Brutte notizie per i fertilizzanti di origine naturale e per l'economia circolare più in generale. Uno studio coordinato dal Laboratorio di ecologia microbica e genomica dei microrganismi dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (Izsve) che ha indagato i rischi nascosti dei derivati da rifiuti biologici e fanghi di depurazione, ha scoperto che alcuni ammendanti agricoli, cioè le sostanze utilizzate per migliorare la fertilità del suolo come letame, torba o compost, possono diventare veicoli di diffusione di microrganismi patogeni altamente resistenti agli antibiotici, tra cui salmonella e listeria. Pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Journal of Hazardous Materials, lo studio ha la collaborazione del Istituto di Ricerca Sulle Acque (Irsa) del Cnr e il Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e architettura dell'Università di Padova.
La ricerca
Il team di ricerca ha utilizzato un approccio che combina metodi tradizionali di microbiologia con le più avanzate tecniche di sequenziamento genomico, per analizzare diverse tipologie di ammendanti del suolo. Sono stati così individuati alcuni patogeni trasportati dagli ammendanti, oltre a geni di resistenza agli antibiotici di terza generazione e di tolleranza ai metalli pesanti.
Lo studio ha analizzato diversi ammendanti classificati in cinque gruppi: compost da rifiuti organici separati alla fonte e rifiuti verdi, digestato agroindustriale, digestato da digestione anaerobica di rifiuti organici separati alla fonte, compost da digestato di rifiuti organici e fanghi da impianti di trattamento delle acque reflue. Secondo la legge italiana, solo le prime due categorie sono approvate per uso agricolo, nonostante il Regolamento Ue n. 1009/2019 consenta l'uso di digestato da digestione anaerobica di rifiuti organici separati alla fonte nei fertilizzanti con marchio Ce.
Stretta in vista per l'utilizzo degli ammendanti?
Emerge chiaramente che quando un rifiuto diventa una risorsa agricola, come nel caso degli ammendanti, è fondamentale vigilare non solo sui rischi chimici ma anche su quelli
biologici. Queste sostanze possono infatti diffondere nell'ambiente geni che possono aggravare il fenomeno dell'antibiotico resistenza. Sulla base dei risultati ottenuti è evidente inoltre la necessità di aggiornare i protocolli di monitoraggio e la normativa sulla conformità degli ammendanti, per tutelare la salute pubblica e garantire pratiche agricole veramente sostenibili.