Boschi e foreste, cinque Regioni in campo per “coltivare” l’Appennino

A Perugia Confagricoltura ha riunito attorno a un tavolo i rappresentanti dei territori dell'Appennino centrale per mettere a punto una strategia che porti alla valorizzazione economica delle zone montane partendo da un controllo più efficace della fauna selvatica

Sviluppare un modello economico e produttivo del bosco, promuovere la superficie boschiva come coltura agraria a tutti gli effetti e incentivare una nuova gestione faunistico-venatoria per gli ungulati e i predatori: questi i principali obiettivi sui quali si è sviluppato il confronto tra agricoltori, associazioni di categoria e istituzioni a Perugia, durante l’incontro Coltiviamo lAppennino centrale: risorse e criticità, promosso da Confagricoltura.
Il confronto ha visto coinvolte le cinque regioni dell’Appennino centrale, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Marche e Lazio, rappresentate dai rispettivi assessori regionali all’Agricoltura Fernanda Cecchini (Umbria), Marco Remaschi (Toscana), Simona Caselli (Emilia-Romagna), Anna Casini (Marche) ed Enrica Onorati (Lazio), così come dai presidenti regionali di Confagricoltura e gli esperti Raoul Romano, del Centro ricerche politiche e bioeconomia Crea e Marco Apollonio dell’Università di Sassari. Insieme a loro Giuseppe Blasi del Mipaaft e il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

carbonio

Energia pulita come fonte di reddito

Incentivare un utilizzo energetico della risorsa boschiva, che oggi, grazie anche alle moderne tecnologie, è in grado di fornire rendimenti energetici superiori al 90% e minime emissioni, è quanto chiedono gli agricoltori di Confagricoltura alle istituzioni. Il che implica -secondo quanto emerso dall’incontro - un nuovo modo di intendere il bosco stesso, da considerarsi coltura agraria a tutti gli effetti. Ma implica anche una gestione attiva delle foreste, che non si sostanzia solo nella pianificazione degli interventi, quanto piuttosto in un vero e proprio rinnovamento periodico della risorsa forestale, necessario per garantire una redditività economica delle aree boschive, spesso svantaggiate. Le istituzioni, peraltro, devono promuovere un maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine, per contrastare l’abusivismo e il lavoro irregolare da parte di aziende e cooperative forestali.

Giansanti: Appennino strategico per il paese

«L'agricoltura è componente essenziale per i territori dell’Appennino – sostiene il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - per questo occorre fare una riflessione profonda sulla sostenibilità economica dell’agricoltura in queste aree, senza la quale le montagne si spopolano e si perde quel vantaggio in termini multifunzionali che garantiscono gli operatori del settore, oltre naturalmente al contributo in termini di crescita e occupazione. I territori appenninici del nostro paese, caratterizzati spesso da una debolezza strutturale ed infrastrutturale che ne comporta marginalità ed isolamento economico-sociale, possono invece assumere un ruolo strategico nelle politiche di coesione territoriale che mettono al centro degli obiettivi le cosiddette “aree interne”.  È necessario quindi definire un piano strategico di gestione a livello nazionale di questa “infrastruttura verde” che è la dorsale appenninica, orientata alla permanenza e alla valorizzazione di tutte quelle attività di gestione e manutenzione del territorio (agricoltura sostenibile e tradizionale, pascolo, attività zootecniche, selvicoltura e attività connesse e complementari alle pratiche agricole). E sono necessarie strategie di governance tarate e calate, poi, nelle realtà locali e concertate tra i diversi attori dei singoli territori, al fine di orientare efficacemente le politiche di programmazione comunitaria, nello specifico i piani di sviluppo rurale».

Giansanti
Massimiliano Giansanti

Regole più efficaci per la fauna selvatica

Altro tema particolarmente sentito quello della gestione della fauna selvatica e dei danni che questa provoca sempre più spesso e sempre più ingenti all’agricoltura. E’ necessario riconoscere che la legge 157/92 non è più attuale e, per questo, non consente di intervenire efficacemente, impostata com’è su una conservazione della fauna selvatica spesso non più adatta allo sviluppo del territorio. Sui danni da fauna selvatica, Confagricoltura si è spesso e con determinazione battuta per il risarcimento agli agricoltori da parte dello Stato, sia dei danni diretti determinati dalla perdita di produzione, sia dei danni indiretti, per la perdita di penetrazione nel mercato.

Maggior conoscenza delle aree montane

«Il convegno - ha spiegato il presidente Confagricoltura Umbria Fabio Rossi - offre l’opportunità di un confronto immediato e diretto tra le cinque regioni, il governo e gli agricoltori, con un valido supporto scientifico e tecnico, così da affrontare le tematiche relative alla gestione del bosco e della fauna selvatica con il giusto approccio, tanto per quanto le criticità, quanto per le opportunità. Questo è fondamentale - ha proseguito Rossi - anche per contrastare le false informazioni e le opinioni non suffragate da rilievi scientifici, con cui troppo spesso ci si muove anche quando si parla di agricoltura. Riteniamo che compito di Confagricoltura sia anche quello di diffondere una corretta informazione. Per quanto riguarda la gestione della fauna selvatica in particolare - ha concluso Rossi - Confagricoltura Umbria in questi ultimi mesi ha cercato un confronto serrato e fattivo al fine di una corretta applicazione delle leggi, contestando il mancato controllo regionale sui risultati ottenuti degli ATC nel contenimento dei cinghiali».

Appennino

Sinergie contro il dissesto idrogeologico

«Il patrimonio boschivo è una risorsa economico produttiva da potenziare e non ha solo una valenza ambientale - ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna Eugenia Bergamaschi - servono progetti mirati e sinergie atte a rilanciare aree sensibili al dissesto idrogeologico, spesso a rischio abbandono, ma anche a dare valore alla selvicoltura e alle innumerevoli economie del bosco: la filiera foresta-legno e l’utilizzo delle biomasse legnose per la produzione di energia pulita; la valorizzazione di frutti e sottoprodotti forestali nonché l’ecoturismo. Il bosco - ha concluso - è un polmone insostituibile che può altresì creare reddito e occupazione nel pieno rispetto della natura».

Toscana prima regione per superficie boscata

«Questo convegno è un'occasione straordinaria per focalizzare l'attenzione su una risorsa importantissima per tutte le aziende agricole del Centro Italia - ha tenuto a sottolineare Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana - l'Appennino è una realtà da proteggere e da valorizzare, ma è anche una fonte di grandi opportunità. In particolare per la Toscana che, con un milione e 200mila ettari di bosco, è la regione d'Italia con la maggiore superficie boscata. Per le aziende agricole la sfida è dunque quella di metterne a fuoco l’utilizzo in funzione economica e ambientale, usando tutte le possibilità che oggi abbiamo a disposizione. In quest'ottica - ha concluso Miari Fulcis - ritengo che debba essere assolutamente regolamentata la questione faunistica, visto che la presenza di cervidi e cinghiali mette a repentaglio la sopravvivenza e lo sviluppo del bosco stesso».

Boschi e foreste, cinque Regioni in campo per “coltivare” l’Appennino - Ultima modifica: 2019-04-04T16:07:23+02:00 da Simone Martarello

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome