Ritardare la semina delle cipolle, ridurne la densità, prediligere irrigazione e seminitrici con manichetta, arieggiare il terreno, impiegare varietà tolleranti e utilizzare agrofarmaci specifici. Sono queste le soluzioni riepilogate da Maurizio Bacchi, Ad della ditta sementiera Cora Seeds, al termine dell’incontro tecnico organizzato venerdì scorso a Imola (Bologna) per indagare il disseccamento fogliare provocato da Stemphylium vesicarium. Linee guida che potrebbero essere raccolte in un utile vademecum di campagna, secondo quanto anticipato da Bacchi.
Il patogeno fungino, da sei-sette anni sta causando gravi danni in fase di produzione, lavorazione e commercializzazione in Europa centro-meridionale e, da un paio di anni, in Italia: per questo motivo è stato il tema centrale del primo Onion Day organizzato a livello internazionale dalla azienda cesenate, che riproporrà l’appuntamento a cadenza biennale per riunire i più importanti operatori della filiera – dalla produzione alla lavorazione, dalla conservazione alla trasformazione fino alla commercializzazione del bulbo – in confronti di stretta attualità, costruttivi e utili a tutti.
Fondata nel 2006, Cora Seeds è una società italiana specializzata nel breeding di nuove varietà orticole tra cui, oltre le cipolle, le più strategiche sono finocchi, peperoni, meloni, pomodori da mercato fresco, rucola, sedani, basilico e altre.
«Fattori agronomici, irrigazioni, caratteristiche del terreno, suscettibilità genetica, tecniche agronomiche (alta densità di semina) sono tutti fattori che portano al disseccamento fogliare, favorewndo l'ingresso di batteriosi che, a loro volta, provocano danni irreparabili per lo stoccaggio delle cipolle – ha detto Bacchi –. La conoscenza delle cause e la condivisione delle pratiche messe in atto nelle aree di produzione sono fondamentali per permettere di gestire al meglio la patologia. Per questo abbiamo invitato esperti dall’Europa dell’est, che potessero raccontare la loro esperienza nel controllo dello Stemphylium».
Cipolle, il contesto mondiale
Per comprendere le dimensioni del comparto, Barbara Brunello del Cso Italy ha presentato il quadro mondiale che si caratterizza per superfici in netto aumento (+60% dal 2003 al 2017) così come i volumi (+74%, da 60 a 100mila ton). E i principali Paesi produttori stanno incrementando i raccolti: la Cina segna un +39%, mentre l’India ha quasi quadruplicato la produzione.
Nello stesso periodo in Italia – che si attesta al 34esimo posto della classifica mondiale - la superficie destinata a cipolle è rimasta stabile (12mila ettari); nel 2019, però, è cresciuta del 7% rispetto all’anno prima. Prima regione è l’Emilia Romagna (oltre 3.000 ettari, il 24% del totale), seguita da Puglia (1.800 ha, il 15%), Piemonte (1.700 ha, 14%), Sicilia (1.440 ha, 12%), Campania (1.200 ha, il 10%), Calabria e Veneto (1.000 ha ciascuna, 8%). La produzione italiana di cipolle si attesta sulle 400mila tonnellate; il minimo si è toccato nel 2013 (350mila t), mentre il picco nel 2016 (450mila t).
Allarme Stemphylium
Emilio Stefani, patologo dell’Università di Modena e Reggio, ha spiegato perché il fungo ascomicete sta diventando una emergenza in tutto il mondo e come non solo i cambiamenti climatici, ma anche le nuove pratiche irrigue, le concimazioni, i nuovi ibridi, la globalizzazione abbiano un ruolo nel suo sviluppo. «La cipolla è uno egli ortaggi più importanti al mondo per produzione e lo Stemphylium genera più danni dell’alternaria, con perdite anche del 60-90% delle produzioni – ha esordito Stefani -. I sintomi del patogeno polifago sono diversi, piccole aree brune che compaiono sulle foglie che piano piano si allargano e formano striature necrotiche a volte confusi con quelli dell’alternaria. A differenza di quest’ultima, però, le lesioni si allargano e virano al bruno (e non al rossastro come accade con l’alternaria, ndr), lasciando comparire aree nerastre dove si formano le spore».
Stefani ha anche ricordato come il seme non sia sorgente di inoculo e anche le erbe spontanee non abbiano un ruolo importante. Il numero delle infezioni, invece, cresce al crescere del deficit idrico. Nel disciplinare di produzione dell’Emilia Romagna mancano indicazioni specifiche, ma sono consigliati prodotti rameici (pyrimethanil, boscalid, ecc).
E’ poi stata l’occasione di conoscere dai diretti interessati le esperienze acquisite in Ungheria (Vitalita Seeds KFT) e in Serbia (Hoya VS). E i tecnici presenti sono tutti d’accordo, ad esempio, nello sconsigliare l’utilizzo dei rotoloni, a favore delle manichette che, bagnando solo il terreno e non le foglie, garantiscono maggiore sanità della cipolle e minore umidità relativa.
La ricerca Cora Seeds
Intanto Cora Seeds sta lavorando per l’individuazione di varietà tolleranti lo Stemphylium e con caratteristiche fenotipiche interessanti dal punto di vista commerciale. «E' importante - ha detto Angelo Crucitti, direttore commerciale - sostenere il made in Italy, con strategie chiare e mirate, partendo dal seme. I prodotti e i progetti sostenibili di Cora Seeds vogliono dare valore a tutta la filiera».
I primi risultati di campo (1.700-1.800 differenti plot diversi tra a semina diretta e trapiantati) segnalano le Italian type grazie alla maggiore tolleranza dovuta alla rusticità, all’apparato radicale profondo e alla vigoria dell’apparato fogliare, che permette maggiore accumulo sostanza secca nel bulbo. Nel 2021 l’azienda sementiera sarà pronta a testare nuovi ibridi. Monocentro (per avere pochi scarti e fette ad anello), colore intenso e distinguibile, originalità, vestitura delle tuniche resistenti alle manipolazioni, resistenza a Fusarium e Pink root, ai tripidi e a lunghi stoccaggi: sono queste le peculiarità delle cipolle Cora Seeds.