Tutti parlano di agricoltura e agroalimentare, di giovani e innovazione. Pullula di start up, sono nati neologismi e combinazioni molto efficaci per stimolare il dibattito e la progettazione. Coltivazione, ma anche paesaggio, sostenibilità economica, ambiente, salute. Ecco allora la Dop economy, la biodiversità, l’agroecologia, l’agricoltura 4.0, c’è persino il new deal agri a fondare e sostenere un percorso che deve vederci tutti ingaggiati. Finalmente abbiamo anche una legge per dare le gambe a un processo di valorizzazione che assorbe tecnologia, modello di business e ragioni generazionali, oltre al paesaggio come tema identificante. Una legge molto dettagliata, specifica per un settore e per l’ingresso dei giovani, che finalmente hanno regole d’ingaggio chiare e definite, alle quali devono seguire le risorse economiche.
Anteprima di Terra e Vita 15/2024
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Grazie alla cosiddetta “Legge Carloni” viene scaricata a terra una proposta per sostenere il primo insediamento in agricoltura, tutelare i prodotti della terra, l’ambiente e il paesaggio, unico vero valore fondante di un nuovo approccio alla natura e al lavoro con essa. Con una nuova economia che non faccia più finta di dimenticarsi il terzo dei fattori a sostegno del sistema – la terra – a beneficio di capitale e lavoro, considerate a torto le uniche leve gestionali della ricchezza.
I giovani agricoltori dai 18 ai 40 anni avranno a disposizione 15 milioni di euro per acquistare terreni, strutture e beni strumentali, con priorità per quelli che garantiscono miglioramento ed efficientamento produttivo. Ma anche per ampliare l’unità produttiva minima e acquistare attività già operanti in agricoltura. Oltre a prevedere un regime fiscale agevolato per gli under 41, la Legge riduce del 50% il compenso notarile per la compravendita di terreni fino a 200mila euro e prevede agevolazioni per la formazione come credito d’imposta.
Ma le misure più fruttuose per accelerare il passaggio generazionale sono l’abbattimento delle spese di registro e catastali, la prelazione a favore di giovani insedianti, l’attivazione di servizi di sostituzione a carico di Regioni e Provincie autonome da scaricare a terra con progetti specifici e linee di finanziamento agevolato adeguate. Inoltre, istituisce l’Osservatorio per l’imprenditoria e il lavoro dei giovani in agricoltura, con compiti di programmazione locale e indagine normativa e applicata.
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Ma qual è modello di azienda agricola nel quale la Legge Carloni può esprimere il massimo potenziale per far crescere il settore? L’universo composito e articolato dell’agricoltura italiana somma più di 1,3 milioni di aziende, ma non più di 400mila si riconoscono come professionali. Quando si parla di sostenibilità economica e quindi di passaggio generazionale possibile e, a volte improcrastinabile, ci si riferisce alle 400mila che indipendentemente dalle condizioni di mercato, dalla gravosità dei compiti, dall’inefficienza dei fattori, si distinguono e continuano a operare per garantire la sicurezza alimentare e tante altre cose, come la tutela del paesaggio. Di queste, almeno 300mila hanno un titolare con un’età superiore a 45 anni e poco meno della metà (circa 180mila), addirittura over 55. Si dedicano alle produzioni estensive e all’allevamento e hanno terreni di proprietà. Le altre centomila hanno a capo giovani con meno di 45 anni, sono multifunzionali, molte producono Dop e Igp, biologico o si dedicano a produzioni di nicchia.
La Legge Carloni si rivolge in particolare a queste ultime. Orientate al mercato per intercettare una nuova marginalità e sensibili alla tutela del paesaggio. Ma non possiamo più aspettare. I soldi non sono tantissimi e devono essere veicolati su nuovi insediamenti capaci di condurci in un’economia che finalmente riprenda a parlare di capitale, lavoro e terra.
di Emanuele Fontana
Responsabile marketing agri agro di Crédit Agricole Italia