Teresa Bellanova è il nuovo ministro dell'Agricoltura scelto da Giuseppe Conte per il nascente governo giallo-rosso, supportato dai voti di Pd e Cinque Stelle. Pugliese di Ceglie Messapica, 61 anni, esponente del Partito Democratico di area renziana e un passato da sindacalista, Bellanova succede a Gian Marco Centinaio (Lega).
Export e filiere le sue priorità
«Al lavoro da subito per rafforzare la strategicità per il nostro Paese di un segmento come questo per un agroalimentare moderno e di qualità, capace di attrarre occupazione qualificata e occupazione femminile soprattutto – ha detto la neo ministra – c'è molto da fare: penso al sostegno all'export agroalimentare che dobbiamo portare dai 43 attuali a 50 miliardi entro i prossimi anni anche in un contesto difficile come quello attuale dove si parla più di dazi e barriere.Export – ha proseguito Bellanova – ma anche investimenti nelle filiere per migliorare i rapporti tra agricoltori e trasformatori, vera chiave del Made in Italy, soprattutto nel Mezzogiorno. È necessario restituire dignità ed equità nella filiera dal campo alla tavola: su 100 euro di spesa, infatti, solo 2 restano agli agricoltori: dignità ed equità sono per me due parole chiave».
Un passato da sindacalista dei braccianti agricoli
Sottosegretario al lavoro dal 2014, promossa a viceministro dello Sviluppo economico nel 2016, incarico che manterrà sia nel governo Renzi che in quello guidato da Gentiloni (vice di Federica Guidi e di Carlo Calenda), Bellanova è di formazione sindacalista: ha lavorato in Puglia per contrastare la piaga del caporalato prima di essere nominata segretario generale provinciale della Flai (Federazione Lavoratori Agroindustria) di Lecce. Dal 1996 al 2000 ha guidato la Filtea (Federazione italiana Tessile Abbigliamento Calzaturiero) ed è entrata a far parte della segreteria nazionale Filtea con delega alle politiche per il Mezzogiorno, politiche industriali, mercato del lavoro, contoterzismo e formazione professionale. Nel 2006 è eletta per la prima volta alla Camera dei Deputati e riconfermata nel 2008. Dal 21 maggio dello stesso anno è componente della XI commissione (lavoro pubblico e privato). Riconfermata deputato nel 2013, è segretario del gruppo Pd alla Camera.
Tutti i dossier sul tavolo del nuovo ministro
Dalla lotta al caporalato alle emergenze Xylella e cimice asiatica. A livello europeo il negoziato sulla nuova Pac, la difesa dell'agroalimentare italiano in vista di possibili dazi degli Usa e della Brexit. Sono queste alcune delle importanti questioni aperte che il nuovo ministro dell'Agricoltura troverà sulla scrivania da domani. Mancano infatti ancora alcuni tasselli fondamentali per attuare in pieno la legge 199 del 2016 contro il caporalato, era ministro Maurizio Martina.
Una questione urgente a cui l'esecutivo gialloverde non ha saputo rispondere con misure in grado di far incontrare domanda e offerta nel lavoro agricolo in maniera trasparente, affidando tale compito alle parti sociali in accordo con le istituzioni, così come l'istituzione di un trasporto pubblico nelle zone più a rischio caporalato. Un'emergenza che attende l'apertura di un tavolo interministeriale e a cui il presidente dell'Inps Pasquale Tridico vuole dare una risposta con maggiori controlli nei campi task force di ispettori e droni.
Gli auguri di buon lavoro dal mondo agricolo
Da Coldiretti a Confagricoltura, dalla Cia all'alleanza delle cooperative passando per Copagri e l'Anbi, tutte le principali associazioni di categoria augurano buon lavoro al neoministro, con la speranza che sia in grado di risolvere i principali problemi del settore. A questi si sono aggiunti quelli dell'europarlamentare ed ex vicepresidente della Commissione Agricoltura dell'Ue Paolo De Castro.