In Italia servono più investimenti in infrastrutture e in nuove tecnologie per superare il gap che compromette la competitività delle aziende agricole italiane rispetto a quelle degli altri paesi europei. A sostenerlo è Confagricoltura che, in occasione del seminario che si è svolto oggi a Roma “Le politiche di coesione per la competitività e la sostenibilità dell’agricoltura: reti, infrastrutture e territorio”, ha fatto il punto sulla necessità di investire in un sistema infrastrutturale moderno ed efficiente, che garantisca la piena mobilità di persone e merci e l’accessibilità all’Europa di tutte le aree del territorio nazionale, rendendo il nostro Paese competitivo sui mercati internazionali.
Maggiori sinergie tra il settore agricolo e le politiche di coesione
Per realizzare questo piano strategico, secondo Confagricoltura, bisogna lavorare per creare maggiori sinergie tra il settore agricolo e le politiche di coesione, che, con i fondi strutturali, rappresentano una delle principali voci di finanziamento pubblico per le infrastrutture.
Confagricoltura spiega che, nel quadro della prossima programmazione post 2020, i fondi delle politiche di coesione saranno ancora più indispensabili, dal momento che per l’Italia si prevede un taglio del 7% delle risorse per la Politica Agricola Comune rispetto alla situazione attuale, che corrisponde a poco meno di 400 milioni di euro per anno e a circa 2,7 miliardi di euro in meno nell’intero settennio. Con una riduzione del 3,9% per gli stanziamenti dei pagamenti diretti e del 15% di quelli per lo sviluppo rurale.
Il calo degli investimenti infrastrutturali in Italia
Negli ultimi 10 anni gli investimenti infrastrutturali in Italia sono calati in maniera costante ponendoci ben al di sotto della media europea. Nello specifico, nel 2007 tali investimenti ammontavano a 13,66 miliardi di euro, nel 2010 a 3,39 miliardi di euro, nel 2015 a 5,15 miliardi di euro; mentre la Germania, sempre nello stesso anno, era a 11,69 miliardi di euro, la Francia a 10,01 miliardi di euro il Regno Unito a 9,07 miliardi di euro.
«Superare il gap infrastrutturale - ha evidenziato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - significa avere imprese più competitive e quindi un maggiore sviluppo dell’intero Paese». Giansanti ha poi ricordato che l’Italia ad oggi è al 21° posto per quanto riguarda le strutture portuali e aeroportuali, al 19° posto per quelle ferroviarie, al 18° per la rete stradale. Inoltre, altro punto critico che ci vede indietro rispetto alla media europea, è quello relativo alla copertura internet, che interessa solo il 77% del territorio nazionale rispetto all’82% dell'Ue.
Sulle politiche di coesione è intervenuto anche il componente di giunta Donato Rossi, sottolineando che «Gli attuali fondi del periodo di programmazione 2014-2020 sono stati usati ancora solo parzialmente ed è importante utilizzarli nella loro interezza, perché tali risorse sono in grado di cambiare il volto del Paese e, per quanto riguarda il settore agricolo e agroalimentare, di realizzare le infrastrutture necessarie per raggiungere l’obiettivo di una sempre maggiore produttività e sostenibilità. In tale contesto – ha concluso Rossi – diventa, quindi, indispensabile individuare gli investimenti infrastrutturali e di sviluppo economico e sociale del territorio prioritari per il settore agricolo, da cui partire per la politica del post 2020».
Nell’analisi del gap infrastrutturale del Paese emerge inoltre un’evidente differenza anche in termini di investimenti tra il Nord e il Sud dell’Italia. Infatti, mentre al Nord vi è una combinazione di risorse pubbliche e private, al Sud i fondi utilizzati per le infrastrutture sono principalmente quelli pubblici e in particolare quelli derivanti dalla politica di coesione.
L’Organizzazione degli imprenditori agricoli ha sottoscritto alla fine dello scorso giugno un protocollo di intesa con l’Agenzia per la coesione territoriale con l’obiettivo di favorire una maggiore e strutturata diffusione sul territorio per il settore agricolo, agroalimentare e agroindustriale delle conoscenze e delle opportunità derivanti dall’attuazione delle politiche di coesione, anche sviluppando azioni e iniziative di supporto e accompagnamento nell’attuazione dei programmi.