Melo, in campo e in vivaio l’oidio attacca di frequente

oidio melo
Germoglio di melo colpito da mal bianco
Negli areali melicoli del nord Italia, e specialmente nei nuovi impianti in vivaio, non è infrequente imbattersi in attacchi di oidio. Vediamo come gestirlo in biologico e non

In primavera, negli areali del Nord Italia, e specialmente nei nuovi impianti in vivaio, non è infrequente imbattersi in attacchi di oidio su melo. La malattia è in grado di interferire con la normale funzionalità delle foglie, riduce la crescita dei germogli, a detrimento della produzione e della vitalità della pianta.

Cos’è e cosa fa

Podosphaera leucotricha, agente del mal bianco delle pomacee, è un fungo ascomicete che trascorre l’inverno come micelio all’interno delle gemme apicali di melo. Le temperature inferiori a -11 °C arrivano a devitalizzare il micelio fungino all’interno delle gemme ma tali temperature invernali non vengono ormai raggiunte da diversi anni. Le gemme infette, alla fine dell’inverno tendono a schiudersi in ritardo (generalmente di 3-4 giorni) e già coperte dal micelio fungino, dando già una idea del grado di infezione presente al’interno del frutteto. Le giovani gemme infette sono in grado di supportare nuovi cicli infettivi del fungo che continuerà a diffondersi durante la stagione vegetativa grazie alle spore aerodiffuse.

Il patogeno è in grado di attaccare foglie, rametti, fiori e frutti. Sulle foglie i sintomi sono caratterizzati da chiazze di feltri miceliari biancastre che si sviluppano frequentemente sulla pagina inferiore di queste. Le più giovani si sviluppano in lunghezza ma non in larghezza, assumendo un aspetto distorto, arrotolato e incurvato verso l’alto. Le infezioni su foglie e getti proseguono fintanto la crescita vegetativa di questi organi continua durante la stagione, in concomitanza di alti tenori di umidità relativa e temperatura variante dai 18 a 27 °C. Al termine il fungo arriva a ricoprire quasi completamente la superficie dell’organo colpito di micelio e spore. I fiori infettati, non arrivano a svilupparsi completamente, imbruniscono, si accartocciano e muoiono rapidamente. Sui frutti invece i sintomi si presentano, subito dopo la fioritura, come aree rugginose più o meno estese.

Le gemme apicali di melo risultano particolarmente suscettibili all’attacco del fungo, mentre molto meno, anche se non completamente resistenti, lo sono quelle di pero e cotogno. In particolare, i pereti possono considerarsi a rischio qualora confinassero con meleti. Anche fra le diverse varietà di melo esiste un diverso grado di suscettibilità: Braeburn e Jonathan, Granny Smith, Stayman, fino alle nuove varietà, Fuji e Gala risultano suscettibili alla malattia, mentre Golden delicious e Red delicious lo sono in misura nettamente inferiore.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Come controllare l'oidio del melo

La scelta del fungicida più idoneo spesso è anche condizionata dalla necessità, in talune fasi fenologiche, di controllare contemporaneamente la ticchiolatura. In questi casi è bene rivolgersi a principi attivi dotati di efficacia nei confronti di entrambe la avversità fungine quali per esempio gli IBE o QoI o SDHI.

Il controllo della malattia, sulle varietà più sensibili e nelle aree maggiormente a rischio, dovrebbe cominciare fin dalla prefioritura, trattando con fungicidi specifici come Zolfo, gli IBE, le strobilurine, bupirimate, e proseguita fino al termine della crescita dei germogli. Nelle aree a basso rischio, spesso è sufficiente trattare aspettando la comparsa dei primi sintomi.

In frutticoltura biologica, buoni risultati possono essere ottenuti impiegando sempre zolfo, olio essenziale di arancio dolce e bicarbonato di potassio. È altresì possibile applicare Laminarina come stimolatore delle difese naturali della pianta sia confronti di odio come di ticchiolatura. Infine, nei meleti gravemente colpiti, per abbassare il potenziale di inoculo, è buona norma attenersi a delle corrette pratiche agronomiche come la rimozione in primavera ed estate dei getti colpiti e, durante la potatura invernale, l’eliminazione delle gemme oidiate.

P.a. ammessi dai disciplinari di produzione integrata su melo nel controllo dell’oidio
Principio attivo Ticchiolatura Oidio N* applicazioni
all’anno consentite
Impiegabili
in agricoltura biologica
Gruppo chimico Limitazioni d’uso
Difenconazolo * * IBE Max 5 applicazioni all’anno
con IBE indipendentemente dalla avversità
Mefentrifluconazolo * 2
Tetraconazolo * *
Penconazolo * * 2
Tebuconazolo * 2
Cyflufenamid * 2 Benzamidoxne
Bupirimate * 2 Amidosinedeamidasi Fitotossico sulla cultivar Imperatore, Idared e Gravenstain
Trifloxystrobin QoI Max 3 applicazioni
all'anno con strobilurine,
indipendentemente dall'avversità
Pyraclostrobin
(Pyraclostrobin+
Boscalid) * * SDHI Max 4 applicazioni
all’anno con ISDH
indipendentemente dall’avversità
Fluopyram * *
Fluxapyroxad * *
Zolfo * Inorganico
Olio essenziale di arancio dolce * Estratto vegetale
Bicarbonato di k *
Laminarina * * * Estratto vegetale

 

Melo, in campo e in vivaio l’oidio attacca di frequente - Ultima modifica: 2024-05-02T12:23:09+02:00 da K4