Il clima nel periodo della fioritura e dell’allegagione degli agrumi, in molte aree del Sud Italia, è stato umido e piovoso, con temperature anche più basse della media stagionale. Questo non ha favorito l’attività dei pronubi mentre ha creato le condizioni ideali per alcuni funghi ubiquitari come gli agenti dell’antracnosi degli agrumi che possono colonizzare i residui fogliari e gli organi carpellari dei frutticini per poi moltiplicarsi in fase di maturazione e commercializzazione, con la manifestazione dei sintomi sui frutti. Per questo, negli agrumeti con varietà più sensibili (come il mandalate) o dove nello scorso anno si sono riscontrati sintomi sui rametti o sui frutti, potrebbe essere utile intervenire con un anticrittogamico specifico se non lo si è già fatto in fase di allegagione.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Afidi verdi
Con l’innalzarsi delle temperature, aumenta la probabilità di infestazioni afidiche, che possono già aver interessato gli agrumeti a partire dalla fioritura. Come già ricordato in questa rubrica, la dannosità degli afidi varia a seconda delle specie. Gli “afidi verdi” (essenzialmente Aphis spiraecola, spesso indicato anche in alcuni disciplinari di produzione integrata con il suo sinonimo di Aphys citricola) sono i più dannosi perché tendono a deformare i germogli con la loro attività trofica, facendo “arricciare” le foglie dei giovani germogli infestati. Attacchi di A. spiraecola sono probabili in primavera, con lo stabilizzarsi del bel tempo, anche in fase di fioritura. Questi afidi sono più difficili da combattere con prodotti di contatto perché le loro colonie si sviluppano soprattutto sul lato interno delle foglie, che si arricciano, restando più protette dal contatto diretto delle soluzioni insetticide. Indicativamente, le soglie di intervento sono il 5% dei germogli infestati per clementine e mandarino, il 10% per gli altri agrumi.
Afidi bruni
Gli “afidi bruni” (i più importanti sono Toxoptera aurantii o afide nero, Aphis gossypii o afide del cotone ecc.) non deformano la vegetazione ed il loro danno si limita alla sottrazione di linfa ed alla produzione di melata. Toxoptera aurantii è più specializzato sugli agrumi ma è in grado di infestare altre specie erbacee (es. camomilla) o arbustive (pittosporo, viburno ecc.) e di sopravvivere attivamente anche in inverno, per avviare l’attività riproduttiva alla ripresa vegetativa. Nei nostri ambienti può svolgere anche una trentina di generazioni con femmine partenogenetiche. Aphis gossypii è specie polifaga che può mantenersi attiva tutto l’anno, con generazioni di femmine partenogenetiche.
Anche questa specie compare spesso in coincidenza della fioritura degli agrumi, rendendo più difficili gli interventi diretti con prodotti chimici che possono danneggiare gli insetti pronubi, attratti sia dai fiori che dalla melata. La soglia di intervento contro gli afidi bruni è di circa il 25% dei germogli infestati, perché non deformano la vegetazione e spesso sono efficacemente controllati da diversi antagonisti parassitoidi o predatori.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Distruggere i formicai
Per un efficace protezione degli agrumeti dagli afidi, ma anche dalle cocciniglie e dalle mosche bianche, non si può prescindere dal controllo delle formiche, efficienti “allevatrici” di insetti agenti di melata che difendono dagli antagonisti naturali. Non avendo più a disposizione esche granulari, occorrerà distruggere i formicai con lavorazioni del terreno e impedire la risalita delle formiche lungo i tronchi mediante l’uso di colle o altre barriere meccaniche. La disponibilità di sostanze attive di sintesi chimica ammesse nei disciplinari di difesa integrata contro gli afidi si è ridotta ulteriormente perché dal 19 maggio il sulfoxaflor può essere utilizzato solo in serra.