Conad accende i riflettori su frutta e verdura

    Alla tappa forlivese del Grande Viaggio Insieme focus su criticità della filiera e rilancio del Made in Italy. Pugliese: «Ma il vero problema è il gusto»

    Emilia Romagna docet. Il Grande Viaggio Insieme di Conad – che quest’anno affronta il tema delle filiere agroalimentari – venerdì scorso ha fatto tappa a Forlì e messo sotto la lente di ingrandimento il sistema ortofrutticolo nazionale: più di 318mila imprese (il 5,1% delle aziende nazionali), quasi 472mila occupati, un fatturato di 14,7 miliardi di euro (per le società di capitali). Con un giro di affari di 3,6 miliardi di euro e 7,2 milioni di tonnellate prodotte ogni anno, il comparto della frutta rappresenta una fetta importante di questo mercato. Sono questi i numeri messi in evidenza dallo studio di Aaster presentato alla tavola rotonda “Dialogo con le meraviglie del Paese” e che giustifica la scelta del capoluogo romagnolo: con il 16% sulla superficie totale, l’Emilia-Romagna è la prima regione per superfici destinate alla frutticoltura, le sue aziende vantano una superficie media di 3,7 ettari, più che doppia rispetto alla media nazionale (ferma a 1,8), e vicinissima a quella della Spagna (3,9 ha).
    Ma non è solo questo. «L’ortofrutta è un comparto dalle grandi potenzialità, che soffre di alcuni problemi strutturali, in primis l’eccessiva frammentazione delle filiere, la mancanza di grandi piattaforme logistico-distributive, la difficoltà di fare sistema. Per non parlare dei costi infrastrutturali più alti d’Europa – ha sottolineato l’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese. - Esempi virtuosi come quello dell’Emilia Romagna dimostrano però che è possibile costruire filiere di successo e di valore, in grado di coniugare elevata qualità, sostenibilità sociale, competitività e innovazione».

    Sul palco con l’amministratore delegato di Conad, c’erano Simona Caselli, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Francesco Avanzini, presidente di CPR System e direttore generale operativo di Conad, Vincenzo Colla, vicesegretario generale Cgil, e – a rappresentare i casi virtuosi - Lauro Guidi, presidente del Consorzio Agribologna, Roberto Guidi, della Società Guidi di Roncofreddo (Forlì-Cesena), Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit.

    L’ortofrutta secondo Francesco Pugliese

    Le potenzialità e, purtroppo, le criticità del settore sono note agli addetti ai lavori ma, per arrivare a invertire le tendenze l’amministratore delegato di Conad cambia approccio. «Oggi siamo a Forlì – ha aggiunto l’Ad di Conad - per parlare della filiera ortofrutticola perché siamo convinti che per operare eticamente bisogna costruire alleanze tra buoni. Che non devono stare zitti sui problemi, altrimenti i cattivi prevalgono. Dobbiamo, invece, scacciare i farabutti. Assumendoci tutti, lungo la filiera, le nostre responsabilità: la grande distribuzione, che deve essere più efficiente in termini di sua logistica, ma anche i produttori e le Istituzioni alla stessa maniera. Perché capisco che quello che è stato fatto in Emilia Romagna funziona, ma noi lavoriamo su tutto il territorio nazionale e la filiera pure. A me non sta bene che un settore così importante e nervo della spina dorsale italiana le regole debbano essere 20 per quante sono le Regioni. Perché questo non contribuisce a far sviluppare il Paese, ma ci rende tutti più poveri». Insomma, chi si assume le responsabilità ed è capace di fare autocritica può vincere la sfida del mercato, ma «il vero problema di chi ha successo è avere la capacità di farselo perdonare e continuare a operare con umiltà. Perché, quando sei arrivato alla maturità, devi pensare a come sviluppare ancora il tuo business – ha precisato Pugliese. - Ecco, forse l'ortofrutta sta attraversando una crisi di maturità».
    E ancora. «Finché ci saranno distributori italiani che negli assortimenti privilegiano la produzione agricola italiana, ci possiamo salvare – ha aggiunto Pugliese - Sto guardando i numeri di Auchan: storytelling a parte, l'ortofrutta italiana in Conad vale il 90% del reparto, in Auchan il 60%. Non si tratta solo di un problema di competizione delle produzioni, bisogna tenere in considerazione un consum-attore, che ora non comprende perché i prodotti sostenibili, sani, biologici debbano costare più degli stessi prodotti provenienti dall’estero».
    Per Pugliese non è la Gdo che affama il settore agricolo: «Noi chiediamo più efficienza, ma per il sistema produttivo siamo un’opportunità perché in questa partita possiamo dare un contributo fondamentale, impegnandoci per mantenere alta la qualità dei prodotti italiani e promuovendo innovazione e sostenibilità sociale. Per questo, Conad ha scelto di avere rapporti diretti con i suoi fornitori, bandendo le aste a doppio ribasso. Nella consapevolezza che il rispetto dei requisiti di sicurezza e qualità impone costi maggiori, ma che per immettere sul mercato un prodotto competitivo le aziende devono essere in condizione di investire».
    Poi, sul caporalato: «Abbiamo i migliori fornitori di ortofrutta, ogni anno spendiamo milioni di euro per andare nelle aziende a verificare il rispetto delle regole e in 15 anni non abbiamo mai rilevato irregolarità, però noi possiamo andare due volte l’anno. Invece, ci sono baraccopoli con centinaia di persone che si spostano lungo l'Italia seguendo le tappe dei raccolti e non vorrei che si chiudessero gli occhi solo perché, se tutto funzionasse nella maniera corretta, l'Italia sarebbe ancora meno competitiva».
    Per finire, la nota dolente del gusto: «Noi ci possiamo impegnare a distribuire la frutta in maniera efficiente ed efficace, ma non possiamo avere bella frutta che sa di patata. Non è sempre colpa nostra o dei produttori, la logistica è penalizzata e la raccolta viene anticipata. Ma è questo il vero grande problema».

    La ricerca Aaster

    L’indagine Aaster ha coinvolto grandi realtà produttive, gruppi cooperativi, produttori e trasformatori, scavando a fondo tra i problemi di un settore complesso, che nei mercati globali subisce l’efficienza dei competitor stranieri, e in casa è drogato dalle storture di un mercato che troppo spesso antepone alla qualità la quantità a basso costo.
    Mentre il Mezzogiorno appare ancora penalizzato dalle piccole dimensioni delle sue imprese (il fatturato medio di una cooperativa agricola al Sud è di 1,9 milioni l’anno, contro i 17,4 del Nord) è l’Emilia Romagna a indicare la via maestra per superare la debolezze della filiera ortofrutticola italiana. La regione conta 26 Organizzazioni di produttori (Op) che, insieme a quelle del Trentino-Alto Adige, rappresentano il 60% delle aziende agricole nazionali, e sei Associazioni di organizzazioni di produttori (Aop), un terzo di quelle nazionali. Qui sorgono realtà cooperative importanti come Apofruit, Agrintesa, Agribologna che, in virtù dei loro numeri, riescono a fronteggiare il mercato, organizzare il lavoro secondo logiche di pianificazione, e, come nel caso di Apofruit e Agrintesa, offrire ai coltivatori servizi di assistenza tecnica e protezione.

    Un territorio di innovazione

    Oltre agli investimenti nel settore bio, che in tre anni ha visto un aumento del 95% delle superfici coltivate, il sapiente utilizzo dei fondi comunitari ha permesso la nascita di 93 gruppi operativi di innovazione, formati da centinaia di agricoltori che si sono uniti per condividere sperimentazioni su metodi di coltivazione, conservabilità dei prodotti, nuove forme di produzione di energia e nuovi packaging.
    Anche su temi come il packaging e la sostenibilità si giocherà il futuro del settore. Ne sono consapevoli le aziende, che vanno sperimentando metodi di coltura finalizzati alla tutela o al ripristino della biodiversità, abbinate a politiche di crescente riduzione dell'uso di agrofarmaci, e studiano nuove confezioni per i loro prodotti, nella consapevolezza che tra le determinanti delle scelte di consumo per la frutta c'è proprio l’aspetto legato alla biodegradabilità delle confezioni.

    Conad accende i riflettori su frutta e verdura - Ultima modifica: 2019-06-17T11:32:51+02:00 da Raffaella Quadretti

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