Alla ripresa vegetativa le piante da frutto attraversano una delle fasi più delicate del ciclo colturale, in parte perché la pianta dipende ancora dalle riserve e in parte perché è molto esposta agli sbalzi termici tipici del periodo, si pensi alle gelate del 2020 e del 2021. Una condizione persistente di stress in queste fasi può portare a una scarsa allegagione, a uno sviluppo stentato dei frutti e a una pezzatura finale non ottimale. L’apporto di nutrienti in questa fase garantisce una pronta alimentazione alla pianta, ma il risultato produttivo dipende anche da come si è conclusa la stagione colturale precedente. In particolare, intervenire in post-raccolta significa arrivare in primavera con una pianta che ha già delle riserve. Una buona concentrazione di nutrienti nei succhi cellulari abbassa il punto di congelamento e consente alla pianta di rispondere meglio allo stress da freddo. Ecco perché, nell’impostazione del piano di concimazione del frutteto, non si deve sottovalutare l’importanza della fertilizzazione post raccolta. Ce lo spiegano Tiziano Casamenti, tecnico dell’azienda Cavassi di Castel Bolognese, e i tecnici Cifo, Massimo Andreotti e Mirko D’Angelo.
La strategia di fertilizzazione in post raccolta - Guarda il video ⇓
Fertilizzazione post raccolta importante ma poco diffusa
«La fertilizzazione post raccolta è una tecnica di cui si parla tanto ma che nella pratica non si è ancora diffusa – precisa Massimo Andreotti, sales support Cifo. Arrivati a fine stagione, dopo la raccolta e dopo un anno di lavoro si vorrebbe unicamente riporre le attrezzature nel magazzino e pensare alla stagione successiva. Ma è importante curare ancora le proprie piante. Sappiamo infatti che alla ripresa vegetativa in primavera, quando l’attività delle radici è ancora lenta, la pianta fa affidamento alle riserve che ha accumulato sui rami. L’attività radicale si svolge, infatti, in due fasi: una in primavera, che arriva fino ai primi caldi di giugno luglio con la traslocazione degli elementi nutritivi ai frutti, e una in autunno, dove c’è una ripresa dell’attività di accumulo di elementi nutritivi».
Con l’intervento in post raccolta si va quindi a sfruttare e a potenziare proprio questa fase.
«La fertilizzazione post raccolta non è importante solo nell’ottica di migliorare il germogliamento – continua Andreotti – ma anche per far fronte agli effetti del cambiamento climatico. Il fatto di accumulare elementi nutritivi sui rami fa sì che la pianta abbassi il suo punto di congelamento, riparando più rapidamente i danni delle gelate tardive che caratterizzano ormai l’inizio di ogni campagna».
L’esperienza dell’azienda frutticola Cavassi
È il caso di Cavassi, un’azienda specializzata nella produzione di frutta sulle colline del ravennate.
«Nonostante il freddo di questa primavera, siamo riusciti a salvare interamente la produzione di albicocche – racconta Tiziano Casamenti, tecnico aziendale. Un risultato raggiunto grazie agli investimenti nei mezzi di difesa attivi (nei frutteti sono stati posizionati e azionati per molte notti diversi ventoloni) e non solo. Parte del merito va senz’altro ai prodotti della Cifo che impieghiamo nella fertilizzazione post raccolta e che ci danno una mano nell’immediato ma anche a inizio campagna. Tutti gli anni, dopo la raccolta cerchiamo di mantenere le piante ancora in forma, trattandole con prodotti che possano creare delle riserve nelle radici per ripartire al meglio nell’anno seguente».
I risultati non mancano. «Le piante – conclude il tecnico – rispondono bene e arrivano al momento del riposo in ottime condizioni. Riescono ad affrontare meglio anche il risveglio vegetativo, tant’è che è già due anni che vediamo una maggiore resistenza dei fiori alle gelate. Si nota un qualcosa in più rispetto a chi non fa niente».
I prodotti e la tecnica della fertilizzazione post raccolta
«La fertilizzazione post raccolta è stata divisa in due parti: una parte a livello fogliare e una a livello radicale. Nel primo caso, dopo un anno produttivo, la pianta è stata trattata con una miscela di NPK idrosolubili e Biolight. Questo prodotto sulle piante da frutto consente l’accumulo di riserve nutritive, in particolare amido, nelle gemme ibernanti, favorendone la differenziazione a fiore e una loro più elevata resistenza al freddo invernale. La parte di fertilizzazione al suolo è stata fatta con il prodotto Top NPK 7-5-14. È un concime particolarmente ricco in potassio biologico, con azoto organico e fosforo naturale a cessione modulata che favorisce l’attività dei microrganismi utili alle piante, stimola lo sviluppo delle radichette assorbenti e complessa gli elementi nutritivi rendendoli maggiormente disponibili a livello radicale.
La concimazione autunnale non deve essere intesa come intervento accessorio da farsi in aggiunta a quella primaverile. La quantità di elementi nutritivi che vengono distribuiti in un anno sono gli stessi, vengono solo meglio ripartiti: una parte alla ripresa vegetativa e una nel post raccolta.
Un altro passaggio fondamentale durante tutta la fioritura prevede l’applicazione fogliare di estratti algali. Nel caso specifico è stato utilizzato Macys BC 28 (Macrocystis integrifolia) che unitamente all’Ert 23 plus, un prodotto a base di triptofano, svolge un’azione positiva sulla resistenza allo stress termico andando ad agire sull’allegagione».
Molto interessante, grazie per l’informazione, magari faremo delle prove nostri campi.