Migliorare la gestione e le prestazioni delle aziende agricole pugliesi produttrici di carciofi, potenziando la competitività delle produzioni cinaricole attraverso: 1. la definizione di sistemi colturali innovativi, 2. l’ampliamento della gamma varietale, 3. la messa a punto di nuovi prodotti ad alto valore aggiunto e del processo produttivo più idoneo ad ottenerli, 4. l’adozione di una filiera produttiva a ciclo chiuso, 5. la valorizzazione dei prodotti, 6. la valutazione dell’impatto ambientale ed economico delle innovazioni proposte. Sono gli obiettivi del progetto “Icarus - Innovazioni di processo e di marketing per la valorizzazione del carciofo pugliese in un’ottica sostenibile”, che è finanziato nell’ambito del Psr Puglia 2014-2020 – Sottomisura 16.2 “Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie” per un importo pari a 482.945,60 € e i cui risultati verranno presentati all’11° Simposio internazionale del carciofo, dal 15 al 18 novembre a Molfetta (Ba)
Carciofo, coltura importante per la Puglia
Il carciofo, noto per le sue proprietà nutrizionali, è tra le coltivazioni più importanti per la Puglia, che, secondo dati Istat relativi al 2017, vanta una superficie di 12.130 ettari e una produzione annua di 1.137.870 quintali, quasi il 30% di quella totale italiana. Così Nicola Cantatore, direttore di Cia Capitanata, ha introdotto un webinar di presentazione del progetto Icarus.
«Oggi il carciofo viene commercializzato per il consumo fresco o per la trasformazione (prodotti congelati o appertizzati sottolio o in salamoia), con standard qualitativi differenti a seconda del tipo di trasformazione. Il progetto Icarus si pone l’obiettivo generale di migliorare la competitività della filiera cinaricola pugliese, rafforzando diversi aspetti lungo essa: recupero delle varietà locali, efficientamento sostenibile delle tecniche di coltivazione, introduzione di nuovi prodotti di IV e V gamma, recupero degli scarti di lavorazione per produrre integratori, cosmetici naturali e, soprattutto, miglioramento della trasformazione del carciofo per cogliere le opportunità di crescita offerte dal mercato del prodotto trasformato».
Il partenariato del progetto Icarus
Il partenariato del progetto Icarus, che ha come capofila l’azienda Cericola srl di Ordona (Fg), specializzata nella produzione di carciofo per consumo fresco e industria, comprende le Università di Foggia con la docente Maria Luisa Amodio, responsabile scientifico del progetto, e di Bari, col docente Giuseppe Demastro, Cia Puglia, Consorzio di difesa e valorizzazione delle produzioni agricole dell’ambiente e del territorio rurale della provincia di Brindisi, Distretto tecnologico agroalimentare regionale (Dare Puglia), Sysman progetti & servizi e diverse aziende agricole delle province di Foggia e Brindisi. I partner di progetto costituiscono un Gruppo Operativo del Partenariato europeo per l'innovazione "Produttività e sostenibilità dell'agricoltura" (Pei-Agri), un modello di cooperazione basato sul “modello di innovazione interattivo” che comporta la collaborazione tra i vari attori per utilizzare al meglio i diversi tipi complementari di conoscenza, il cui principale obiettivo è la co-creazione e diffusione di soluzioni e opportunità pronte per essere implementate nella pratica.
Icarus per disegnare il futuro del carciofo in Puglia
Come cambierà il comparto del carciofo in Puglia nei prossimi dieci anni? Quale sarà, quindi, il suo futuro? Come sarà possibile rendere sostenibili sia la produzione sia la trasformazione del carciofo? Sono state queste domande che hanno spinto l’azienda Cericola a volere un progetto di ricerca per riuscire a dare le giuste risposte a se stessa e all’intero comparto, ha dichiarato Vito Cifarelli, direttore commerciale dell’azienda Cericola. «Il progetto di ricerca Icarus aiuterà a sviluppare l’innovazione varietale necessaria per adeguarsi a un mercato in continuo cambiamento. Purtroppo i produttori di carciofo sono in genere tradizionalisti e diffidenti verso l’introduzione di nuove varietà e l’ammodernamento della tecnica colturale. Ma le Università di Foggia e Bari potranno indicare ai produttori le strade per raggiungere una buona redditività aziendale migliorando la tecnica colturale e rendendola più sostenibile sotto i profili economico e ambientale. Un risultato importante per rivitalizzare un comparto che vede ridursi ogni anno le superfici coltivate perché il carciofo è sempre meno remunerativo».
Attività su cui sta lavorando il progetto Icarus
Le attività sulle quali il progetto Icarus sta già lavorando, ha informato Amodio, sono numerose. «In primo luogo l’innovazione varietale e la valorizzazione del germoplasma locale di carciofo; poi l’introduzione di sistemi colturali innovativi a basso impatto ambientale per la filiera regionale del carciofo; la lavorazione post-raccolta (lavaggio e taglio) del carciofo destinato alla IV e V gamma; le innovazioni di packaging per la messa a punto di nuovi prodotti ad alto valore aggiunto (IV e V gamma); il recupero dei residui colturali e scarti della lavorazione da destinare all'ottenimento di nuovi prodotti; la valutazione dell’impatto ambientale; l’analisi dell’impatto economico e della redditività; l’analisi di mercato».
Prodotto trasformato simile al carciofo fresco
In Puglia assume particolare rilievo la collocazione della produzione di carciofi in ambito agroindustriale, il cui fabbisogno di approvvigionamento va oltre la disponibilità regionale, facendo prevedere una concreta possibilità di sviluppo di superficie da destinare alla cinaricoltura, ha sostenuto De Mastro. «Attualmente il carciofo viene commercializzato per il consumo fresco o per la trasformazione (prodotti congelati o appertizzati sottolio o in salamoia), con standard qualitativi differenti a seconda del tipo di trasformazione che nel caso dei prodotti appertizzati prevede trattamenti energici di stabilizzazione enzimatica che ne riducono quasi completamente il valore nutrizionale. Inoltre, indipendentemente dalla destinazione d’uso, i capolini richiedono complicate operazione di mondatura e pulitura che vengono effettuate in azienda o dal consumatore finale. In generale quasi il 50% del prodotto non viene utilizzato, rendendo la preparazione prima del consumo particolarmente lunga. Ebbene, sulla base degli elementi emersi in occasione degli incontri effettuati con i membri del GO e con gli esperti del settore, il progetto Icarus può cogliere l’opportunità di realizzare una filiera che possa disporre di un’ampia gamma varietale con caratteristiche organolettiche e tecnologiche idonee alla lavorazione industriale e di itinerari tecnici innovativi per la razionalizzazione agronomica. Così sarà possibile ottenere un prodotto trasformato pronto all’uso con le stesse inalterate caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto fresco».