«Dobbiamo dare alla politica e al mercato la giusta percezione di quello che è l’agricoltura: un settore ad alto contenuto d’innovazione». Federico Vecchioni, amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi (BF), l’azienda più grande d’Italia (8mila ettari e 5mila capi bovini a Jolanda di Savoia – Fe) non ha problemi a descrivere il settore primario per quello che è. «Siamo l’unica azienda agricola quotata in Borsa di tutto l’Occidente. Analisti e advisor temevano che il mercato non avrebbe capito la validità dell’investimento, invece la prima capitalizzazione è riuscita al 100% e ora siamo già al secondo aumento di capitale sempre con lo stesso programma di sviluppo: puntare sull’agricoltura 4.0, sull’evoluzione tecnologica digitale e sulla sostenibilità delle produzioni agricole».
Una nuova iniziativa
Il seminario tecnico organizzato questa mattina presso l’auditorium di Bonifiche Ferraresi (“Sostenibilità delle produzioni agricole: sfide e opportunità per le filiere agroalimentari del Mediterraneo”) tiene a battesimo l’ultima iniziativa di BF che, in partnership con Agri2000, lancia il nuovo centro di ricerca per l’agricoltura sostenibile.
«Occorre vivere il cambiamento come un’opportunità – afferma Camillo Gardini presidente di Agri2000, società di ricerca e servizi che oltre che in Italia opera in Grecia, Spagna e Francia -. I consumatori vogliono un’agricoltura più smart e questo significa occuparsi in maniera sostenibile di difesa, di consumi idrici, di innovazioni come quella dei biostimolanti, di fertilizzazione e di agricoltura di precisione». È in più occorre occuparsene in fretta. «Oggi la competizione internazionale cambia le regole del mercato anche in agricoltura: non vale più il detto che pesce grande mangia pesce piccolo, ma che pesce veloce mangia pesce lento».
Ottimizzare la risorsa irrigua su mais e soia
Velocità che contraddistingue anche il progetto del centro di ricerca di Jolanda di Savoia, che mira allo sviluppo di progetti di sostenibilità per tutti i Paesi del sud Europa. La prima azione è infatti già in corso: calcolo della water footprint per ottimizzare l’uso della risorsa irrigua. Il calcolo dei parametri della water footprint verde, blu e grigia è stato eseguito utilizzando CROPWAT, Dss sviluppato dalla Land and Water development division della Fao. Applicato alle coltivazioni di mais e di soia di BF ha individuato una WF che nel mais arriva all’80% e nella soia all’82%. I prossimi applicativi riguarderanno difesa, nutrizione e precision farming sempre in ottica sostenibilità.
Adeguate capacità di comunicazione
«La sostenibilità – ribadisce Vecchioni – è ormai nel settore agroalimentare un prerequisito come la qualità. O c’è questa componente, oppure non si può competere a livello internazionale». Il problema è che la sostenibilità, come sottolinea il leader di BF, richiede innovazione e investimenti. «Serve quindi un’adeguata capacità comunicativa per trasmettere ai consumatori e al mercato finanziario quello che facciamo. E occorre che la politica, con la p masiuscola, svolga il suo importante ruolo di indirizzo».
Casalasco e Caviro
Una necessità, quella degli alti investimenti, ribadita dalle altre esperienze presentate nel corso del Seminario di BF, dove Davide Rocca illustra l’impegno di Casalasco nell’adozione di tecniche di irrigazione di precisione del pomodoro da industria. Carlo Dalmonte spiega il modello di economia circolare che sta dietro le scelte di sostenibilità in viticoltura adottate da Caviro.
Biostimolanti, non pozioni magiche
Occorre soprattutto che venga riconosciuto il ruolo importante ricoperto da chi fornisce mezzi tecnici. «I biostimolanti – evidenzia Giuseppe Natale, presidente di Ebic, european biostimulants industry council – sono ormai usciti dalla nicchia dei prodotti “magici” con cui venivano descrittiun tempo e ora consentono di definire nuovi approcci e soluzioni per la nutrizione sostenibile delle colture».
Agrofarmaci determinanti
«E anche il settore della difesa – ribadisce Alberto Ancora di Agrofarma – merita di uscire dall’ombra dei pregiudizi che ne stanno diffamando un ruolo che invece è fondamentale per la sostenibilità ambientale ed economica per la produzione agricola: se l’Italia produce alimenti di qualità e sicuri, con le milgiori performance in termini di residualità, il merito è anche dei cospicui investimenti per fornire agrofarmaci attivi a dosi sempre più basse e non persistenti. Non esiste nessuna contrapposizione con il biologico, un settore in cui oggi investiamo per lo sviluppo di soluzioni in grado di inserirsi in maniera integrata nelle più efficaci e sostenibili strategie di protezione delle colture».