Con un quarto della produzione agricola nazionale per un valore di 15 miliardi di euro, l’ortofrutta si conferma un comparto cruciale del Made in Italy.
Il nodo del sistema distributivo
Eppure le potenzialità di sviluppo e rilancio sui mercati interni ed esteri sono enormi, perché da un lato l’ortofrutta sconta ancora un gap infrastrutturale con criticità nella logistica e nelle fasi di stoccaggio e distribuzione, e dall’altro soffre una crescente pressione competitiva globale con un progressivo peggioramento nel rapporto concorrenziale con altri Paesi produttori.
Le opportunità di un periodo di cambiamento
Il settore ortofrutticolo italiano vale 15 miliardi, ma il costo dei trasporti è doppio rispetto a Germania e Spagna.
Export +32% in 10 anni, ma i competitor sono più veloci.
Cia-agricoltori italiani lancia un “Patto di sistema” per il rilancio dell’ortofrutta italiana post Covid
Due questioni da capovolgere con strategie di sistema per sfruttare al meglio anche il cambiamento impresso dal Covid alle abitudini di consumo, con la metà delle famiglie che acquista frutta e ortaggi perché necessari a una dieta varia ed equilibrata (27%) e perché salutari (23%).
Controllando sempre la stagionalità (63%), evitando gli sprechi (59%) e preferendo i prodotti freschi ai confezionati e surgelati (59%) dall’inizio della pandemia. È quanto emerge dal nuovo webinar “Il valore nell’ortofrutta, dalla filiera al sistema” organizzato da Cia-Agricoltori Italiani per sostenere l’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura 2021 promosso dalla FAO.
Dopo l’appuntamento del 14 aprile, il tema dell’incontro digitale del 18 maggio, anche questo organizzato con la media partnership di Terra e Vita, è stato: “L’ortofrutta e la catena della distribuzione”.
Agire sulle infrastrutture
È emerso che, per ridare slancio al comparto, prima di tutto occorre agire sulle infrastrutture. Secondo i dati dell’Osservatorio Focus Ortofrutta di Nomisma presentati da Denis Pantini al webinar, infatti, il Logistic Performance Index della World Bank assegna all’Italia solo il 19° posto, contro il primo della Germania e il nono del Regno Unito.
Basti pensare al costo per chilometro dell’autotrasporto, su cui viaggia il 90% dell’ortofrutta, pari a 0,43 euro in Italia, quasi il doppio rispetto ai competitor tedeschi (0,30 euro) e spagnoli (0,28 euro). «Il cambiamento di cui parliamo -afferma con forza Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia, -non può che passare da qui».
Nel PNRR ci siano interventi concreti
«L’Italia – continua il presidente - ha un grande divario infrastrutturale che, attraverso gli 800 milioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedicati allo sviluppo della logistica nel settore agroalimentare, dovremo affrontare e superare: riduzione della spesa e dell’impatto ambientale del sistema dei trasporti, digitalizzazione dei servizi, miglioramento delle capacità di stoccaggio, dell’accessibilità ai servizi hub e della capacità logistica dei mercati all’ingrosso».
La proposta di un patto di filiera
Tutto nell’ottica di rinnovare la catena di distribuzione e ampliare le tradizionali relazioni di filiera, per costruire quello che Cia auspica: un vero e proprio “patto di sistema”, con l’obiettivo di arrivare a una più giusta ripartizione del valore (oggi su 100 euro spesi dal consumatore, solo 6/8 euro restano in tasca all’agricoltore), ma anche di raggiungere maggiori standard di sostenibilità, eliminare le inefficienze, promuovere investimenti e innovazioni in scala, sviluppare progetti di promozione unitaria.
Il peso della burocrazia rallenta l’export
Altrettanto fondamentale è riguadagnare competitività sul fronte export. Sebbene nel pieno della pandemia le esportazioni di ortofrutta fresca dall’Italia siano cresciute più della media del quinquennio precedente (+3,8% nel 2020 sul 2019 contro il +2,5% medio annuo tra il 2014 e il 2019), come dimostrano i dati dell’Osservatorio Nomisma per Cia, il posizionamento dell’Italia a livello globale sta perdendo quota. Nei Top 10 Exporter di ortofrutta fresca nel mondo, il Belpaese è nono in classifica, con 5 miliardi di fatturato sui mercati stranieri e una crescita del 32% in dieci anni. Nello stesso lasso di tempo, Paesi esportatori come Usa, Spagna e Cina hanno raggiunto un giro d’affari annuo tra i 14 e i 17 miliardi nel 2020, con un incremento del +100% rispetto al 2010. Competitor che corrono più veloci, quindi, in particolare “l’avversario” storico di Madrid. In un decennio, infatti, la differenza nell’export ortofrutticolo tra Italia e Spagna è triplicata a +228%. Colpa anche della burocrazia, con il “time to export” dell’Italia che è il doppio di quello spagnolo (19 giorni contro 10) e quasi il triplo di quello olandese e Usa (rispettivamente 7 e 6 giorni).
Evitare le chiusure “a riccio” sul mercato interno
«Il settore ortofrutticolo nazionale - evidenzia Scanavino- si trova quindi in uno scenario complicato dove, accanto alle pressioni competitive di mercato, i produttori soffrono sempre più spesso gli effetti devastanti delle avversità climatiche. Per quanto importante, però, il mercato interno non è in grado di garantire da solo una tenuta della produzione ortofrutticola, anche perché è sempre più esposto alla concorrenza estera».
«Per questo - continua il presidente Cia - considerando anche le sfide a cui è chiamato il settore, come il Green Deal, non sono più rinviabili gli interventi necessari a recuperare i gap di competitività con i competitor, né quelli finalizzati a rendere più efficiente la filiera a livello nazionale».
L’opportunità di progettare un futuro diverso
«Interventi che riguardano sia il Sistema Paese che le singole imprese, sfruttando tutte le opportunità offerte dal Recovery Plan, dalla Pac (innovazione digitale, nuove tecnologie, gestione del rischio) e anche da nuove relazioni commerciali nell’area del Mediterraneo, in particolare con i Paesi del Nord Africa».
In questo quadro, secondo Scanavino: «il patto di sistema tra tutti gli operatori della filiera è condizione indispensabile per la vera ripresa post Covid e l’acquisizione della necessaria resilienza per affrontare le sfide future».
La tavola rotonda
L’evento digitale, dopo l’introduzione di Anna Rufolo, responsabile delle Politiche settore ortofrutta Cia Agricoltori Italiani, ha previsto un’animata tavola rotonda con la partecipazione di Claudio Mazzini, Responsabile Freschissimi Coop; Fabio Massimo Pallottini, Presidente Italmercati; Renzo Piraccini, Presidente Cesena Fiera; Luca Battaglio, Presidente Gruppo Battaglio; Luca Lanini, Docente di Logistica e Supply Chain Management Università Cattolica; Giuseppe Curcio, Presidente Astre Italia; tutti a fianco di Dino Scanavino, presidente Cia.