Il Consiglio di Stato annulla la compensazione delle quote latte

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Tutto sbagliato, tutto da rifare: la sentenza del massimo organo di giustizia amministrativa ribalta la pronuncia del Tar e dà torto ad Agea. Al ministro Teresa Bellanova il gravoso compito di rimettere insieme i cocci di una vicenda tragica che va avanti da decenni ricalcolando le quote e restituendo le multe indebitamente percepite

Ancora una sentenza storica per il regime delle quote latte.  Il Consiglio di Stato, nel suo verdetto pubblicato il 18 ottobre 2019, rimette infatti in discussione le compensazioni effettuate dall’Agea circa venti anni fa per definire le multe da attribuire ai produttori che avevano superato le quote di riferimento individuali.


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Ribaltata la pronuncia del Tar

La decisione del Consiglio di Stato si riferisce ad un ricorso accolto dal Tar del Lazio che aveva, invece ritenuto legittimo l’operato dell’Agea per effettuare la riattribuzione delle quote e la conseguente ripartizione del quantitativo nazionale in quote individuali e quindi definire le multe per i singoli allevatori. La decisione dei giudici di Palazzo Spada a Roma è stata la naturale conseguenza di quella presa dai giudici Comunitari il 27 giugno 2019 che avevano già condannato le modalità di ripartizione delle quote in quanto contrarie alla normativa comunitaria del settore.

Al ministro Bellanova il compito di rivedere i conteggi

Ora si apre una fase difficile per l’Agea e per lo stesso Ministero dell’Agricoltura che

Teresa Bellanova
Teresa Bellanova, Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo

dovrebbero rivedere i conteggi delle campagne 1996-1997 e 1997-1998 e quindi restituire multe che non dovevano essere pagate con i relativi interessi ventennali e attribuirne altre ad allevatori che invece erano rientrati nei limiti della quota per effetto dei criteri di compensazione all’epoca adottati dall’Agea.

La sentenza del Consiglio di Stato

Il ricorso presentato dagli allevatori contro la sentenza del Tar Lazio riguardava il mancato annullamento da parte del Tribunale amministrativo dei provvedimenti (comprensivi delle relative schede allegate), con cui l’AIMA comunicava alle aziende agricole appellanti i risultati delle compensazioni nazionali per i periodi di produzione lattiera 1996-1997 e 1997-1998 e conseguentemente gli importi da pagare allo Stato a titolo di prelievo supplementare.

La sentenza del Consiglio nell’entrare nel merito del ricorso premette subito che occorre fare riferimento alla sentenza della Corte di giustizia Ue del 27 giugno 2019 che ha affermato che la riassegnazione della parte inutilizzata del quantitativo di riferimento nazionale destinato alle consegne non può essere effettuata secondo criteri obiettivi di priorità fissati dagli Stati membri, ma tale fase perequativa deve essere governata da un esclusivo criterio di proporzionalità.

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Produrre latte, un mestiere duro reso insostenibile dagli incredibili errori italiani nella gestione del regime delle quote

Inoltre i giudici comunitari con varie argomentazione avevano apertamente definito il criterio applicato dalle autorità italiane come contrario alle norme. Infatti l’articolo 2, paragrafo 1, secondo comma, del regolamento n. 3950/92 stabilisce dunque un criterio in base al quale deve essere effettuata la riassegnazione dei quantitativi di riferimento inutilizzati. Così, dato che tale disposizione non menziona nessun altro criterio, né rinvia alla competenza degli Stati membri per stabilire criteri che siano loro propri, il suddetto criterio di ripartizione proporzionale deve essere considerato come il solo in base al quale deve essere effettuata la riassegnazione dei quantitativi di riferimento inutilizzati.

Questa sentenza comunitaria che pesa come un macigno sulla definizione della gestione delle multe per le quote latte, non ha lasciato alcun spiraglio o dubbio per accogliere il ricorso.

Meccanismo alterato

Nella sentenza, infatti si afferma che “ne discende che inevitabilmente il meccanismo di compensazione riassegnazione applicato dall’Amministrazione italiana risulta alterato dall’applicazione di un criterio non conforme al dettato comunitario, secondo quella che è stata l’ultima interpretazione resa dalla Corte di giustizia.

IL Consiglio di Stato salva però la sentenza del Tar Lazio che aveva respinto il ricorso in quanto emessa sulla base della pregressa interpretazione fornita dalla giurisprudenza, che aveva ritenuto non contrastante il criterio obiettivo seguito dallo Stato italiano con la disciplina comunitaria, tesi questa - come evidenziato - smentita ora dalla Corte di giustizia.

Verso il riesame di tutte le compensazioni

La sentenza del Consiglio di Stato prefigura le incombenze cui deve ottemperare l’Amministrazione precisando che poiché l’annullamento dei provvedimenti censurati in prime cure per l’illegittimità del criterio posto a fondamento dei calcoli sottostanti all’operazione di compensazione/riassegnazione determina la necessità dell’Amministrazione di procedere ad una complessiva rideterminazione, in sede di emanazione degli atti ulteriori.

Il Consiglio di Stato annulla la compensazione delle quote latte - Ultima modifica: 2019-10-21T09:27:36+02:00 da Lorenzo Tosi

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