Contro gli effetti della tropicalizzazione del clima il Sud Italia coltiva frutta esotica. Una sfida di resistenza e adattamento che si è tradotta in questi ultimi anni in opportunità concrete di reddito per gli agricoltori. Da un’indagine Coldiretti emerge che le coltivazioni di frutta tropicale made in Italy sono triplicate in cinque anni, arrivando a sfiorare i 1.200 ettari fra Puglia, Sicilia e Calabria. Sempre più spesso quindi nelle regioni del Sud si sperimentano e si avviano vere e proprie piantagioni di frutta originaria dell’Asia e dell’America Latina, mai viste nel passato in Italia: dai più noti mango, avocado, lime e frutto della passione, fino all’annona, la feijoa, il casimiroa, lo zapote nero, il litchi, per un consumo totale stimato di oltre 900mila tonnellate a livello nazionale.
La produzione di frutta tropicale italiana è passata da curiosità confinata a pochi ettari coltivati a un vero e proprio fenomeno di mercato, tanto che secondo un’indagine Coldiretti/Ixè sette italiani su dieci (il 70%) cercano sugli scaffali mango, avocado, banane ecc., coltivati in Italia. Una tendenza motivata dal maggiore grado di freschezza ma anche dalle preoccupazioni sulle garanzie di sicurezza del prodotto importato.
I giovani scommettono sulla frutta esotica
E sempre più spesso sono i giovani agricoltori che scelgono di scommettere su queste nuove colture, a volte recuperando terreni abbandonati, per effetto della crisi climatica, precedentemente destinati alla produzione di arance e limoni. Proprio come hanno fatto i fratelli Bilardi che gestiscono a Reggio Calabria, vicino al mare, l’azienda di famiglia Anoneto Bilardi e coltivano con successo annona, mango, passion friut e avocado, senza tralasciare le tipicità del territorio quali arance e bergamotto. L’azienda è specializzata anche nella trasformazione diretta di questi frutti in confetture e composte, premiate con l’oscar green della Coldiretti.
Una stagione extra large
«Quando ero piccolo partivamo con la raccolta di annona a metà settembre – racconta Francesco Bilardi – negli ultimi anni, per via dei cambiamenti climatici, è slittata di un mese. Quindi la vendita del frutto non inizia prima di ottobre. In Calabria l’estate non dura più tre mesi, abbiamo temperature elevate fino ad ottobre inoltrato. Le estati sempre più lunghe e torride ci hanno spinto a investire sempre più convintamente nella coltivazione di frutta tropicale, che nel nostro territorio ha trovato un habitat ottimale. La sfida di adattamento al nuovo clima ci ha portato ad essere resilienti e innovativi».
Frutta esotica, rese super
Francesco, Paolo e Fabrizio, la terza generazione dell’azienda, nel 2018 hanno dato una svolta alla produzione realizzando nuovi impianti di frutta tropicale ed espandendo le vendite sul territorio nazionale ed estero utilizzando canali come l’e-commerce. «Abbiamo scelto di convertire tre dei cinque ettari della nostra azienda in frutti tropicali. Riusciamo a ottenere un’ottima resa, che di anno in anno incrementiamo. A oggi il mercato di nicchia sta rispondendo bene: c’è molta richiesta. Stiamo puntando molto sull’annona, frutto esotico diffuso prevalentemente in Perù, Ecuador, Bolivia, Colombia, unico nel suo sapore, che nel 1797 arrivò in Calabria trovando il suo microclima ideale. Il nostro obiettivo è farlo conoscere in tutta Italia. Abbiamo piante di annona di oltre 40 anni, frutto dei primi esperimenti in questo settore di cui siamo stati pionieri».
Caratteristiche dell’annona
Come spiegato da Francesco l’annona cherimola predilige terreni medio impasto e sciolti e non resiste a temperature al di sotto dei 4-5 gradi. L’albero può raggiungere 3/4 metri di altezza. Il frutto, dal sapore dolciastro in base al grado di maturazione, ha un peso medio che oscilla da 200 grammi a 500 grammi. Ottima la resa media per ettaro: 40/50 quintali. Il prezzo spuntato, in crescita da cinque anni grazie alla valorizzazione del frutto a livello nazionale, oscilla da cinque a sette euro al chilo. Tra le principali proprietà nutrizionali dell’annona, spicca un alto contenuto di antiossidanti, vitamina C, potassio, calcio e vitamine del gruppo B.
Aggregazione e formazione
Oltre alla produzione, i tre fratelli Bilardi sono impegnati a costruire piani di inclusione per rivitalizzare le aree rurali limitrofe. «Miriamo a costruire e avviare progetti di cooperazione e di filiera recuperando i terreni abbandonati. Il nostro intento – precisa Francesco – è rivalorizzare il territorio, la natura e la produzione agricola. Aggregarsi permette inoltre di aumentare la produzione. Cerchiamo di incentivare il ritorno all’agricoltura in questa zona e di stimolare le coltivazioni di frutti tropicali».
I fratelli Bilardi hanno avviato anche progetti di fattoria didattica con le scuole primarie della zona e fuori provincia, sviluppando un programma basato sui cinque sensi volto a stimolare la conoscenza dei frutti tropicali. «Abbiamo realizzato anche percorsi di degustazione dell’annona che i bambini non conoscono, cercando di insegnare loro, giocando, l’importanza di consumare frutta e di salvaguardare le produzioni tipiche del nostro territorio».
Il cruccio di Francesco è l’importazione massiccia di questi frutti presenti sugli scaffali dei nostri supermercati: «Sono prodotti che tra raccolta, confezionamento e trasporto arrivano sule nostre tavole dopo circa venti giorni. Inoltre, vengono necessariamente raccolti molto acerbi e non hanno le proprietà organolettiche di un frutto che matura sulla pianta. Il nostro invece è a chilometro zero – puntualizza –. È importante che il consumatore conosca le stagionalità della frutta e comprenda il valore che ha il prodotto italiano, raccolto al giusto grado di maturazione, più salutare e più gustoso. Incentivare l’acquisto di frutti tropicali made in Italy è la nostra prima sfida».
Precision farming e sostenibilità
Di recente nei terreni dell'azienda sono state installate centraline meteo per monitorare le condizioni atmosferiche in tempo reale. Inoltre, l’azienda è in procinto di implementare l’irrigazione di precisione: «Vogliamo incrementare la sostenibilità – ammette Bilardi –. La nostra è un’agricoltura naturale a basso impatto ambientale, fungicidi e antiparassitari sono ridotti al minimo e negli ultimi anni abbiamo integrato anche le api per la salvaguardia dell’ecosistema. Sono convinto che per un’agricoltura moderna l’evoluzione tecnologica sia fondamentale».