La nuova Pac deve mantenere quello che è il suo obiettivo principale, proteggere la redditività delle aziende agricole. Fondamentali anche il gioco di squadra per raggiungere nuovi traguardi e la riduzione del fardello della burocrazia per le imprese. Così Riccardo Crotti, nuovo presidente di Confagricoltura Lombardia, indica quali sono le priorità dell’agricoltura regionale. Veterinario, cremasco dal 1975 e già presidente dell’Associazione provinciale allevatori (Apa) di Cremona per quindici anni, nonché presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, prende il testimone da Antonio Boselli che ha guidato la Confederazione regionale dal 2017.
Crotti avrà come vicepresidente Giuseppe Cavagna di Gualdana, imprenditore cerealicolo e operatore agrituristico a Campoferro (Pavia). Durante il Consiglio di Confagricoltura Lombardia sono stati anche cooptati il vicepresidente nazionale di Confagricoltura, Matteo Lasagna, ed il presidente di Anga Lombardia Alessandro Marinoni.
Quali sono le priorità del suo mandato?
La nostra mission sindacale resta quella di assicurare redditività alle nostre imprese in un momento così complesso in generale per molti settori, come carne, latte e suini, che in una regione come la Lombardia rappresentano le produzioni agricole prevalente. Resta fondamentale anche difenderci dagli attacchi mediatici alla zootecnia che sono puramente strumentali e ideologici e non basati da dati scientifici. Le nostre aziende sono sempre state “aperte” e hanno compiuto progressi importanti in questi anni sul piano della sostenibilità. Non bisogna poi dimenticare che svolgono un ruolo importante nella difesa e tutela del territorio che ci è riconosciuto a tutti i livelli.
Quali sfide aspettano l’agricoltura lombarda?
E’ un periodo di transizione verso grandi cambiamenti come quello della nuova Pac che dovrebbe restare uno strumento a tutela del reddito degli agricoltori. Non dovrebbe essere stravolta rispetto a questo che è il suo primo obiettivo, ma andrebbe salvaguardata anche nel suo ruolo fondamentale per la produzione di cibo, a fronte di una domanda in costante aumento.
Le nostre aziende non hanno infatti mai fatto mancare i loro prodotti sugli scaffali anche nel momento di emergenza massima legato alla pandemia da Covid-19. Non sono mai mancate ad esempio quelle che sono le eccellenze del made in Italy come il Grana Padano che sono prodotti con latte proveniente dalle nostre stalle.
Come si raggiungono nuovi obiettivi?
Si raggiungono facendo squadra perché non serve presentarsi sparpagliati, ma occorre essere uniti per avere un’agricoltura forte. Occorre salvaguardare e se possibile incrementare anche il tasso di autoapprovvigionamento raggiunto in Lombardi su alcuni comparti strategici come quelli zootecnici. E’ importante anche la comunicazione al consumatore per trasmettere informazioni corrette che oggi sono quasi sempre gestite da terzi.
E sulla questione del riparto delle risorse sullo sviluppo rurale?
Dobbiamo trovare una diversa ripartizione dei fondi per i Psr perché abbiamo cinque regioni del Sud-Italia che si portano a casa il 49% delle risorse. Vanno sostenute invece le regioni che generano Pil e produzione.
Altre questioni da risolvere?
Il problema della burocrazia continua a soffocare le nostre imprese che dedicano ore al giorno a queste incombenze. Alcune aziende non riescono ad accedere ai finanziamenti dei Psr a causa della burocrazia. Basterebbe affidarsi di più allo strumento dell’autocertificazione per ridurre alcuni adempimenti troppo onerosi. In questo senso lo Stato dovrebbe accordarci un grande atto di fiducia.
Che cosa possiamo dire di un comparto come il latte che è strategico in Lombardia?
Ci stiamo dirigendo verso l’autosufficienza e da un tasso del 60% siamo arrivati, dopo la fine del sistema delle quote nel 2015, a sfiorare il 90% di autoapprovvigionamento. Oggi siamo alle prese perà con il problema della remunerazione perché il latte lombardo viene spesso a costare meno del prodotto importato dalla Francia o dalla Germania.
A questo riguardo ci potrebbero essere due soluzioni. Un impianto di sprayzzazione del latte prodotto in eccedenza che servirebbe ad alleggerire il mercato dirottando alcuni quantitativi verso altre destinazioni e a favorire allo stesso tempo le produzioni di qualità. Un’altra strada da percorrere potrebbe essere quella di un abbandono volontario della produzione gestito a livello europeo con un sistema di incentivazione.
Oggi dobbiamo anche affrontare il problema del caro-materie prime con il prezzo del mais, materia prima di base dell’alimentazione zootecnica, aumentato del 30% e quello della soia pagata il 50% in più rispetto dal 2020 ad oggi.