Per l’acqua non servono sciamani ma infrastrutture

acqua
Francesco Vincenzi
Nell’editoriale di Terra e Vita 35/2022 il presidente dell’Anbi Francesco Vincenzi ribadisce la necessità di aprire i cantieri per realizzare infrastrutture capaci di trattenere più acqua piovana. Le piogge di questi giorni non bastano a compensare un deficit idrico molto severo, generato dalla lunga siccità dei mesi estivi

Abbiamo superato la metà di un autunno straordinariamente siccitoso e ogni giorno che passa si avvicina l’inizio di una stagione irrigua, praticamente senza soluzione di continuità (si stanno bagnando i campi per permettere ai semi di attecchire), ma in crescente sofferenza.

Il 2022 sta rappresentando una pagina epocale nell’escalation della crisi climatica sul nostro Paese, ma la politica non vuole accorgersene, complice un’opinione pubblica, travolta dalle emergenze (Covid, guerra, rincari energetici ecc.). Eppure, per quanto crudo possa sembrare, senza acqua, cibo e aria, tutto il resto è secondario. Invece, continuiamo disinvoltamente a camminare sul filo del rasoio (basti pensare al disperato appello del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres alla Cop 27), pregiudicando il futuro delle prossime generazioni.

Anteprima dell'editoriale di Terra e Vita 35/2022

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Secondo i meteorologi dal primo gennaio a oggi in Italia manca all’appello il 52% delle piogge. Eppure le statistiche dimostrano che su periodi di tempo più ampi, cadono mediamente mille millimetri di pioggia all’anno sul Bel Paese. La conseguenza logica è facile: o stiamo diventando un Paese a forte rischio di desertificazione o, nel caso Giove Pluvio decidesse di recuperare il gap di precipitazioni, siamo di fronte a un rischio idrogeologico potenzialmente drammatico ( lo si è visto nella Marche, ma situazioni analoghe si sono rischiate nei giorni scorsi in Sicilia e Campania: sarebbe bastato che le bombe d’acqua cadessero su zone maggiormente urbanizzate e staremmo a contare danni superiori a quelli già gravi, registrati). Entrambi gli scenari presupporrebbero un allarme collettivo, che invece non percepiamo, e un’accelerazione negli iter procedurali per opere urgenti, che non vediamo.

Lo stolto è colui che guarda il dito che indica la luna: di fronte alla siccità di quest’anno stiamo facendo lo stesso, puntando l’attenzione su importanti aspetti di efficienza ed educazione, validi sempre (dalle reti colabrodo a chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti), ma mancando di centrare il vero problema: quest’anno c’è meno acqua e le piogge di questi ultimi giorni difficilmente risolveranno in poco tempo la situazione, stanti le attuali condizioni infrastrutturali, perchè sono cambiate le modalità degli eventi: non più piogge diffuse come dopo le precedenti siccità (siamo alla sesta in 19 anni, arrivata dopo un anno idricamente già difficile come il 2021), ma fenomeni concentrati nel tempo e nello spazio, quindi più violenti.

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Per questo è necessario dotarsi con urgenza di bacini più o meno grandi ad uso multifunzionale, per trattenere le acque, preservando il territorio e creando riserve per i momenti di bisogno. Li si chiami invasi, laghetti, bacini d’espansione: l’ìmportante è capirne l’indispensabilità, perché il Paese più bello del mondo possa rimanere tale, facendo del territorio e delle sue attività, il principale asset di sviluppo. Il problema va affrontato abbandonando luoghi comuni e abbracciando visioni più ampie. L’agricoltura ha fortemente ridotto il fabbisogno idrico e a quell’uso dell’acqua sono collegati vantaggi ecosistemici che è ora di evidenziare. Solo così riusciremo a responsabilizzare su un patrimonio ambientale, di cui godiamo anche grazie a una sapiente gestione idrica che da secoli ci è riconosciuta nel mondo. Cominciamo a farlo anche noi.


di Francesco Vincenzi
Presidente Anbi

Per l’acqua non servono sciamani ma infrastrutture - Ultima modifica: 2022-11-18T08:38:42+01:00 da K4

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