«La richiesta di certificazione antimafia, scattata il 20 novembre per circa un milione di agricoltori beneficiari dei fondi europei, paralizza l'Agea e tutti gli organismi pagatori, aggravando il carico burocratico ma, soprattutto, determinando l'arresto del flusso delle erogazioni dei fondi Ue, a danno di tutte le aziende agricole». Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha commentato così la legge 161/17 (G.U. n. 258 del 4/11/2017) che «vanifica totalmente l'impegno profuso dal governo per rendere più efficiente il sistema di gestione delle risorse europee». In questo modo, ha proseguito Giansanti, «si ingolfano pure le prefetture che sono chiamate a gestire una mole enorme di documenti» che ha aggiunto: «pur condividendo pienamente le finalità della normativa antimafia, ci sembra assurdo paralizzare il sistema degli organismi pagatori proprio ora che sta operando con efficacia e penalizzare le imprese agricole. Ci attendevamo provvedimenti nel Dl fiscale all'esame della Camera, ma la norma introdotta nel maxiemendamento riguarda solo le piccole imprese che ricevono fondi europei entro i 5mila €. Così non si risolve il problema per le imprese più produttive e competitive». Confagricoltura ha quindi sollecitato il governo «a porre in essere tempestivamente un ulteriore intervento anche legislativo per evitare i gravissimi disagi e danni per gli agricoltori per l'ulteriore aggravio di burocrazia».
«Sarebbe meglio procedere in senso opposto – secondo il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio - impedendo alle aziende chiaramente colluse con le organizzazioni criminali di arrivare a presentare domanda. In questo modo si eviterebbero controlli a tappeto poco efficaci e molto costosi».