta a noi, ma ci adegueremo ai pronunciamenti dei giudici”.

«I dati posti a fondamento delle quote latte in Italia non sono  veritieri in quanto fondati su autodichiarazioni spesso false e su un sistema di calcolo errato». Peggio ancora: «La falsità dei dati è nota a tutte le autorità amministrative e politiche, rimaste consapevolmente inerti per vent’anni per evitare di scontentare singole corporazioni o singoli centri di interesse, così determinando ingenti danni allo Stato italiano che ha pagato le multe e agli allevatori-produttori che fino a oggi hanno rispettato le regole».


Il dispositivo del Gip di Roma che porta all’archiviazione

«Alla luce di quanto accertato, non può che concordarsi con quanto sostenuto unanimemente dai difensori degli opponenti, ovverosia che il numero di 5.753.822 di bovini improduttivi e senza alcun "evento di parto”, pari al 61% degli animali da latte italiano, inseriti nelle Banche Dati Nazionali in uso ad Agea e a Izs, costituisca la prova della totale inattendibilità e falsità dei dati del sistema.

D'altra parte è una questione di mera logica, come sopra scritto, concludere che falsificare il dato dei capi da latte incida in modo determinante sui quantitativo di latte prodotto nel nostro Paese. Vengono quantificati i contributi economici dell'Ue illecitamente erogati a società, enti, allevamenti, produttori inesistenti o artificiosamente costituiti, per quasi 6 milioni di capi improduttivi inseriti nel patrimonio bovino produttivo nazionale.

Si tratta di ingentissime somme di denaro erogate per perpetuare negli anni un sistema criminoso che operava sotto gli occhi di tutti e che non e stato in alcun modo ostacolato o quantomeno controllato dalle autorità preposte.

Ad avviso dei difensori si tratta di 200 euro per vacca ogni anno, pari al valore di ciascuna quota latte, quindi, 200 euro per 5.763.822 = euro 1.152.764.400 per ciascun anno.

Non è un errore, è un dato di realtà rispetto al quale non si rintraccia, però, una centrale criminale con individuate responsabilità personali, ma diversi ambiti, tecnico-amministrativi, che hanno creato negli anni fortissimi e occulti centri di potere tutti convergenti nel violare regole e controlli, con i sistemi pili disparati, per fare arricchire alcuni produttori e allevatori a discapito degli altri, tanto da viziare gravemente il mercato.

A ciò si aggiunge l'altro inquietante dato concernente i controlli, meramente formali, svolti dagli assessorati all'agricoltura di tutte le16 Regioni italiane, i cui esiti, nonostante il numero di anomalie segnalate, si sono conclusi con irrisorie correzioni e sanzioni che hanno mantenuto ferma la falsità su cui ha proliferato per anni l'intero sistema.

Per quello che risulta dagli atti non vi è dubbio che vi sia stata, per decenni, una totale incapacità e superficialità, e verosimili connivenze, da parte degli organi di controllo degli assessorati all'agricoltura delle Regioni nell'ottemperare ai propri obblighi di accertamento sui dati forniti dagli allevatori e dai primi acquirenti.

Se dette attività di vigilanza e controllo fossero state effettivamente svolte, come competeva istituzionalmente agli enti locali regionali, tutte le questioni di carattere economico e amministrativo sopra esaminate, non si sarebbero poste perchè sarebbe state impedito di violare, per decenni, le regole che le istituzioni dell'Ue e poi quelle interne avevano posto a tutela del corretto conteggio delle quote latte e del produttori onesti.

Quello che certamente emerge è la cedevolezza della compagine amministrativa e politica dei soggetti pubblici coinvolti nella drammatica vicenda oggetto del procedimento che non sono stati in grado, pur avendo tutti gli strumenti a loro disposizione per farlo, di garantire il rispetto delle regole.

Si ritiene che la sede giudiziaria penale, peraltro a distanza di anni dai fatti, non possa fornire alcuna effettiva ed efficace risposta ai legittimi interrogativi, trasformatisi in una drammatica e cruda realtà, dei produttori e degli allevatori onesti che hanno denunciato il gigantesco ed endemico meccanismo di falsificazione dei dati posti a base delle quote latte.

La responsabilità penale e personale e nonostante le approfondite indagini svolte, sino ad oggi è emerso soltanto un quadro desolante di diffusa incapacità, neghittosità, perseguimento di interessi di singoli centri di potere e assenza di trasparenza rispetto agli obblighi gravanti sulla Pubblica Amministrazione.

Si sono intrecciate negli anni malcostume, inerzia, negligenza, approssimazione, connivenze, collateralismo, assenza del senso delle istituzioni e di rispetto delle regole minime di trasparenza e buona andamento della Pubblica amministrazione da parte degli organi preposti ai controlli che per legge avrebbero dovuto provvedervi, tale da rendere difficile, se non impossibile, I'individuazione di responsabilità singole per fatti determinati, come la sede penale impone.

Il livello di vertice, a sua volta, a parte avere insediato Commissioni di inchiesta parlamentari che hanno svelato il meccanismo di plateale falsificazione dei dati, non e riuscito a produrre nessun atto concreto, se non quello della passiva e inerte accettazione del malcostume diffuso, mai fermato, mai sanzionato.

Non c'è chi non veda come detto fenomeno di assenza di controlli politico amministrativi, dilagato per anni, abbia prodotto drammatiche e insanabili conseguenze in termini non soltanto di distorsione del tessuto economico e della concorrenza tra imprese di allevatori e produttori di latte che hanno operato non in condizione di parità, ma anche di disaffezione rispetto alla cosa pubblica e al doveroso rispetto delle regole.

ministeroInfine, con riguardo alla legittimità o meno del cosiddetto "Gruppo ristretto", cioè di un nucleo di funzionari delle Regioni, di Agea, del Ministero dell'Agricoltura, ecc. che per anni avrebbe gestito tutto il complesso della verifica della coerenza produttiva senza alcuna trasparenza, non si può che rilevare che ciò in se, per le ragioni sopra scritte, non costituisce reato specie in considerazione del fatto che dell'esistenza di detto "gruppo" tutte le istituzioni, a partire dallo stesso Ministero dell'Agricoltura, erano a conoscenza, come emerge dagli atti acquisiti».

Quote latte: era tutto sbagliato ma va tutto in archivio - Ultima modifica: 2019-06-10T08:43:44+02:00 da Lorenzo Tosi

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