"Ce lo chiede l'Europa". Si potrebbe prendere in prestito questa frase dal mondo politico ed economico per spiegare perché le bioenergie siano così importanti per l'agricoltura del terzo millennio. Difatti, di recente il Parlamento europeo ha posto dei nuovi obiettivi vincolanti a livello Ue, che prevedono un miglioramento del 35% dell’efficienza energetica, una quota minima, pari almeno al 35% di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia, e una quota del 12% di energia da fonti rinnovabili nei trasporti entro il 2030.
In particolare, in una risoluzione legislativa separata, approvata nei giorni scorsi con 492 voti favorevoli, 88 contrari e 107 astensioni, i deputati europei hanno affermato che nel 2030 la quota di energie rinnovabili deve essere pari al 35% del consumo energetico dell’Unione europea. Dovrebbero inoltre essere fissati obiettivi nazionali, dai quali gli Stati membri sarebbero autorizzati a discostarsi, a determinate condizioni, fino a un massimo del 10%.
Rimboccarsi le maniche
Per raggiungere gli obiettivi Ue sull’energia, ogni Stato membro dovrà notificare alla Commissione un piano nazionale integrato per l’energia e il clima alla Commissione dell’Ue entro il 1° gennaio 2019 e, successivamente, ogni 10 anni. Il primo piano deve coprire il periodo dal 2021 al 2030. E nel 2030, secondo il Cib (Consorzio italiano biogas e gassificazione), il potenziale della produzione nazionale di biometano potrebbe essere di 8 miliardi di metri cubi. Ma per centrare queste cifre servono impianti moderni ed efficienti, capaci anche di garantire una fonte alternativa di reddito alle imprese agricole. E proprio di come rendere più efficienti gli impianti che producono biogas e biometano si è parlato a Fieragricola, sia tra gli stand dove le ditte del settore hanno presentato le loro soluzioni più innovative, sia in alcuni convegni e workshop organizzati dal Cib.
Il micro-biogas
A Fieragricola sono presenti i micro impianti di biogas Bioeletric, un sistema che permette agli allevatori di piccole dimensioni con almeno 50 vacche in lattazione di generare energia e dare valore aggiunto ai propri liquami. L’impianto (da 11, 22, 33 o 44 kW), arriva in azienda prefabbricato e le operazioni di montaggio della parte tecnologica sono completate in pochi giorni. La produzione di biogas avviene attraverso un processo di digestione anaerobica ed è possibile sfruttare l’energia termica prodotta in eccesso per le necessità domestiche.
Bst propone invece l’impianto di biogas con stalla climatizzata. In questo caso il sistema prevede di sfruttare la componente termica prodotta da un impianto di biogas per produrre aria fredda che, immessa in un sistema di areazione, serve per climatizzare la stalla e garantire un migliore benessere degli animali durante le stagioni più calde.
Più efficienza per gli impianti
Durante il workshop dal titolo "L'efficientamento degli impianti biogas: le soluzioni delle aziende Bietifin, Corradi&Ghisolfi, Ecidistribution", organizzato dal Cib, sono state presentate alcune soluzioni per migliorare le prestazioni degli impianti. In particolare, Bietifin ha illustrato il sistema che permette di verificare la presenza, la quantità e la tipologia di eventuali depositi nel miscelatore, determinare il volume fermentativo reale, migliorare l'efficienza del sistema di miscelazione e valutare la convenienza economica di un intervento di pulizia e svuotamento. Corradi&Ghisolfi ha spiegato come dal biogas, attraverso un processo di raffinazione, è possibile ottenere biometano. Ecidistribution ha invece spiegato i vantaggi economici che gli imprenditori agricoli possono ottenere utilizzando i motori realizzati dall'azienda con sede a Innsbruck. Secondo i dati forniti dai tecnici, un impianto che lavora al massimo dell'efficienza, tra risparmi e maggior produzione può dare un vantaggio anche di 60.000 euro l'anno.
Un futuro sempre più tecnologico
Per quanto riguarda la ricerca e la sperimentazione, il responsabile ricerca e sviluppo del Cib Francesco Maggioni ha ricordato il lavoro che si sta facendo per il recupero della CO2 per fini agricoli (la concimazione carbonica delle serre) o alimentari. Un esempio di questo tipo è l'impianto della Montello Spa (Bergamo), a oggi il primo esempio di impianto industriale presente in Italia in grado di produrre biometano esclusivamente dal trattamento dei rifiuti organici della raccolta differenziata urbana e capace al tempo stesso di recuperare l'anidride carbonica. C'è poi l'esempio dell'impianto "power to gas", capace di produrre biometano partendo dall'energia elettrica generata dall'eolico e dal solare: si genera idrogeno che unito alla CO2 produce biometano.