Il rogo di quattro ettari di oliveto a Ugento (Le), con circa 300 alberi in fiamme, è solo l’ultimo caso di olivi, morti per Xylella e ormai secchi, preda di incendi. Nell’ultimo mese solo nei dintorni del Comune jonico salentino sono andati in fumo oltre 4.000 olivi, da maggio decine di ettari sono bruciati nella provincia di Lecce. Per Coldiretti, Cia e Confagricoltura gli incendi negli oliveti abbandonati sono l’ultima conseguenza di anni di indifferenza verso l’olivicoltura salentina abbandonata alla mercé del terribile batterio.
Cantele (Coldiretti): «L’abbandono degli oliveti secchi è un dramma enorme»
Per Coldiretti Lecce «quanto sta accadendo nel Salento è una vergogna – dichiara il presidente provinciale Gianni Cantele –. Gli agricoltori chiedono da tempo interventi decisi per espiantare, reimpiantare e far rinascere le aree colpite, dopo anni di annunci, promesse, rimpalli di responsabilità e assenza di impegni concreti, per la ricostituzione del patrimonio olivicolo distrutto, mentre non sanno come comportarsi per realizzare nuovi impianti resistenti e tornare a lavorare e produrre. Oggi l’abbandono dei campi è un dramma enorme. È incredibile che, ottenuto il Decreto emergenze che consente gli espianti, ora sia la volta di cavilli burocratici che impediscono i reimpianti. A distanza di sei anni dal primo olivo infetto su cui è stata conclamata la presenza della malattia, gli agricoltori salentini sono ancora ingabbiati e abbandonati al loro destino. In più, per l’intero territorio leccese, ogni giorno al danno si aggiunge un’altra beffa: luoghi di straordinaria bellezza che hanno attirato negli anni frotte di turisti italiani e stranieri ora sono abbandonati o ridotti in cenere, con un danno di immagine che ha gravi ripercussioni anche sul turismo e in particolare sull’agriturismo».
Accogli (Cia): «Non si possono tenere in ordine oliveti secchi e improduttivi»
Se l’agricoltore non può fare reddito in alcun modo, abbandona i terreni, non va a sprecare denaro che non ha per lavorazioni o altri interventi colturali di fatto costosi ma inutili, considera il presidente della Cia Lecce, Benedetto Accogli. «Gli olivicoltori abbandonano i campi perché essi stessi per primi sono stati abbandonati. Da oltre cinque anni non hanno ricevuto né risorse né indicazioni su come programmare il futuro delle loro aziende. A livello nazionale si sono succeduti diversi ministri all’Agricoltura, in Regione sono cambiati gli assessori, ma noi agricoltori, nei fatti, siamo sempre stati lasciati soli. Abbiamo ricevuto qualcosa solo fra il 2013 e il 2014 con il Dlgs 102/2004, poi niente altro. I bandi del Psr Puglia sono fermi: Dei 30 milioni promessi con il Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, dei 300 milioni promessi dal ministro per il Sud Barbara Lezzi, della girandola di milioni di cui tanti politici si sono riempiti la bocca, non abbiamo visto un centesimo! L’ultima farsa è il Decreto emergenze che sblocca finalmente gli espianti, almeno sulla carta, ma blocca ancora i reimpianti, sottoponendoli alla discrezionalità della Soprintendenza regionale. Siamo stanchi, esasperati, e c’è chi pretende che teniamo puliti e in ordine oliveti secchi da tempo! Nessuno poi dice che i cigli delle strade sono piene di erbacce secche, trascurate dagli enti pubblici che dovrebbero averne cura e spesso punto di partenza degli incendi degli oliveti».
Greco (Confagricoltura): «Agricoltori esasperati perché senza futuro»
Gli incendi sono purtroppo solo l’ultimo anello di una catena di sofferenze per gli agricoltori, commenta Pantaleo Greco, presidente di Aprol Lecce e presidente della Federazione nazionale olivicoltori di Confagricoltura. «Con gli olivi ridotti a ruderi e le erbacce alte e secche è normale che si sviluppino incendi. Ma questi sono la conseguenza estrema di una situazione esasperante e insopportabile. Il Psr Puglia è fermo, i bandi per le sottomisure 5.2 e 4.1 Operazione C che prevedono aiuti per i rempianti sono di fatto bloccati, ricordando comunque che della dotazione di 1,6 miliardi di euro del Psr appena 42 milioni sono teoricamente destinati come sostegno agli olivicoltori danneggiati dalla Xylella. La Soprintendenza regionale agisce in maniera burocratica e ha l’ultima parola per approvare o meno i reimpianti nelle aree a vincolo paesaggistico. La scelta varietale, per chi tenta i reimpianti, è limitata a due varietà che non sono il massimo per chi voglia riprendere a fare olivicoltura da reddito. I reimpianti sono a totale carico di chi li vuole realizzare, come abbiamo dovuto fare noi dell’Aprol, con tanti sacrifici, per reimpiantare 40 ettari a olivo. E allora agli olivicoltori che cosa può importare se gli olivi, morti e secchi da anni, bruciano? Bruciassero pure, non sono essi il vero problema. Il dramma è che l’entusiasmo sta scemando! La tragedia vera è che gli agricoltori non possono fare nulla di buono nei loro campi, non ne ricavano più reddito e non possono fare più investimenti, in poche parole non hanno più futuro!».