C'è anche l'ex assessora all'agricoltura della Regione Sardegna Gabriella Murgia tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, abuso d'ufficio, rivelazione di segreto d'ufficio e corruzione, notificata a 31 persone in Sardegna e in altre regioni d'Italia dai carabinieri del Ros.
Murgia, oristanese, 56 anni, per quasi quattro è stata componente della giunta Solinas, poi sostituita in fase di rimpasto. La nomina avvenne in modo sorprendente, visto che Murgia non aveva competenze specifiche nel settore primario. Attualmente era dipendente dell’Agenzia regionale per il lavoro e presidente della commissione Pari Opportunità.
L'operazione Monte nuovo, partita nel 2020 come prosecuzione dell'indagine Dama, ha ricostruito - spiegano i carabinieri - ''un presunto gruppo dedito alla commissione di reati di varia natura, attivo nel territorio sardo, che si ritiene costituito da alcuni personaggi locali di spicco (noti per pregresse condanne per sequestro di persona a scopo di estorsione), oltre ad alcuni esponenti del mondo delle professioni e delle istituzioni''. L'organizzazione ramificata (a otto indagati è contestato il reato di associazione di tipo mafioso) aveva interessi in diversi ambiti.
''I rapporti tra le diverse componenti, in comunanza di scopi, avrebbero garantito - si legge in una nota dei carabinieri -: di attingere, in caso di necessità, al sostegno del sodalizio per ottenere presunti vantaggi di varia natura; alla componente criminale di infiltrarsi e condizionare vasti settori della vita sociale dell'Isola, anche nei termini di un accesso privilegiato all'interno dell'amministrazione regionale''.
Secondo gli inquirenti alcuni componenti del gruppo avrebbero agito in continuità con la storica Anonima sequestri di Grazino Mesina e tra le persone coinvolte c'è anche un suo nipote. Secondo quanto emerge dalle indagini operavano ''interferendo nei procedimenti decisori dell'amministrazione regionale in particolare nei settori dell'agricoltura e della sanità'', ''intervenendo reiteratamente presso diverse amministrazioni pubbliche, con particolare riferimento a quelle regionali, al fine di assicurarsi incarichi pubblici, favori o altri interessi ad associati, parenti di questi ultimi o persone gradite al gruppo'', ''favorendo la latitanza di Mesina, poi arrestato dal Ros il 18 dicembre 2021, con il quale il gruppo aveva rapporti diretti e\o indiretti'', ''procurando voti in occasione di consultazioni elettorali'' e ''nel traffico di sostanze stupefacenti (in particolare marijuana) da commercializzare sul territorio nazionale''. Nell'ambito dell'operazione, oltre a contanti, armi e munizioni, sono stati sequestrati 130 chili di marijuana.