«Innoveremo per crescere e rappresentare al meglio la nostra categoria». Lo ha affermato il neo presidente del Conaf, il Consiglio dell’ordine nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, Mauro Uniformi, appena insediato alla guida del Consiglio.
«Il settore – ha puntualizzato Uniformi – chiede profili altamente qualificati, aperti, capaci di affrontare e risolvere problemi nuovi e complessi. Lavoreremo uniti, e nel segno della continuità con il precedente mandato, su obiettivi specifici, forti delle nostre competenze trasversali, sempre accanto alle aziende agricole e presenti nei tavoli tecnici decisionali».
Presidente, quali saranno le tre priorità del suo mandato?
Io e l’intero consiglio ci siamo insediati da pochi giorni, perciò dobbiamo ancora definire gli obiettivi annuali e pluriennali che valorizzino le capacità di ciascun consigliere. Di positivo c’è che siamo tutti concordi nel lavorare in continuità con quanto fatto dalla consiliatura uscente, arricchita dalle idee dei nuovi eletti. Di certo saremo a disposizione di tutta la categoria. Inoltrre, lavoreremo per garantire un pieno coinvolgimento della stessa, sollecitando un confronto con tutte le istituzioni, anche a livello locale, ragionando principalmente in merito a processi di semplificazione. Infine, stiamo pianificando le attività del futuro che vedranno la nostra professione al centro di nuove dinamiche tecniche.
Quali le principali azioni che metterete in campo?
L’innalzamento del livello delle conoscenze e della formazione. La crescita delle strutture professionali con l’introduzione di nuovi modelli organizzativi. La digitalizzazione e l’internazionalizzazione degli studi, l’interdisciplinarietà professionale. Ci impegneremo nel creare e consolidare sinergie con le università, il mondo della ricerca, le pubbliche amministrazioni, le aziende, le imprese e le realtà economiche del territorio.
Quale sarà il ruolo dell’agronomo nell’agricoltura del futuro?
Faccio mia una citazione: «L’agronomo è il vero progettista del cibo». Per realizzare un piano di sostenibilità o garantire la sicurezza alimentare, due tematiche al centro dell’agricoltura di oggi e di domani, sono centrali le competenze e la cultura tecnica che hanno i dottori agronomi e forestali su tutti i settori. In Italia abbiamo 19.600 professionisti accorpati in 84 ordini provinciali: coinvolgendo tutti siamo sicuri che potremo avere una competenza tecnica allargata da offrire al settore.
Le competenze tecniche sono fondamentali anche per supportare gli agricoltori nell’implementare l’innovazione in campo. Quali sono le principali difficoltà che incontrano le aziende agricole in merito?
Spesso le linee di intervento decise a livello istituzionale risultano di difficile applicazione per il settore. La teoria per essere convertita in efficiente pratica necessita di una categoria che faccia da unione tra i tavoli del legislatore e l’azienda agricola. Questa categoria è rappresentata dai dottori agronomi e forestali. Proprio per questo abbiamo incrementato, e incrementeremo ulteriormente, i rapporti con gli enti che siedono ai tavoli decisionali e continueremo, forti della nostra presenza capillare su tutto il territorio, a seguire le aziende agricole di cui conosciamo bene le difficoltà.
Le nuove sfide a cui è chiamata a rispondere l’agricoltura richiedono sempre più competenze qualificate. A riguardo tra scuola, università e professione c’è scollamento? Cosa migliorare?
No, non ritengo ci sia scollamento. Già nella precedente legislatura abbiamo iniziato uno stretto rapporto con le università ed enti di formazione e ricerca pubblici e privati e sottoscritto diversi protocolli d’intesa in merito. L’intento è costruire rapporti sempre più sinergici. Nel nostro consiglio appena insediato abbiamo un professore universitario che forte della propria esperienza aiuterà a consolidare i rapporti attivati in questi anni con università ed enti di ricerca.
Più credito all’agricoltura. Quali le mosse del Conaf per un maggior sostegno alle imprese?
Il sostegno alle imprese deve basarsi su situazioni reali, deve essere contestualizzato e controllato. Se si finanziano degli strumenti che servono a poco, inapplicabili a livello territoriale, è normale che questi non siano utilizzati dall’azienda. Come Conaf negli ultimi due anni abbiamo siglato, tra gli altri, un protocollo di intesa con Agribusiness San Paolo per favorire l’accesso al credito delle imprese del settore agricolo e forestale. Tra gli obiettivi dell’accordo, contribuire all’evoluzione dei modelli di business delle imprese agricole in termini di transizione digitale ed ecologica, economia circolare, innovazione, internazionalizzazione, sostegno all’imprenditoria giovanile.
Cosa ne pensa della nuova bozza di convenzione tra Agea e Caa, che vede l’esclusione dei liberi professionisti dai Centri di assistenza agricola?
Stiamo cercando di capire le motivazioni che hanno portato a questa decisione. Ad ogni modo stiamo facendo le giuste riflessioni sia all’interno della nostra categoria sia all’interno delle altre professioni tecniche agrarie. A breve dovremo avere degli sviluppi. Non possiamo lasciare soli i nostri professionisti che collaboravano con i Caa. Un’azione di supporto nei loro confronti sarà studiata.
Quali sono i punti di forza del consiglio appena insediato e da lei presieduto?
Questo consiglio, che porta con sé l’esperienza dei cinque consiglieri già presenti nello scorso mandato a cui si uniscono le energie fresche e le idee dei neo eletti, è fortemente coeso. Ci tengo a sottolineare che dopo diversi anni questo consiglio ha eletto l’ufficio di presidenza all’unanimità, cosa che non succedeva da molto tempo. Sfrutteremo al massimo questa opportunità per lavorare al meglio».