Il 30 marzo sono stato eletto presidente di Confagricoltura. Le persone che incontro spesso mi chiedono: come sarà la Confagricoltura di Giansanti? Ecco – rispondo – non sarà la “mia”, ma l’Organizzazione di tutti, tra e per i soci. Per questo, ad esempio, ho subito voluto che tutta la nuova Giunta intervenisse alla prima conferenza stampa. Dobbiamo passare da un modello organizzativo top down (decisioni assunte dall’alto verso il basso) a uno bottom up.
Raccoglieremo le istanze che ci vengono dal territorio, verrà elaborata dagli organi confederali la strategia e, insieme al territorio, si definiranno le priorità di azione e gli obiettivi da raggiungere.
Tutto questo con i ritmi dei tempi attuali. Facendo un paragone, vedo la Confagricoltura come un Frecciarossa che viaggia ad alta velocità; autorevole e con una forte identità; a tutela dell’impresa agricola italiana; che sa innovarsi e rinnovarsi anche dal punto di vista generazionale; capace di conquistare e rafforzare la fiducia degli associati.
L’altra domanda che mi fanno è: ci sarà continuità o discontinuità con la precedente gestione? Premetto un sincero ringraziamento a Mario Guidi con cui sei anni fa ho iniziato il percorso come componente di Giunta e poi come vicepresidente. Detto ciò e rispondendo alla domanda, ritengo che non ci sia né continuità, né discontinuità; la mia e quella della Giunta è una nuova fase della vita organizzativa.
Come sarà caratterizzata la “fase Giansanti”?
Da cinque parole chiave:
- consapevolezza di ciò che l’organizzazione rappresenta e della necessità di fare sistema; responsabilità della rappresentanza;
- avanguardia nel proporre progetti innovativi;
- orgoglio dell’appartenenza;
- successo come risultato.
Al centro del mio programma c’è sempre l’impresa agricola con la convinzione che una crescita allo 0,8% non è assolutamente sufficiente, ancor più tenendo conto che l’agricoltura può dare forza alla ripartenza del Paese. Certo, abbiamo un’arma in più – le tradizioni, le storie, lo style che caratterizzano gli straordinari prodotti del made in Italy – ma non siamo in grado di sfruttarla a dovere, tanto è vero che nel mondo impera l’italian sounding (con un’italianità, all’estero, solo echeggiata).
Serve un impegno deciso della politica per la competitività, che permetta di farla crescere procedendo a: semplificazione amministrativa, riforma del mercato del lavoro, costi della previdenza in linea con l’Europa, politiche energetiche e per l’ambiente, creazione di filiere, accesso al credito ed a nuovi strumenti finanziari e assicurativi, sviluppo dell’innovazione e delle nuove tecnologie. Servono condizioni che facilitino l’accesso e la conoscenza dei mercati globali; occorrono l’innovazione di processo e di prodotto con una ricerca non cattedratica, ma legata alle esigenze e alle richieste aziendali.
A sostegno di un’impresa agricola moderna, agguerrita e competitiva, per affermare il suo ruolo, ci sarà una Confagricoltura in grado di fare un’adeguata attività di lobby, di scrivere e non di leggere le leggi dello Stato, forte nei sistemi di relazione, autorevole. Attrezzata, al centro come sul territorio, per dare risposte, supporto e nuovi servizi.
Alla nomina, l’emozione è stata sopraffatta dall’orgoglio di trovarmi a Palazzo della Valle, la sede di Confagricoltura che profuma di storia dell’agricoltura e del Paese. Il passato è importante, sono le radici, il tratto identitario, ma sono consapevole che i rami della pianta sono il futuro. Vogliamo guardare oltre.
di Massimiliano Giansanti
Presidente nazionale Confagricoltura
@masgiansanti