«Non può un episodio, gravissimo ma isolato, accaduto due anni fa nelle nostre campagne finire per gettare discredito su un intero comparto produttivo così vitale per la nostra economia che ha un giro d’affari di oltre 3,2 miliardi nel 2016 ed è così strategico per il meridione. Ci teniamo in primo luogo a evidenziare che i fatti oggetto dell’indagine risalgono al 2015, quando non esisteva ancora la legge sul capolarato, che è stata poi scritta e introdotta proprio per evitare che episodi di questa natura si ripetessero» affermano le Op del Sud.
Inoltre le Op del Sud precisano che le aziende che acquistavano pomodoro dall’azienda di Nardò in cui è avvenuto l’increscioso episodio, sono aziende di trasformazione che esportano e valorizzano il pomodoro made in italy in tutto il mondo e che hanno sempre rispettato gli accordi contrattuali sul prezzo del pomodoro e con cui intratteniamo ottimi rapporti di filiera.
«Come op operanti nel settore del pomodoro - affermano le Op-Sud -, ci riteniamo parte lesa perché noi siamo i primi attori a combattere il capolarato che è una piaga che affligge il nostro territorio da oltre venti anni. Ne è una prova che nel contratto quadro sottoscritto per la campagna di trasformazione del pomodoro 2015, abbiamo con grande favore accolto la richiesta dell’industria di prevedere che tutte le aziende agricole associate dichiarassero il rispetto dei contratti collettivi di lavoro del settore, la normativa previdenziale ed assistenziale, la normativa speciale per il lavoro degli immigrati e la normativa in materia di sicurezza del lavoro».
«Non possiamo venir danneggiati dalle conseguenze derivanti da fatti che coinvolgono singole aziende che violano le normative e non rispettano i contratti, dalle quali prendiamo le più ferme distanze, auspicando l’intervento degli organi dello stato - affermano le Op -. Il clamore suscitato da tale episodio rischia di distruggere il lavoro fatto per posizionare il prodotto a livello internazionale e addirittura di perdere una coltivazione strategica per alcuni territori del nostro paese».
Il distretto del pomodoro del Sud, che sta lavorando in questi giorni a un accreditamento quale Organismo Interprofessionale, è impegnato sin dalla sua costituzione (2014) su tale tema, associa oltre 30 OP, che rappresentano l’89% del pomodoro coltivato e ben 70 imprese di trasformazione che rappresentano il 95% del prodotto trasformato nell’area. Nella sola fase di produzione vengono impiegate complessivamente oltre 200mila giornate lavorative.