di Claudio Dall’Agata, Managing Director Consorzio Bestack® (Forlì – Fc)
Le confezioni assolvono alla funzione primaria di preservare la qualità del prodotto che contengono. Inoltre, la confezione deve garantire la protezione del prodotto, agevolare il trasporto dalla produzione al consumo e, nel caso di prodotti alimentari, assicurare un’adeguata salubrità igienico-sanitario. Sono elementi imprescindibili senza i quali un imballaggio non assolve la funzione per la quale è stato prodotto.
Seguono funzioni accessorie prettamente logistiche, ma sempre più fondamentali, quali l’applicazione di standard di trasporto per facilitare lo smistamento nelle piattaforme distributive e l’efficacia di esposizione al punto vendita, fino ad arrivare alle funzioni che possono costituire vantaggi competitivi anche in prospettiva. Questo è ciò che la teoria prevede, ma che, in pratica, si complica maledettamente se i prodotti in oggetto sono profondamente deperibili come gli ortofrutticoli per i quali il fattore tempo costituisce un elemento che incide sulla qualità del prodotto stesso, in particolare all’atto di consumo. Certo, le innovazioni continue per il mantenimento della catena del freddo hanno consentito di fare passi da gigante allargando i calendari di commercializzazione di tatti prodotti ortofrutticoli, ma ad oggi il fattore mantenimento nel tempo della qualità è in ogni caso una necessità crescente.
L’esperienza di Bestack®
Un esempio di tale approccio è l’imballaggio attivo in cartone ondulato del consorzio “Bestack”. Si tratta di un consorzio nazionale di produttori di scatole in cartone per ortofrutta nato nel 2014, fondato per fare ricerca, innovazione e promozione nel settore degli imballaggi in cartone, afferente a Gifco (Associazione Italiana Fabbricanti in Cartone Ondulato) e a cui aderiscono le principali aziende (International Paper, SmurfitKappa, DsSmith, Ghelfi Ondulati, Ondulor, Mauro Benedetti, Scatolificio Sandra, Trevikart e Ondulati Maranello), che complessivamente dispongono di 15 stabilimenti in tutta Italia con una rappresentanza di oltre il 90% della produzione italiana di cartone per ortofrutta.
Tenendo fede a tutti i prerequisiti imprescindibili descritti in precedenza, la consapevolezza di intercettare le esigenze di sostenibilità e lotta allo spreco ha ispirato la ricerca di Bestack negli ultimi anni. Nasce così nel 2011 la collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna con sede a Cesena e, in particolare, con il gruppo di ricerca condotto dalla prof.ssa Rosalba Lanciotti, per indagare il rapporto tra confezione e prodotto ortofrutticolo e, in particolare, comprendere i livelli di igiene e ipotizzare innovazioni specifiche per migliorarle.
Allungare la shelf-life
Dapprima l’Università di Bologna ha valutato il contributo dell’imballaggio alla “shelf-life” dei prodotti ortofrutticoli in rapporto alle diverse tipologie di imballo presenti sul mercato e ad alcune variabili in grado di incidere significativamente sulla qualità dei prodotti. Il confronto è stato effettuato a parità di condizioni igieniche inoculando nella stessa misura imballaggi in cartone ondulato e imballaggi in plastica riutilizzabile con 1.000 e 10.000 cellule (cfu)/cm2 rispettivamente di Saccharomyces cerevisiae e Pseudomonas spp., tra i degradativi più diffusi tra le drupacee, per poi confezionare i prodotti reperiti sul mercato locale e, da ultimo, misurare l’influenza del materiale di confezionamento sul trasferimento dei microrganismi in variabili quali tempo di commercializzazione, numero di lesioni e temperatura di stoccaggio.
In sintesi, la frutta confezionata in imballaggi di cartone ondulato raggiunge un numero di giorni di “shelf-life” sempre superiore al prodotto confezionato nell’imballaggio in plastica riutilizzabile, fino ad un massimo di 3 giorni in più.
Gli imballaggi attivi
La seconda fase della sperimentazione si è concentrata nell’ipotizzare soluzioni innovative di packaging lavorando sulla possibilità di aumentare la “shelf-life” in base a quanto ipotizzato dal Reg. Cee 450/2009 sugli imballaggi attivi. Nel novembre 2015 si è proceduto al deposito della domanda di brevetto, successivamente riconosciuto (maggio 2018) a livello internazionale come imballaggio di cartone ondulato additivato con miscela antimicrobica che consente di prolungare la “shelf-life” dei prodotti ortofrutticoli. La miscela è una soluzione acquosa a base di oli essenziali naturali estratti dalla frutta, già utilizzati nel settore alimentare, classificati come aromi e quindi dichiarati idonei da EFSA (Dir. 872/2012, Reg. 2236/96, 1334/2008, 234/2011, 1935/2004, DM 21/03/73 e successive modifiche).
Si è poi passati alla sperimentazione in scala misurando i benefici dell’imballaggio attivo di Bestack in condizioni reali e, in particolare, costruendo progetti di ricerca specifici per ogni prodotto coinvolgendo i principali operatori ortofrutticoli nazionali di riferimento e contemporaneamente catene della distribuzione alimentare moderna che hanno previsto periodi di osservazione rappresentativi dell’intero calendario di commercializzazione. L’impianto scientifico è certamente definibile imponente, con oltre 4.500 analisi microbiologiche nel 2016.
Negli anni successivi si è misurato poi il percepito del beneficio da parte del consumatore organizzando oltre 10 panel test fino alla ricostruzione nell’estate del 2018 di un reparto ortofrutta di un supermercato all’interno del quale ai consumatori è stato chiesto di scegliere un prodotto e successivamente assaggiarlo dichiarandone la preferenza tra due diversi, uno confezionato in imballaggio in cartone ondulato attivo e l’altro in un imballaggio tradizionale. I risultati descrivono che la forbice di preferenza di scelta e di assaggio tra il prodotto confezionato nell’imballaggio attivo rispetto al tradizionale si allarga dal primo al terzo giorno per tutti i prodotti considerati, passando da una debole prevalenza ad una preferenza quasi assoluta a vantaggio dei primi.
I benefici
Non solo i benefici in termini di maggior numero di giorni di “shelf life” e di riduzione di punti percentuali di scarto per i diversi prodotti sono significativi nel confronto tra prodotto in imballaggio attivo e tradizionale. In questo caso i giorni di “shelf life” ondeggiano da 0,5 a 2,5 in più e la riduzione dello scarto è stimata in forchette che hanno baricentro attorno al 10%. Ciò significa che da un lato questo brevetto italiano costituisce una fionda competitiva sui mercati internazionali per l’ortofrutta italiana, potendo consentire di esportare prodotti delicati anche in destinazioni con “transit time” ad oggi non percorribili, e di offrire sui mercati interni frutta buona per più tempo. Dall’altro, se tale dato potesse ridurre lo spreco in Italia del 10% (pari a circa 800.000 t) di ortofrutta si ricaverebbero significativi benefici etici, ambientali, sociali ed economici.