Sono rimasto colpito dal sondaggio, promosso da Terra e Vita e pubblicato sul n. 24/2017, sulle aspettative dei prezzi del grano tenero e duro da parte degli agricoltori.
Il sondaggio evidenzia che la stragrande maggioranza degli agricoltori prevede una ripresa dei prezzi sia del tenero che del duro. Quasi la metà degli interpellati vede il tenero sopra ai 220 €/t; il 60% pensa che il grano duro si attesterà sopra i 250 €/t e quasi un terzo lo vede oltre i 280 €/t. Le quotazioni attuali (giovedì 24 agosto 2017) sono di 181-185 €/t per il tenero fino (n.3) e di 230-235 €/t per il duro fino.
Perché gli agricoltori presagiscono un aumento dei prezzi? Da cosa dipendono i prezzi di mercato? I prezzi possono scendere al di sotto del costo di produzione?
I prezzi di mercato dipendono dalla domanda e dall’offerta; il mercato del grano è mondiale.
Se un agricoltore vuole avere cognizione dei prezzi deve analizzare i fattori che influiscono sul mercato mondiale: produzione, stock, consumi, costi di trasporto, andamenti climatici, previsioni sul clima, noli marittimi, cambio euro/dollaro.
Da questo punto di vista, la produzione mondiale di grano duro nel 2017 è stata inferiore a quella del 2016 (38 contro 40 milioni di tonnellate) ed è stimata inferiore ai consumi (39 milioni di t). Per queste ragioni la campagna di commercializzazione 2017/2018 ha iniziato con un prezzo di 230-235 €/t (+45 €/t rispetto alla chiusura della precedente), ma non ci sono certezze sul fatto che i prezzi vadano sopra i 250 €/t, come prevedono gli agricoltori interpellati dal sondaggio.
Bisogna tener conto delle abbondanti scorte (8,7 milioni di tonnellate) e del fatto che la maggior parte degli acquirenti ha coperture di lungo periodo.
In altre parole, il prezzo dipende dalla domanda e dall’offerta e può anche permanere al di sotto dei costi di produzione (e anche per più anni) se l’offerta è abbondante.
Alla luce di questa constatazione, non è corretto l’atteggiamento dell’agricoltore di fare scelte di breve periodo, ad esempio la scelta di seminare o non seminare sulla base del prezzo attuale.
I prezzi sono contrassegnati da una forte volatilità, poiché i mercati sono globali e le politiche di stabilizzazione (ammasso pubblico, set-aside, esportazioni sovvenzionate) sono state abbandonate ormai da dieci anni. Quindi, se vogliamo continuare a fare i cerealicoltori, è necessario trovare strategie di successo in condizioni di volatilità.
Che fare? Stabilizzazione del reddito tramite programmi a 5-10 anni e contratti.
L’agricoltore deve fare un’attenta valutazione economica della sua situazione aziendale: costi colturali, costi fissi e variabili, confronto tra le varie colture, possibili innovazioni e cambiamenti. Poi deve confrontare i costi con i prezzi medi degli ultimi 5-10 anni. Non si deve commettere l’errore di fare il confronto con i prezzi dell’ultimo anno o, addirittura, del momento della semina. Ad esempio, il prezzo attuale del grano duro (agosto 2017) è 230 €/t, il prezzo medio degli ultimi 12 mesi è 193 €/t, degli ultimi 5 anni 260 €/t e degli ultimi 10 anni 261 €/t (con una punta massima di 494 €/t e minima di 141 €/t).
Il confronto tra costi e ricavi aziendali va fatto con il prezzo medio degli ultimi 5-10 anni, cioè 260 €/t. Se i conti economici sono negativi, occorre cambiare la strategia aziendale, cercare alternative, imitando gli agricoltori più innovativi; in alcuni casi, bisogna anche decidere di smettere l’attività agricola.
Poi, bisogna gestire la volatilità dei prezzi: aggregazione del prodotto, accorciamento della filiera e contratti. Osservo che spesso l’agricoltore produce grano come se giocasse al “superenalotto”: va a tentativi, sperando nella sorte!
Non ci si deve affidare alla speranza di un prezzo migliore; il prezzo è un dato del mercato. Ci si deve affidare alla bontà delle proprie scelte imprenditoriali.
di Angelo Frascarelli
Università di Perugia
angelo.frascarelli@unipg.it
ma frascarelli che stai a di……..
un agricoltore non può avere la sfera di cristallo… qui ci sono cartelli.. lo dimostra proprio il prezzo del grano oggi.. in italia il miglior grano al mondo per qualitä vista l annata eccezionale viene pagato 21 euro all agricoltore….
poi alternative???? un azienda in collina non irrigua con terra argillosa se non fa grano cosa fa??? becchime?
ci si mettono pure sti professoroni a remare contro…
ma per piacere, scenda dalla cattedra e vada un po’ a sporcarsi le mani………