Dal TPP al TTIP di Beatrice Toni
Il Tpp è chiuso: farà da apripista al Ttip? L’accordo di libero scambio fra Usa e Ue divide su questioni come il cibo e i diritti dei consumatori.
Il cibo perché c’è molta agricoltura nell’accordo. Dice un rapporto Usda che il settore primario statunitense (che vive di export) ha perso molto terreno nei confronti della vecchia Europa: dimezzate in 20 anni le esportazioni di cereali e oleaginose, carni avicole, frutta. Frenate soprattutto da barriere non tariffarie che rallentano i flussi delle commodity in uscita dagli States per il Vecchio Continente. Una corrente che vorrebbero potenziare.
In Europa, invece, soprattutto in Italia, si accende un faro sulle opportunità per le eccellenze alimentari proiettate sul mercato Usa. Certo, a patto di saper utilizzare qualche leva di marketing e leggi efficaci per distinguerle dai falsi.
Non basta tuttavia a placare i timori dell’Europa (e delle sue piazze) a proposito dell’import che verrà: libero scambio significa anche liberi ormoni, antibiotici, cloro e ogm? I livelli di tutela europei non sarebbero in discussione: è stato promesso e ribadito.
Eppure non conosciamo i nuovi standard che saranno fissati e quindi quale sarà la materia prima, di origine straniera, delle eccellenze del futuro. Vista anche la clausola che consente alle grandi aziende di far causa ai governi contro eventuali leggi che danneggino i loro interessi.
Questa è l’importanza di ciò che ruota attorno al cibo, in qualità e quantità. Crescerà, con essa, anche il reddito degli agricoltori?
Opportunità per tutti di Paolo De Castro, Relatore Ttip Comagri
Gli accordi di politica economica siglati e quelli in fase negoziale ci impongono una doverosa riflessione sulle opportunità offerte da un mondo che diventa, giorno dopo giorno, sempre più connesso, in cui le distanze si annullano, le barriere cadono e lo scambio delle merci diventa libero. E’ del tutto evidente che le differenze presenti tra realtà economiche vadano armonizzate in maniera ponderata, per continuare a garantire - specialmente quando si parla di agroalimentare - standard elevati ai cittadini che, prima di tutti, vanno tutelati. Si tratta di un percorso delicato e complesso, che deve portare all’individuazione di un equilibrio capace di portare benefici su più livelli, creando opportunità di crescita e nuove occasioni di lavoro. Ma è al contempo un percorso che deve tenere conto anche degli equilibri esterni. Ed è proprio per questa ragione che il recente accordo tra Stati Uniti e 11 paesi del Pacifico (Tpp) deve far compiere all’Unione europea e ai primi ministri degli Stati membri un deciso passo in avanti nell’iter negoziale per arrivare quanto prima a un accordo con gli Usa. Fugato ogni dubbio sui rischi paventati dagli oppositori al Ttip (carne agli ormoni, cloro e ogm, che non rientrano nel negoziato), bisogna far sì che, grazie a questo patto, si definiscano criteri precisi per agevolare gli scambi, dando così ai nostri prodotti agroalimentari la possibilità di crescere e sottrarre finalmente fette di mercato all’italian sounding che, è il caso di ricordarlo, senza un accordo come il Ttip non può essere combattuto in nessuna maniera. Dover sottostare agli standard imposti dal Tpp, in caso di un mancato accordo tra Ue e Usa, è un rischio che non possiamo correre. Al contrario, le opportunità di un accordo ben regolamentato, che crei opportunità per i nostri cittadini, agricoltori e imprese, è un obiettivo che non possiamo mancare.