L’impiego di prodotti di derivazione biologica come i biocarburanti è d’obbligo in Europa. In particolare per soddisfare i requisiti della direttiva sulle energie rinnovabili entro il 2020 dovremo raggiungere il 10% di energia da fonti rinnovabili nei carburanti convenzionali. Nel 2016, l’utilizzo di biocarburanti si attesterà sul 5,5% e quindi ancora lontano dal 10% richiesto. Tutto ciò si traduce in un incremento continuo di utilizzo di biocarburanti che subirà un’inevitabile accelerazione nei prossimi 4 anni.
I biocarburanti producibili per raggiungere gli obiettivi Ue sono sostanzialmente il biodiesel, il bioetanolo e il biometano. Allo stato attuale, solo il biodiesel è utilizzato come biocarburante e si conferma come il biocarburante più utilizzato coprendo quasi interamente le richieste.
E il biometano? Il Consorzio italiano biogas (Cib) indica in circa 8 miliardi la potenzialità produttiva di biometano da rifiuti e scarti agricoli, pari a circa il 10% del consumo annuo nazionale di gas.
Il biometano è ormai una realtà riconosciuta a livello europeo come indicato nella Direttiva 2014/94/Ue, che invita ogni Stato membro a orientarsi verso prodotti favorevoli allo sviluppo sostenibile e, in particolare, a sviluppare le infrastrutture necessarie per il rifornimento dei carburanti alternativi. Secondo la Direttiva, dovranno essere obbligatoriamente previste le stazioni per il rifornimento di cng (compreso il biometano).
I piani nazionali dovranno garantire che i veicoli pesanti e altri veicoli che utilizzano il gas naturale liquido (gnl), il metano o il biometano possano muoversi liberamente lungo le strade dell’Ue entro la fine del 2025. In Italia questa Direttiva è stata recepita con il “Quadro strategico nazionale sui carburanti alternativi”, attualmente in fase di discussione alle Camere e che dovrebbe essere approvato entro il prossimo 17 novembre. Tra le principali novità del provvedimento, c’è l’obbligo per i punti vendita di carburanti (sia quelli nuovi che in ristrutturazione o con erogato superiore a 10 milioni di litri) di installare distributori di gnc (gas naturale compresso) o gnl accanto ai carburanti tradizionali diesel e benzina. Per quanto riguarda nello specifico il biometano, il nostro governo sta valutando anche l’introduzione di un nuovo decreto incentivante che dovrebbe sostituire quello attualmente in vigore (Dm. 5 dicembre 2013), che finora non ha portato i risultati attesi in termini di attivazione di una vera e propria filiera nazionale, complici anche diversi ostacoli di natura legislativa (Tozzoli, Assogasmetano, 2016).
I vantaggi del biogas agricolo e non
Il biogas viene prodotto durante i processi di digestione anerobica di biomasse di diversa tipologia: scarti agricoli e agroindustriali, colture dedicate, rifiuti urbani, fanghi ecc.
Il biogas è composto da una miscela di gas riconducibili a metano (CH4) e (CO2) più altri gas in tracce quali NH3, H2S ecc. (tabella 1).
Il biogas ha molti vantaggi:
- è una fonte rinnovabile;
- riduce le emissioni di metano nell’aria derivanti dalla gestione dei reflui e dei rifiuti in genere;
- può essere utilizzato in sostituzione di fonti energetiche fossili sia per la produzione di elettricità e calore sia come carburante per autoveicoli o altri usi.
La produzione di elettricità e calore avviene a seguito della combustione diretta in un motore endotermico del biogas dopo una semplice sua pulizia volta alla rimozione dell’H2S, NH3, H2O e silossani.
L’utilizzo del biogas quale biocarburante per autotrazione e/o per immissione in rete, al contrario, necessita di una purificazione più spinta del biogas al fine di ottenere biometano ad elevato grado di purezza come richiesto per legge.
Il termine biometano è utilizzato per indicare il biogas purificato ad un livello tale da poter essere immesso in rete e/o (sng, subsitute natural gas) utilizzato come biocombustibile (cng, compressed natural gas).
Attualmente la diffusione dell’sng e del cng è limitata solo ad alcuni paesi quali la Germania e la Svezia (circa 160 impianti) in un rapporto di 2:1 SNG/CNG e solo circa il 2,5% degli impianti combina le due soluzioni (Niesner et al., 2013). In Italia la produzione di sng e cng è sostanzialmente inesistente se non per alcune realtà di upgrading di biogas da discariche. Tale assenza deriva da politiche di incentivazione rivolte alla produzione di energia elettrica e calore piuttosto che di biometano e al fatto che, essendo il settore del biogas sostanzialmente ancora legato agli incentivi, il futuro del biometano è legato più ad aspetti “di scelte politiche” piuttosto che ad aspetti di tipo tecnologico.
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