Rottura sentimentale di Beatrice Toni
Dicono che gli agricoltori portano pazienza. Il Cristo in croce suggeriva a un Don Camillo furioso: «Fai come il contadino quando il fiume rompe gli argini e invade i campi: salva il seme» (allora la risemina era lecita).
È andata proprio così. Abbiamo salvato il seme, l’abbiamo consegnato al centro di ritiro (termine volutamente vago).
Ma la montagna ha partorito il topolino: avanzano pochi ridicoli spicci, se va bene. E altri mal di fegato perché il prezzo del grano duro era alto, ma è precipitato e oggi non lo acquista nessuno; la soia è sotto inchiesta per umidità o impurità; il mais ha quotazioni da coltura al declino ed è finito in un cumulo “a parte” sospettato di micotossine.
Così vanno i “semi”, la frutta e la zootecnia naturalmente.
Per l’ennesima volta salviamo la filiera, tranne l’agricoltore/allevatore. Quello che la Pac definisce “attivo”, ma di fatto subisce i deliri della burocrazia (a più livelli), i capricci climatici e la volatilità dei prezzi anche quando non dovrebbe perchè... il mercato non è uguale per tutti e soprattutto è meno uguale per chi paga speculazioni, errori o conflitti di interesse altrui.
Certo il malcontento è grande sotto l’intero cielo europeo. Pochi giorni fa 1.500 trattori hanno invaso Parigi. Crollo dei prezzi, debiti, normative e controlli nel mirino. Hanno ottenuto aiuti a breve e la promessa di sostegni. “La Francia non abbandonerà mai i suoi agricoltori” ha detto il primo ministro.
In Italia la “rottura sentimentale” sembra vicina. Molto.
Dare risposte di Giuseppe Elias
Non c’e` molto tempo... La situazione dei prezzi delle commodity agricole (e non) italiane è sempre più drammatica. Il mercato interno da sempre è profondamente sbilanciato. Tanti venditori, agricoltori e allevatori (poco o niente organizzati), pochi compratori, industrie mangimistiche, alimentari e consorzi agrari (afflitti da un certo grado di conflitto di interesse visto facendo capo, quasi tutti, a un’organizzazione agricola che dovrebbe difendere gli agricoltori) e soprattutto pochissimi distributori dei prodotti alimentari finiti che, nonostante incamerino una quota molto importante del prezzo finale degli alimenti, rifiutano sempre il confronto.
In tale situazione è elevata la possibilità che si generino cartelli: chi sono i soggetti regolatori? Quali strategie vanno attivate per evitare tutto questo? Ricordo, ad es., che in Italia il mercato della carne è in mano a un solo soggetto dominante. E che dire del mercato mondiale? Nonostante le previsioni di aumento dei consumi mondiali di alimenti e stante la rigidità dell’offerta di materie prime, negli ultimi due anni i prezzi hanno registrato il più alto tasso di volatilità degli ultimi 40. Sono infatti entrati nel mirino della speculazione, al momento super liquida a causa della quantità enorme di denaro immessa dalle banche centrali nel sistema bancario e finanziario. Ma è etico speculare su prodotti alimentari? Non sarebbe più logico permettere solo il mercato di tipo fisico? Bisogna dare risposte efficaci in tempi molto brevi e non sostegni economici di emergenza, se vogliamo salvare un’eccellenza italiana…“la nostra agricoltura”.